"Il bruco (2017)". Foto di Aldo Ettore Quagliozzi

"Il bruco (2017)". Foto di Aldo Ettore Quagliozzi
"Il bruco" (2017). Nikon Coolpix P900. Foto macro. Stato larvale della falena diurna "Macroglossum stellatarum" volgarmente detta "sfinge colibrì".

giovedì 25 gennaio 2024

CosedalMondo. 07 Edgar Morin: «I discendenti di un popolo perseguitato per secoli dall’Occidente cristiano e poi razzista possono diventare al tempo stesso i persecutori e il bastione avanzato dell’Occidente nel mondo arabo. Il pensiero è diventato cieco».


DellaUmanitàNegata”. 3(…). Abbiamo ascoltato le arringhe degli avvocati sudafricani con l’incredulità di chi ogni giorno vede il diritto, l’etica e la verità seppelliti dallo spazio politico-mediatico occidentale e ha perso la speranza in una politica in grado di perseguire la composizione degli interessi per il bene comune. (…). Qualcosa tuttavia sta cambiando con Gaza. Il risveglio della società civile, la pietas e l’indignazione di fronte alle stragi di innocenti non possono essere a lungo ignorate, purché la mobilitazione per il cessate il fuoco continui. (…). I popoli europei e il loro benessere economico sono allegramente sacrificati per strategie che ci trascendono, essendo a vantaggio delle oligarchie delle armi e dell’energia. (…). Zelensky, personaggio tragicomico, che incarna il grottesco di un Occidente che ha perso l’anima, si aggira per Davos distribuendo abbracci ai suoi aguzzini, i leader dei Paesi Nato che, dopo averlo spinto a una guerra insensata contro l’invasore russo, al fallimento del Paese e alla decimazione di una generazione, lo guardano con malcelata compassione, convinti che verrà presto il momento di abbandonarlo. Per ora l’Europa continua a inviare armi e finanziamenti, mai sazia di sangue. (…). I politici e i commentatori che hanno sbagliato tutti i calcoli in relazione alla resistenza del regime di Putin e alle risorse economiche e di potenza della Russia, invece di chiedere scusa all’opinione pubblica occidentale e a inginocchiarsi di fronte alle madri ucraine che hanno perso i figli, continuano a pontificare. (…). (Tratto da “Il Sud Africa ha coraggio. L’Occidente invece mente” di Elena Basile pubblicato su “il Fatto Quotidiano” di ieri, 24 di gennaio 2024).

“La resistenza dello spirito”, testo di Edgar Morin pubblicato sul quotidiano “la Repubblica” di ieri: (…). Non è forse mezzanotte del nostro secolo? Sono in corso due guerre. La guerra in Ucraina ha già mobilitato gli aiuti economici e militari di una parte del mondo, con un conflitto che rischia di estendersi. La Russia non è riuscita ad annettersi l’Ucraina, ma resiste nelle regioni russofone già separatiste. Le sanzioni hanno parzialmente indebolito la Russia, ma hanno anche stimolato il suo sviluppo scientifico e tecnico, soprattutto in campo militare. La guerra ha già avuto conseguenze di vasta portata: una maggiore autonomia a diversi livelli del Sud dall’Occidente e il rafforzamento di un blocco Russia-Cina. Un nuovo focolaio di guerra si è acceso in Medio Oriente dopo il massacro perpetrato da Hamas il 7 ottobre 2023, seguito dai letali bombardamenti di Israele su Gaza. Queste carneficine, accompagnate dalle persecuzioni in Cisgiordania e dalle dichiarazioni di annessionismo, hanno risvegliato la sopita questione palestinese. Hanno dimostrato al tempo stesso l’urgenza, la necessità e l’impossibilità di decolonizzare ciò che resta della Palestina araba e di creare uno Stato palestinese. Dal momento che nessuna pressione è stata o sarà esercitata su Israele per raggiungere una soluzione a due Stati, possiamo solo aspettarci che questo terribile conflitto si intensifichi e si allarghi. Questa è una tragica lezione della storia: i discendenti di un popolo perseguitato per secoli dall’Occidente cristiano e poi razzista possono diventare al tempo stesso i persecutori e il bastione avanzato dell’Occidente nel mondo arabo. Il pensiero è diventato cieco. Queste guerre aggravano l’insieme di crisi che colpiscono le nazioni, alimentate dal virulento antagonismo fra tre imperi: Stati Uniti, Russia e Cina. Le crisi si alimentano a vicenda in una sorta di policrisi ecologica, economica, politica, sociale e di civiltà in continua crescita. Il degrado ecologico colpisce le società umane con il loro inquinamento urbano e rurale, aggravato dall’agricoltura industriale. L’egemonia di un profitto incontrollato accresce le diseguaglianze in ogni nazione e in tutto il pianeta. Le qualità della nostra civiltà si sono deteriorate e le sue carenze sono aumentate, in particolare nello sviluppo degli egoismi e nella scomparsa delle solidarietà tradizionali. La democrazia è in crisi in tutti i continenti: viene sempre più sostituita da regimi autoritari che, disponendo di mezzi informatici per il controllo delle popolazioni e degli individui, tendono a creare società sottomesse che potremmo definire neo-totalitarie. La globalizzazione non ha creato alcuna solidarietà e le Nazioni Unite sono sempre più disunite. Questa situazione paradossale si inserisce in un paradosso globale proprio dell’umanità. Il progresso scientifico e tecnico, che si sta sviluppando in modo prodigioso in tutti i campi, è la causa delle peggiori regressioni del nostro secolo. È questo progresso che ha permesso l’organizzazione scientifica del campo di sterminio di Auschwitz; è questo progresso che ha permesso la progettazione e la fabbricazione delle armi più distruttive, fino alla prima bomba atomica; è questo progresso che rende le guerre sempre più letali; è questo progresso che, spinto dalla sete di profitto, ha creato la crisi ecologica del pianeta. Ci rendiamo conto che il progresso delle conoscenze, moltiplicandole e separandole creando barriere tra le discipline, ha portato a una regressione del pensiero, che è diventato cieco. Legato al dominio del calcolo in un mondo sempre più tecnocratico, il progresso delle conoscenze è incapace di concepire la complessità della realtà e in particolare delle realtà umane. Il risultato è un ritorno ai dogmatismi e ai fanatismi, e una crisi della morale mentre si scatenano gli odi e le idolatrie. Stiamo andando verso delle probabili catastrofi. Si tratta di catastrofismo? Questa parola esorcizza il male e dà una serenità illusoria. La policrisi che stiamo vivendo in tutto il pianeta è una crisi antropologica: è la crisi dell’umanità che non riesce a diventare Umanità. C’è stato un tempo — non molto lontano — in cui avremmo potuto prevedere un cambiamento di rotta. Ora sembra troppo tardi. Certo, può accadere l’imprevisto. Non sappiamo se la situazione mondiale sia solo disperante o veramente disperata. Questo significa che, con o senza speranza, con o senza disperazione, dobbiamo passare alla Resistenza. La parola evoca irresistibilmente la Resistenza degli anni dell’occupazione (1940-1945), i cui inizi, davvero molto modesti, furono resi difficili dall’assenza di ogni speranza prevedibile dopo la sconfitta del 1940. Ai giorni nostri, viviamo un’assenza di speranza prevedibile simile a quella, ma le condizioni sono diverse. Non siamo attualmente sotto un’occupazione militare nemica: siamo dominati da formidabili potenze politiche ed economiche e minacciati dall’instaurazione di una società sottomessa. Siamo condannati a subire la lotta tra due giganti imperialisti con la possibile irruzione bellica di un terzo. Siamo trascinati in una corsa verso il disastro. La prima resistenza è quella dello spirito, che deve saper resistere all’intimidazione di tutte le menzogne propinate come verità e al contagio di tutte le ubriacature collettive. Deve saper non cedere mai al delirio della responsabilità collettiva di un popolo o di un’etnia. Esige che si sappia resistere all’odio e al disprezzo. Pretende la fatica di comprendere la complessità dei problemi senza mai cedere a una visione parziale o unilaterale. Richiede ricerca, verifica delle informazioni e accettazione delle incertezze. La resistenza implica anche la salvaguardia o la creazione di oasi di comunità dotate di una relativa autonomia (agro-ecologica) e di reti di economia sociale e solidale. La resistenza implica anche il coordinamento di associazioni che si dedicano alla solidarietà e al rifiuto dell’odio. La resistenza preparerebbe così le giovani generazioni a pensare e ad agire per le forze dell’unione, della fraternità, della vita e dell’amore che possiamo concepire come Eros, contro le forze della dislocazione, della disintegrazione, del conflitto e della morte che possiamo concepire come Polemos e Thanatos. È l’unione, dentro di noi, dei poteri dell’Eros e di quelli di uno spirito responsabile che alimenterà la nostra resistenza alle schiavitù, alle ignominie e alle menzogne. I tunnel non sono infiniti, il probabile non è il certo, l’inaspettato è sempre possibile.

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