"Il bruco (2017)". Foto di Aldo Ettore Quagliozzi

"Il bruco (2017)". Foto di Aldo Ettore Quagliozzi
"Il bruco" (2017). Nikon Coolpix P900. Foto macro. Stato larvale della falena diurna "Macroglossum stellatarum" volgarmente detta "sfinge colibrì".

domenica 21 ottobre 2018

Sullaprimaoggi. 31 Manovre proditorie all’interno di un governo.


Tratto da “Contratto o tutti a casa” di Marco Travaglio, pubblicato su “il Fatto Quotidiano” del 20 di ottobre 2018: (…). 1) Lunedì 15 ottobre, dal vertice politico di maggioranza con Conte, Di Maio e Salvini, esce un mini-condono fiscale, che infatti il ministro Tria ha stimato in un gettito irrisorio di 180 milioni.
2) Dopo il Consiglio dei ministri che ha licenziato l’intera manovra, senza più entrare nei dettagli specialistici che si ritenevano risolti nel vertice politico ed erano affidati a foglietti volanti, dagli uffici tecnici del Mef esce un maxi-condono che fa rientrare dalla finestra le schifezze richieste dalla Lega e cacciate dalla porta dal M5S: sanatoria sui reati di frode e riciclaggio; scudo fiscale sui capitali all’estero; soglia di 100 mila euro moltiplicata per 25, cioè per ciascuna delle tasse evase (che sono 5: Irpef, Irpeg, Irap, Iva e imposta sui capitali) e delle annualità condonabili (anch’esse 5).
3) Mercoledì 17 gli uffici tecnici del Quirinale, che han ricevuto la bozza informale dal Mef, la restituiscono al governo con un secco no alla depenalizzazione di riciclaggio e frode. (…). …conferma Giorgetti a Repubblica: “Sulla non punibilità credo ci fossero delle perplessità anche del Colle”. Le successive smentite della Presidenza della Repubblica non smentiscono nulla, se non che Mattarella abbia avuto il testo definitivo (infatti hanno ricevuto quello provvisorio i suoi tecnici: sennò come avrebbero fatto a scoprire e a bocciare il colpo di spugna?).
4) Salvini&C., a furia di fare la spola tra Roma e Arcore, pensano di essere ancora al governo con B. e rivendicano tutt’e tre le porcate, anche quelle bocciate dagli uffici del Colle. Poi, vista la reazione “alleata”, fanno mezza marcia indietro. E intanto lanciano oscuri messaggi sul condono edilizio per Ischia infilata nel decreto Genova, attribuendolo ai soli 5Stelle: nel qual caso sarebbe una porcata pentastellata (anche se il ministro M5S dell’Ambiente Sergio Costa lo contesta), ma facilmente eliminabile in Parlamento in sede di conversione del decreto. Ora, a parte FI e i suoi house organ, che delibano i fetori dei condoni come le persone normali lo Chanel n. 5, chi non vuole quelle tre porcate dovrebbe tifare per chi tenta di spazzarle via. O almeno rispettare la verità dei fatti. E distinguere fra il peccato veniale dei 5Stelle (colpevoli al massimo di ingenuità e imperizia, per non aver controllato ciò che scrivevano i tecnici del Mef, pur ritenuti inaffidabili) e quello mortale della Lega (che il condono extra-large l’ha voluto fin dall’inizio e continua a rivendicarlo, in barba al contratto, ai no dell’alleato e pure del Colle). Invece giornaloni e giornalini sono spalmati a edicole unificate sulla versione di Salvini, beniamino di tutto l’Ancien Régime: le grandi lobby (da Confindustria ad Autostrade, dal partito Rai ai padroni dei giornali terrorizzati dai tagli dei fondi e delle pubblicità degli enti pubblici) puntano su di lui per salvare i privilegi; FI, che solo sul Carroccio può tornare al governo e, nell’attesa, proteggere la bottega Mediaset; e il Pd, che vede nella Lega il nemico ideale e nel M5S il concorrente più insidioso (senza contare che Renzi nel 2014 voleva condonare le frodi fiscali sotto il 3% dell’imponibile, comprese quelle di B., poi autorizzò i pagamenti in contanti fino a 3 mila euro, alzò le soglie dell’evasione depenalizzata e ora se ne va in giro con Briatore). Quindi, fra Di Maio che tenta di cancellare le porcate e Salvini che vuole mantenerle, scelgono tutti il secondo. Sul Corriere, Polito el Drito arriva a scrivere che il vero problema è il “rancore” dei 5Stelle (contro gli evasori e i riciclatori?). Pazienza se i fatti, la logica, le dichiarazioni di Conte-Di Maio-Salvini-Tria nella conferenza stampa di lunedì sera, il no del Colle (che a parti invertite dominerebbe le prime pagine e invece viene nascosto o ignorato) e il Contratto di governo portano nella direzione opposta. Oggi Conte, nel Cdm straordinario, ha una sola via d’uscita: tornare al Contratto di governo. Che non lascia spazio a equivoci: “È opportuno instaurare una pace fiscale con i contribuenti per rimuovere lo squilibrio economico delle obbligazioni assunte e favorire l’estinzione del debito mediante un saldo e stralcio dell’importo dovuto, in tutte quelle situazioni eccezionali e involontarie di dimostrata difficoltà economica. Esclusa ogni finalità condonistica”. Queste parole escludono condoni su qualunque importo di fondi neri (anche sotto i 100 mila euro di imposta evasa, figurarsi al di sopra), scudi fiscali e depenalizzazioni di reati collegati: le situazioni eccezionali e involontarie, infatti, riguardano solo chi al fisco dichiara tutto e poi non ha i soldi per pagare a causa della crisi. Chi fa nero e/o esporta capitali i soldi li ha. E lo fa consapevolmente, non involontariamente. Per commettere riciclaggio o frode, occorre il “dolo”, cioè l’intenzione, altrimenti non c’è reato e non c’è bisogno di depenalizzare alcunché: le depenalizzazioni servono a chi accumula volontariamente fondi neri e/o li esporta all’estero e/o li fa reinvestire, non a chi non ha soldi e non può pagare le tasse sui redditi che ha dichiarato. Dunque, a norma di Contratto, dal decreto fiscale vanno cancellati le depenalizzazioni (come chiede il Colle), lo scudo e il condono sull’evasione Irpef (anche sotto i 100 mila euro). Altrimenti si straccia il Contratto di governo. E il governo non c’è più.

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