“Forza Manette” è stato il titolo
dell’urlo (in forma scritta) lanciato da Marco Travaglio su “il Fatto
Quotidiano” del 27 di ottobre dell’anno 2016. “Forza Manette” lanciato
ed auspicato allora per “lor signori” della politica. Ma lo stesso urlo lo si
era sentito squarciare il silenzio nei giorni che hanno preceduto la data elettorale
del 4 di marzo 2018. Un tintinnar di manette che si è andato affievolendo una
volta che “lor signori”, vincitori di quella tenzone elettorale, si siano
assicurato lo scranno del potere. Di quel tintinnar non s’ode eco alcuna. Ecco,
non c’è un prima, non c’è un dopo. È sempre la stessa storia. Poiché quel
tintinnar buono per adescar consensi nelle urne non è convenuto ai grandi
elettori dei novelli reggitori della cosa pubblica. L’invereconda vicenda della
cosiddetta “legge di stabilità” ce ne offre una conferma. “Manette” addio per i
malfattori di ogni tipo, come prima auspicato e minacciato, dovendo dar di
conto “lor signori” proprio a coloro che ne hanno consentito il successo. Non
c’è un prima, non c’è un dopo. È sempre la stessa storia. Trascrivo quell’urlo:
Quattro
good news, tanto per gradire. 1) Come avevamo anticipato (…), il Pd e gli
alleati alfanian-verdiniani hanno salvato il senatore Albertini dalla condanna
a risarcire 35 mila euro al pm Robledo per una calunnia, regalandogli
abusivamente un’immunità parlamentare retroattiva che non gli spetta, perché
all’epoca dei fatti non era in Parlamento, ma solo sindaco, dunque sprovvisto
del privilegio che consente ai parlamentari di dire ciò che vogliono nell’esercizio
delle proprie funzioni (non in altre). Contro la palese violazione della
Costituzione, Robledo potrà chiedere ai giudici di sollevare alla Consulta il
conflitto di attribuzioni con il Senato, per vedere riconosciuti i suoi diritti
violati da una maggioranza-canaglia. 2) Come ampiamente previsto, il senatore e
padre costituente Denis Verdini ha visto annullare dalla Corte d’appello di
Roma “per intervenuta prescrizione” la sua condanna in primo grado a 2 anni per
corruzione nell’appalto della Scuola dei Marescialli di Firenze. Che sarebbe
finita così si sapeva già dal 2010, quando il reato fu scoperto. Siccome i
fatti risalgono alla metà del 2008, il calcolo era presto fatto: la
prescrizione sarebbe scattata dopo 7 anni e mezzo, cioè nel 2016. Ecco perché
la riforma della prescrizione, annunciata in pompa magna da Renzi due anni fa e
promessa dal ministro Orlando “entro l’estate” (questa), è appena finita sul
binario morto per ordine di verdiniani (ci mancherebbe), alfaniani e mezzo Pd. 3)
Intercettato dai giudici antimafia di Reggio Calabria, un imprenditore legato
alla cosca Aquino-Coluccio annuncia giulivo: “Noi ci siamo presi il 70% dei
lavori in Expo”. Col solito sistema dei subappalti, dalla solita cooperativa
rossa (di vergogna, si spera), gli uomini della ’ndrangheta hanno realizzato –
scrivono i giudici – “buona parte dei lavori del sito espositivo Expo 2015, ivi
compresi i padiglioni dell’Italia, della Cina, dell’Ecuador, le rampe di
accesso e tutta la rete fognaria”. Come volevasi dimostrare (almeno per chi
legge il Fatto), questo nascondeva l’imperituro evento di Expo, orgoglio e
vanto della Nazione, celebrato con fiumi di retorica da Napolitano, Mattarella,
Renzi e turiferari a mezzo tv e stampa. Questo avveniva in quella Milano che Raffaele
Cantone – si spera, pentito – riabilitò a “capitale morale d’Italia” a
differenza di Roma che “non ha gli anticorpi”. Figurarsi se Milano non li
avesse avuti: la ’ndrangheta, invece del 70%, si sarebbe pappata il 100% dei
lavori. E se queste cose si fossero sapute con sei mesi d’anticipo, secondo voi
il supercommissario Giuseppe Sala oggi sarebbe il sindaco di Milano o magari un
signore infrequentabile costretto a giustificare un gigantesco disastro
finanziario e pure criminale? 4) Ieri, tra Roma e Genova, doppia retata per gli
appalti della Salerno-Reggio, del People Mover di Pisa e del Terzo Valico
Genova-Milano: 31 arrestati e vari indagati per corruzione. Spiccano i nomi di
due figli d’arte: Giandomenico Monorchio, erede dell’ex ragioniere generale
dello Stato Andrea, e Giuseppe Lunardi, rampollo dell’ex ministro berlusconiano
delle Infrastrutture e Trasporti Pietro (quello che “con la mafia bisogna
convivere”). Ma soprattutto quello di Ettore Pagani, vicepresidente di Cociv
(Consorzio Collegamenti Integrati Veloci), ma anche ingegnere di Eurolink, la
società del consorzio guidato da Impregilo per il progetto definitivo del Ponte
sullo Stretto. È trascorso un mese esatto dalla visita del premier Renzi alla
Salini-Impregilo per festeggiare i 110 anni del gruppo, annunciare che il Ponte
si farà e dare una bella mano agli avvocati dell’impresa nel contenzioso con lo
Stato (l’Avvocatura pubblica sostiene che le penali dovute ammontano a 30
milioni, Salini&Renzi parlano di “miliardi”). Renzi aggiunse, irridendo al
no della Raggi alla candidatura olimpica di Roma, che “si devono bloccare i
ladri, non le grandi opere”. Supercazzola di rara insensatezza (i ladri li
bloccano le manette dei giudici, ma dopo che hanno rubato, mai prima), che fa
il paio con quella sul “Daspo per i corrotti” (mai visto) e con i gargarismi
del “noi abbiamo commissariato il Mose, nominato Cantone all’Anac e fatto Expo
senza scandali”. Infatti la ’ndrangheta ringrazia. E meno male che
Salini-Impregilo compiva gli anni il 27 settembre: un solo mese di ritardo e
Renzi avrebbe dovuto spegnere le 110 candeline praticamente da solo, o magari
portare la torta a qualche festeggiato nell’ora d’aria. Morale della favola.
1) La riforma costituzionale più urgente è l’abolizione dell’articolo 68, quello sull’immunità parlamentare, per lasciare soltanto l’insindacabilità sui voti dati e le opinioni espresse dagli eletti al Parlamento e solo quando esercitano le proprie funzioni, e abrogare l’autorizzazione a procedere per arresti, intercettazioni e perquisizioni (quasi sempre negata). 2) La riforma della giustizia più urgente è quella che fa decorrere la prescrizione dal momento in cui il reato viene scoperto e la blocca per sempre al momento del rinvio a giudizio. 3) Il decreto più urgente è quello che sostituisce lo Sblocca Italia col Blocca Italia: tutti i grandi eventi e le grandi opere inutili sono cancellati, tutti gli appalti e gl’incarichi vanno assegnati obbligatoriamente con gara pubblica e trasparente senza eccezioni, i subappalti sono vietati per legge e le imprese i cui manager abbiano subìto condanne sono escluse dalle gare pubbliche per almeno 10 anni. (...).
1) La riforma costituzionale più urgente è l’abolizione dell’articolo 68, quello sull’immunità parlamentare, per lasciare soltanto l’insindacabilità sui voti dati e le opinioni espresse dagli eletti al Parlamento e solo quando esercitano le proprie funzioni, e abrogare l’autorizzazione a procedere per arresti, intercettazioni e perquisizioni (quasi sempre negata). 2) La riforma della giustizia più urgente è quella che fa decorrere la prescrizione dal momento in cui il reato viene scoperto e la blocca per sempre al momento del rinvio a giudizio. 3) Il decreto più urgente è quello che sostituisce lo Sblocca Italia col Blocca Italia: tutti i grandi eventi e le grandi opere inutili sono cancellati, tutti gli appalti e gl’incarichi vanno assegnati obbligatoriamente con gara pubblica e trasparente senza eccezioni, i subappalti sono vietati per legge e le imprese i cui manager abbiano subìto condanne sono escluse dalle gare pubbliche per almeno 10 anni. (...).
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