"Il bruco (2017)". Foto di Aldo Ettore Quagliozzi

"Il bruco (2017)". Foto di Aldo Ettore Quagliozzi
"Il bruco" (2017). Nikon Coolpix P900. Foto macro. Stato larvale della falena diurna "Macroglossum stellatarum" volgarmente detta "sfinge colibrì".

mercoledì 21 febbraio 2024

Piccolegrandistorie. 67 Naomi Alderman: «Il futuro sta per arrivare. È ora di abbandonare ogni illusione che le cose possano andare diversamente. Moriranno tante persone. A quanto mi risulta, nessun progetto si propone di impedirlo».


MadreTerra”. “La nostra apocalisse tranquilla”, “racconto” di Naomi Alderman – scrittrice cresciuta nella comunità ebraica/ortodossa di Hendon/Londra – pubblicato sul periodico trimestrale “Sotto il vulcano” – Feltrinelli editore, pagg. 144, euro 16 - e riportato sul settimanale “Robinson” del quotidiano “la Repubblica” del 18 di febbraio 2024: Per una volta, proviamo a essere sinceri con noi stessi. Siamo adulti, ormai. Mamma e papà non verranno a sistemare il casino che abbiamo combinato, e nemmeno ad asciugarci le lacrime. Con il passare degli anni, mi sono resa conto che spesso capisco il motivo per cui ho scritto un libro solo dopo averlo pubblicato. Il mio romanzo Il futuro parla di un gruppo di miliardari del settore tecnologico che cercano di sottrarsi a un'apocalisse globale scappando nei propri bunker segreti. È un comportamento orribile, eppure esistono davvero persone come loro che hanno già iniziato a costruire bunker simili. Dopo la pubblicazione del mio romanzo, si è diffusa la notizia che Mark Zuckerberg sta costruendo un rifugio da cento milioni di dollari alle Hawaii. È questo che ho capito da quando è uscito il mio libro: un'azione del genere ci sembra orribile e ci colpisce nel profondo perché descrive la situazione di tutti noi che viviamo in Occidente, nei paesi ricchi e avanzati del Nord del mondo. Sappiamo benissimo cosa sta per arrivare. Abbiamo già cominciato a votare a favore di una stupida Brexit o di governi anti-immigrati, solo perché non vogliamo altre persone nei nostri bunker. E allora diciamolo a chiare lettere. Il livello del mare si alzerà e le temperature della Terra aumenteranno. I paesi che avrebbero potuto ridurre le emissioni di gas serra non l'hanno fatto abbastanza in fretta o con sufficiente rigore. Gli habitat verranno distrutti e tra cento anni l'ambiente naturale sarà molto più spoglio di quanto non sia oggi. Non ci va di dirlo in questi termini perché non vogliamo provare vergogna, ma sappiamo come funziona. Conosci le tue paure e vincile, recita il titolo di un famoso libro americano sulla crescita personale; parafrasando, conosciamo la nostra vergogna e la ignoriamo. I nostri figli e nipoti saranno amareggiati e arrabbiati con noi. Questo ci causerà altra vergogna. Ma che dire dei nostri bisnipoti, dei nostri trisnipoti? Loro si sentiranno come ci sentiamo noi quando pensiamo per esempio all'Inquisizione spagnola. La dimostrazione che i loro antenati avevano comportamenti assurdi e che loro sono molto meglio. Forse avranno elaborato valori migliori dei nostri, tanto che ciò che abbiamo fatto al clima verrà insegnato in tutte le scuole del pianeta come esempio di quel che succede quando gli esseri umani diventano così ossessionati dall'individualismo e dal consumismo che non sanno più pensare collettivamente. Be', forse. Quanto meno, ci scherniranno. Ok, ma comunque noi non ci saremo più. Nessuna delle persone che oggi sta leggendo questo testo assisterà al passaggio dal terrore allo scherno. Molti di noi, e i nostri figli, dovranno sopravvivere alle fasi peggiori. Il settore del trasporto marittimo si sta già preparando al nuovo stato climatico del pianeta. Si prevede che, in un futuro piuttosto prossimo, durante l'estate si aprirà una rotta di navigazione che attraverserà il cuore dell'attuale Artide. Secondo lo studio Future Arctic Marine Access della European Oeosctences Union, «in futuro il Passaggio di Nord-Ovest e quello di Nord-Est potrebbero facilitare l'accesso marittimo all'Artide, creando opportunità per i trasporti e per lo sviluppo delle risorse». Sviluppare le risorse significa aprire miniere, trivellare, portare alla luce cose che prima erano coperte dal ghiaccio e usarle. Non lo dico per spaventarvi. Lo dico per esortarvi a essere pragmatici. Ci sono già vari progetti in corso. Il futuro sta per arrivare. È ora di abbandonare ogni illusione che le cose possano andare diversamente. Moriranno tante persone. A quanto mi risulta, nessun progetto si propone di impedirlo. Entro l'arco della nostra vita, certe parti del mondo finiranno sott'acqua e altre saranno devastate dalla siccità, il che renderà impossibile praticare l'agricoltura di sussistenza. Che forma assumeranno questi eventi sui giornali e sugli schermi dei nostri dispositivi? Non aspettatevi che, un dato giorno, tutti i titoli proclamino: «Eccola, è arrivata l'apocalisse da cui ci avevano messo in guardia». Appariranno invece sempre più articoli su carestie e alluvioni in regioni del pianeta che - ci sembrerà di ricordare, quando riusciremo a pensarci - sono sempre state soggette a carestie e alluvioni. Sarà molto triste. Non proveremo vergogna, perché il tutto ci verrà presentato in un modo che ci permetterà di restare innocenti. Sarà una cosa triste capitata in un posto lontano a persone diverse da noi. Intanto, nel Regno Unito c'è già chi progetta di coltivare un maggior numero di vigneti e una gamma più ampia di piante adatte a un clima mite. Dubito che sorgerà un movimento globale per la creazione di ponti aerei con cui portare al sicuro gli abitanti delle zone più a rischio. Esistono i passaporti, i confini e gli stati-nazione. Se ne occuperà qualcun altro, anche noi abbiamo i nostri problemi e la nostra gente da proteggere. È giusto così, alla fin fine. Credo che sia necessario riflettere bene su come gestiremo la cosa a livello psicologico. Non tutti si berranno la storiella di tutelare la propria gente. Le dirette streaming ci mostreranno una realtà terribile. Alcuni di noi si renderanno conto che la nostra sicurezza è stata ottenuta in cambio della sofferenza altrui. Temo che diverse persone non reggeranno. Una decina di anni fa ho scritto un racconto intitolato The Numbers. È il sogno di un futuro dell'umanità in cui abbiamo imparato a vivere entro i limiti dei nostri mezzi. Grazie alle energie rinnovabili riusciamo ancora a produrre elettricità, seppure in quantità ridotta. Siamo costretti a condurre una vita più semplice.

Nessun commento:

Posta un commento