"Il bruco (2017)". Foto di Aldo Ettore Quagliozzi

"Il bruco (2017)". Foto di Aldo Ettore Quagliozzi
"Il bruco" (2017). Nikon Coolpix P900. Foto macro. Stato larvale della falena diurna "Macroglossum stellatarum" volgarmente detta "sfinge colibrì".

lunedì 8 gennaio 2024

ItalianGothic. 91 Franco Cardini: «Questo governo è divenuto il più fedele soggetto della politica americana. Il segretario di Stato Antony Blinken è il tutor di Giorgia».


“FdI, l’unico complotto è quello del malocchio: Giorgia crede alla jella”, intervista di Antonello Caporale al professor Marino Niola – antropologo dell’Università Suor Orsola Benincasa di Napoli, docente di “Antropologia dei simboli” -  pubblicata su “il Fatto Quotidiano” del 7 di gennaio 2024:

“Guagliò, la jella è cosmica” (Giovanni Leone, presidente della Repubblica).

Professor Marino Niola, lei è l’autore di un enciclopedico dizionario della superstizione. Ha notato che la premier Giorgia Meloni continua ad affrontare la realtà procedendo con l’ampia esibizione di gesti apotropaici. “L’enorme dibattito intorno al complotto, se vero o falso, andrebbe ricondotto alla sua primordiale causa: la premier lo evoca per allontanare la jella. Crea uno scudo preventivo, un modo appunto per combattere cose che non riesce a prevedere”.

L’opposizione chiede di indicare chi è a complottare. “Errore da matita blu. La politica, insieme allo spettacolo, è un’arte in cui la furbizia, la dissimulazione, il tranello, la scaltrezza sono i caratteri fondanti dell’attività. Perciò Meloni dice che non è ricattabile nonostante non esista chi la ricatti. È una preordinata considerazione, una avveduta operazione di superstizione. Non è che voglia fare paragoni che non sarebbero congrui ma Benito Mussolini fu il primo”.

Il primo a fare le corna? “Doppie corna in orizzontale contro il corpo di uno jettatore inglese, Anthony Eden, che, salutandolo, scivolò nel mentre il duce scacciava con le corna il maleficio”.

Noi di sinistra siamo figli dell’Illuminismo. “Noi di sinistra però poi ci siamo convinti che la superstizione è un utile armamento contro l’arroganza della ragione. Non può essere tutto bianco o nero, c’è in mezzo questo enorme grigio, questa terra incolta. C’è l’imponderabile. Ricordo che Antonio Bassolino chiese al prefetto di Napoli di fargli iniziare a fare il sindaco della città anticipando a un pacifico giovedì 16 la consegna delle chiavi del municipio”.

Così però riduciamo al corno rosso una grande questione politica. L’opposizione avanza richieste ultimative alla presidente del Consiglio: chi complotta contro di lei, quali organi dello Stato, o peggio di Stati stranieri, o autorità indipendenti, eccetera. Una cosa molto alta e noi la riduciamo a brodaglia. “Considererei un errore tecnico e anche politico non valorizzare il tema della jella. E senza voler mancare di rispetto alla premier sono assolutamente certo che porti con sé un amuleto.

L’amuleto? “Per realizzare il massimo effetto difensivo l’amuleto che si indossa, e ogni porzione del proprio corpo ha titolo per esserne custode, non dev’essere rivelato”.

Nemmeno ai parenti stretti? “A nessuno. Ricordo l’ammonimento del grande Eduardo: “Credere alla superstizione è una sciocchezza, ma non crederci porta sfiga”.

La storia politica è fatta di portattori di jella, di veri e propri jettatori. “L’accusa di Francesco Cossiga a Romano Prodi, quando quest’ultimo era presidente della Commissione Europea, di portare jella e la considerazione che il capo dello Stato tributava alla sfortuna: “In Italia è più dannoso dare dello jettatore o menagramo che ladro o pedofilo”.

Berlusconi non andava mai ai funerali. “Ecco! Non si scherza con la superstizione”.

Il presidente Giovanni Leone toccava sempre ferro pronunciando questa frase: “Se un indiano domattina s’alza col lapis a quadrigliè - a quadretti, ndr -, la sua maledizione può arrivare fino al Quirinale”. “Intuiva e faceva scudo contro l’effetto maligno del malocchio”.

Perdoni, c’è una considerazione appena più di dettaglio, non centrale, però si dice che, a proposito di malocchio, il sottosegretario alla Giustizia Delmastro viva attualmente una condizione di particolare contrizione, dopo gli spari del pistolero Pozzolo a Capodanno. Temo che questa cattiva fama sia un po’ figlia del suo lunghissimo e mesto doppio cognome: Delmastro Delle Vedove. Fossi in lui correrei a farmi togliere il malocchio”.

Professore! “Ripeto, è una questione ampiamente dibattuta. Ricordo che nei confronti di Matteo Renzi sui social per molti giorni fu trend tropic il #portasfiga”.

E vogliamo dire dell’altro Matteo, Salvini? Col Milan, la sua squadra del cuore, è sempre stato un enorme, infernale combattimento jettatorio. “Toccare ferro non è solo una clausola di stile è anche, in un certo senso, regina di verità”.

“Voti e bassa manovalanza: a Meloni servono i Pozzolo”, intervista di Antonello Caporale al professor Franco Cardini pubblicata su “il Fatto Quotidiano” di oggi, 8 di gennaio 2024: “Chi comanda ha bisogno di farsi assistere non solo da scudieri intelligenti. Nel gioco del potere serve anche manovalanza di basso rango, gente capitata quasi per caso, magari con un gruzzoletto di voti e nient’altro”.

Il professor Franco Cardini ha sempre giudicato di serie B la squadra di Giorgia Meloni. Con la differenza che è frutto di una scelta politica. La premier ha fatto la sarta e ha cucito questa variegata rappresentanza. “Nello stadio c’è la tribuna e c’è la curva. In Parlamento ci sono biografie dignitose e quelle indecenti. Credo che la Meloni conosca le une e le altre e davvero mi stupisce il giudizio di chi ritiene che la poveretta si ritrovi della gentaglia senza arte né parte e debba sopportarne le gesta”.

Lei dice che a Meloni servano anche i Pozzolo, i pistoleri? “Dico che esiste la necessità di avere nel partito questa massa di porta voti, gente dal curriculum piuttosto problematico ma efficace sul territorio. Il potere, raggiungerlo e poi gestirlo, ha necessità che non sono sempre in linea con il codice etico”.

C’è tutta una narrazione che vede in Giorgia la luce e nei suoi il nero e le ombre. Lei brava, gli altri cattivi. Lei competente, gli altri somari. “Un Generale organizza la sua squadra. Sa che sul carro ci sale gente per bene e anche gentaglia. Ripeto: è la logica del potere”.

Lei aveva profetizzato una disgrazia politica per l’avventura della Meloni. Farà la fine di Tambroni, aveva pronosticato. “Ho sbagliato, e tanto. Il mio errore è figlio di una sopravvalutazione della sinistra, che ormai non ha più legami con le piazze, non muove i fili, non organizza il consenso e non gestisce la protesta. Il mio è stato un errore abbastanza clamoroso. Noi storici quando siamo chiamati a giudicare il presente subiamo questa difficoltà”.

Ma Meloni è ancora la premier di un partito di destra? “Direi che sta velocemente ristrutturando l’albero genealogico. Ora la sento parlare di conservatori riformisti”.

Conservatori riformisti è un ossimoro. “È il modo per aprire una nuova stagione politica. A me pare che il nostalgismo sia un elemento ancora vitale del consenso meloniano, ma qui siamo davanti a un fatto davvero nuovo. È stato abbandonato il sovranismo, e questo governo è divenuto il più fedele soggetto della politica americana. Il segretario di Stato Antony Blinken è il tutor di Giorgia”.

Giorgia l’americana. “Ecco sì, molto americana, molto atlantista, molto connessa all’establishment. Ma credo che abbia fatto i conti giusti per vedere il suo ruolo non insidiato da manovre né oggetto di attacchi o diffidenze".

Se Biden dovesse perdere le elezioni? “Vedrei un bel problema per Meloni. Trump ha idee lontane da quelle dell’Europa (e dell’Italia) sull’Ucraina, su Israele, su quasi tutta la politica estera occidentale. Il governo italiano ha solo da perderci da un esito che oggi sembra possibile”.

Meloni deve stare attenta a non vincere troppo sui suoi alleati. Il cannibalismo nel centrodestra non è un’altra questione aperta? “Sarei meno convinto di questa eventualità. C’è sempre stato il leader che guida e gli altri magari col mal di pancia”.

Detto che l’opposizione non è messa bene, Meloni deve temere più Schlein o Conte? “Penso che Conte abbia più cartucce perché il suo Movimento è più reattivo. Parte dei voti a Fratelli d’Italia vengono dai Cinquestelle e possono ritornare. Mentre il Pd, l’opposizione di sinistra, è tavola piatta, punto fermo e incomunicabile con la destra”.

Meloni ha scelto il confronto televisivo con Schlein. “Infatti”.

Lei è un antico e riconosciuto intellettuale della destra storica. Voterà Fratelli d’Italia? “Mai fatto in passato e non lo farò in futuro. A Giorgia voglio bene, auguro ogni successo ma il suo partito non fa per me”.

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