Tratto da “I
banchieri impuniti minacciano un altro 2008” di Federico Rampini,
pubblicato sul settimanale A&F del 3 di ottobre dell’anno 2016: Che
differenza c’è tra lei e un rapinatore? Perché non sta in prigione? Così il
deputato Michael Capuano, democratico del Massachusetts, ha apostrofato uno dei
banchieri più importanti del mondo. È avvenuto in pubblico, in diretta tv, in
un’inchiesta parlamentare.
L’imputato è John Stumpf, capo di Wells Fargo. La banca è al centro di una serie di scandali, il più grosso dei quali riguarda la creazione di conti-fantasma, intestati ai clienti senza che loro ne sapessero nulla, per addebitargli spese e commissioni aggiuntive. Ma c’è di più, dalle frodi sui prestiti ai militari ai pignoramenti illegali nei confronti di debitori. Stumpf è il primo banchiere americano a cui abbiano finalmente inflitto una multa ad personam : ci ha rimesso 41 milioni. Ma dopo anni di malefatte è a piede libero e conserva il suo incarico, cosa che giustamente sembra assurda al deputato del Massachusetts. I suoi colleghi non sono stati più indulgenti. Un altro deputato, Gregory Meeks di New York, ha detto: «Questa banca è marcia e lei è il capo del marciume». Altri hanno definito Wells Fargo “un’impresa criminale”. È toccato al deputato repubblicano Jeb Hensarling del Texas pronunciare la verità più scomoda: «Tutto questo ha un sapore di déjà vu ». Proprio così: ci risiamo. Come nel 2008. Nulla è cambiato. Malgrado il disastro mondiale provocato dai banchieri di Wall Street, le inchieste e le sanzioni, tutto procede come prima. Molte delle malefatte di Wells Fargo risalgono ad anni successivi al 2008. I banchieri-banditi non hanno imparato nulla, non hanno corretto nulla. Com’è possibile? Il déjà vu non chiama in causa solo la finanza, ma implica responsabilità più generali: dei regolatori, della politica, dei media. Prendiamo le banche: ormai ci stiamo abituando al fatto che un sistema nevralgico dell’economia sia caratterizzato da comportamenti criminali. Eppure i banchieri continuano a guadagnare tantissimo, più degli imprenditori “veri”, godono di status e influenza. Poi vengono le responsabilità dei regolatori e della politica. Malgrado le riforme approvate durante la presidenza Obama è evidente che i controlli non funzionano e si interviene ex post, a sanzionare il delinquente, mentre un sistema sano dovrebbe impedire al banchiere di delinquere. Gli stessi congressmen che fanno la voce grossa perché siamo alla vigilia di elezioni, hanno depotenziato i testi di legge sulle banche quando li discutevano in aula. Né i media possono essere assolti, perché in una società dove il crimine alligna nella classe dirigente, anche il ruolo di denuncia della stampa è stato inadeguato.
L’imputato è John Stumpf, capo di Wells Fargo. La banca è al centro di una serie di scandali, il più grosso dei quali riguarda la creazione di conti-fantasma, intestati ai clienti senza che loro ne sapessero nulla, per addebitargli spese e commissioni aggiuntive. Ma c’è di più, dalle frodi sui prestiti ai militari ai pignoramenti illegali nei confronti di debitori. Stumpf è il primo banchiere americano a cui abbiano finalmente inflitto una multa ad personam : ci ha rimesso 41 milioni. Ma dopo anni di malefatte è a piede libero e conserva il suo incarico, cosa che giustamente sembra assurda al deputato del Massachusetts. I suoi colleghi non sono stati più indulgenti. Un altro deputato, Gregory Meeks di New York, ha detto: «Questa banca è marcia e lei è il capo del marciume». Altri hanno definito Wells Fargo “un’impresa criminale”. È toccato al deputato repubblicano Jeb Hensarling del Texas pronunciare la verità più scomoda: «Tutto questo ha un sapore di déjà vu ». Proprio così: ci risiamo. Come nel 2008. Nulla è cambiato. Malgrado il disastro mondiale provocato dai banchieri di Wall Street, le inchieste e le sanzioni, tutto procede come prima. Molte delle malefatte di Wells Fargo risalgono ad anni successivi al 2008. I banchieri-banditi non hanno imparato nulla, non hanno corretto nulla. Com’è possibile? Il déjà vu non chiama in causa solo la finanza, ma implica responsabilità più generali: dei regolatori, della politica, dei media. Prendiamo le banche: ormai ci stiamo abituando al fatto che un sistema nevralgico dell’economia sia caratterizzato da comportamenti criminali. Eppure i banchieri continuano a guadagnare tantissimo, più degli imprenditori “veri”, godono di status e influenza. Poi vengono le responsabilità dei regolatori e della politica. Malgrado le riforme approvate durante la presidenza Obama è evidente che i controlli non funzionano e si interviene ex post, a sanzionare il delinquente, mentre un sistema sano dovrebbe impedire al banchiere di delinquere. Gli stessi congressmen che fanno la voce grossa perché siamo alla vigilia di elezioni, hanno depotenziato i testi di legge sulle banche quando li discutevano in aula. Né i media possono essere assolti, perché in una società dove il crimine alligna nella classe dirigente, anche il ruolo di denuncia della stampa è stato inadeguato.
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