"Il bruco (2017)". Foto di Aldo Ettore Quagliozzi

"Il bruco (2017)". Foto di Aldo Ettore Quagliozzi
"Il bruco" (2017). Nikon Coolpix P900. Foto macro. Stato larvale della falena diurna "Macroglossum stellatarum" volgarmente detta "sfinge colibrì".

giovedì 29 febbraio 2024

Lamemoriadeigiornipassati. 66 Da un canto himalaiano: «Ho pietà di coloro / che l'amore di sé lega alla patria. / La patria è soltanto un campo di tende in un deserto di sassi».


Dice Ursula von der Leyen, presidente della Commissione Ue e badante di Joe Biden, che “dobbiamo muoverci velocemente” contro una fantomatica “minaccia di guerra” fabbricando nuove armi sempre più distruttive, “come è già stato fatto con i vaccini”. E nessun infermiere porta via questa squilibrata che paragona farmaci che hanno salvato tante vite umane a strumenti di morte che ne stermineranno altrettante. (…). Per capire la follia che annebbia le menti delle classi intellettuali e dirigenti europee basta unire i puntini degli ultimi due anni: più armiamo l’Ucraina e sanzioniamo la Russia, più la Russia avanza in Ucraina e l’Europa si dissangua, i ceti medi e bassi si impoveriscono, crollano i partiti bellicisti e crescono quelli pacifisti e i multipolari, ma purtroppo anche i fascisti e gli ultranazionalisti, votati da chi si sente ancor più solo e meno protetto dinanzi a regole e austerità asimmetriche valide per lui, ma non per i miliardi e le armi inviati a getto continuo a Kiev, che già fa concorrenza sleale sui cereali. Nello splendido libro I sonnambuli. Come l’Europa arrivò alla Grande Guerra, Cristopher Clark smonta la storia scritta dai vincitori che incolpa in esclusiva gli imperi di Germania e Austro-Ungheria per la Prima guerra mondiale e le conseguenti tragedie del comunismo, del fascismo e del nazismo: “Lo scoppio della guerra non è un giallo di Agatha Christie, alla fine del quale si scopre il colpevole con la pistola ancora fumante accanto a un cadavere. In questa storia… ciascun personaggio principale ne ha in mano una. I tedeschi non erano i soli imperialisti… in preda a ossessioni paranoiche. La crisi che portò alla guerra nel 1914 fu il frutto di una cultura politica condivisa”: destre nazionaliste, liberaldemocratici e socialisti rivoluzionari. Tutti “sonnambuli apparentemente vigili, ma incapaci di vedere, tormentati dagli incubi ma ciechi di fronte alla realtà dell’orrore che stavano per portare nel mondo”. Oggi i sonnambuli vestono i panni degli “euroatlantisti” che ci trascinano spensieratamente verso la terza guerra mondiale, portano i voti con le orecchie ai fascisti e poi, appena escono i sondaggi o si aprono le urne, danno la colpa a Putin per non doversi guardare allo specchio
. (Tratto da “I nuovi sonnambuli” di Marco Travaglio pubblicato su “il Fatto Quotidiano” di oggi, 29 di febbraio 2024).

GuerraePotere”. Dalla prefazione di Tomaso Montanari al libro di Tiziano Terzani “Lettere contro la guerra” pubblicata su “il Fatto Quotidiano” di oggi: Il 16 settembre 2001, cinque giorni dopo quell'11settembre, Tiziano Terzani pubblica sul Corriere della Sera il primo di alcuni articoli che poi diventeranno le Lettere contro la guerra. In quel momento l'Occidente è profondamente scosso dall'attentato alle Torri Gemelle: dilaga una totale identificazione con gli Stati Uniti ("siamo tutti americani"), insieme a un esplicito desiderio di vendetta, che presto sfocerà in una guerra di civiltà contro l'Islam, travestita da "guerra al terrorismo". Terzani rompe un lungo silenzio per prendere pubblicamente, e quasi da solo in Italia, la posizione opposta. (...). Rileggere oggi queste Lettere di Terzani significa ritrovare le parole per denunciare il veleno del patriottismo occidentale, che oggi torna a inquinare cuori e discorsi: "Ho pietà di coloro / che l'amore di sé lega alla patria. / La patria è soltanto un campo di tende in un deserto di sassi", dice un vecchio canto himalaiano citato da Fosco Maraini nel suo Segreto Tibet. Per costruire la pace dobbiamo liberarci da questa retorica del "noi contro loro" e ricordare invece, ancora con Terzani, che la guerra "viene usata oggi per la militarizzazione delle nostre società, per produrre nuove armi, per spendere più soldi per la difesa. Opponiamoci, non votiamo per chi appoggia questa politica, controlliamo dove abbiamo messo i nostri risparmi e togliamoli da qualsiasi società che abbia anche lontanamente a che fare con l'industria bellica. Diciamo quello che pensiamo, quello che sentiamo essere vero: ammazzare è in ogni circostanza un assassinio". Dirlo ha un prezzo, e non da ora. Nel 1914 Rolland fu trattato da traditore della patria e dell'Occidente: "Il nemico peggiore - notava - non si trova al di là delle frontiere, esso è all'interno di ciascuna nazione, e nessuna nazione ha il coraggio di combatterlo. Questo mostro a cento teste si chiama imperialismo, un orgoglio e una volontà di dominio che vuole assorbire, sottomettere o distruggere tutto, che non tollera alcuna libera grandezza al di fuori di se stesso". Rolland citava il giudizio sulla civiltà occidentale che il grande poeta indiano Rabindranath Tagore aveva appena pronunciato a Tokyo: "Essa consuma i popoli che invade; stermina o annienta le stirpi che ostacolano la sua marcia di conquista. Una civiltà di cannibali. Opprime i deboli e si arricchisce a loro spese. Col pretesto del patriottismo essa tradisce la parola data, tende senza vergogna i suoi tranelli di menzogne, erige idoli mostruosi nei templi dedicati al Guadagno, il dio ch'essa adora. Ebbene noi profetizziamo che tutto ciò non durerà per sempre". Rolland supplicava: "Avete sentito uomini europei? Non tappatevi le orecchie!". Ebbene, siamo di nuovo qui, e di nuovo abbiamo bisogno di aprire le nostre orecchie e il nostro cuore: a questo servono le pagine straordinarie di questo piccolo, grande libro. La sua è una prospettiva di conversione, di cambiamento radicale dei nostri pensieri sulla guerra e sulla nostra posizione nel mondo. Terzani sa vedere che la radice della guerra è la stessa del violento dominio maschile sulle donne e della devastazione dell'ambiente: l'istinto di possesso e comando. Citando Gandhi, egli torna a ripeterci: "Finché l'uomo non si metterà di sua volontà all'ultimo posto fra le altre creature sulla Terra, non ci sarà per lui alcuna salvezza".

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