"Il bruco (2017)". Foto di Aldo Ettore Quagliozzi

"Il bruco (2017)". Foto di Aldo Ettore Quagliozzi
"Il bruco" (2017). Nikon Coolpix P900. Foto macro. Stato larvale della falena diurna "Macroglossum stellatarum" volgarmente detta "sfinge colibrì".

sabato 28 ottobre 2017

Terzapagina. 01 “Cristianità e fascismo”.



28 di ottobre dell’anno 1922: una sventurata e tragicissima (per l’Italia, poi) “grande sfacchinata” a Roma. Il cavaliere d’Italia Mussolini Benito al re (pag. 127): “Maestà vi porto l’Italia di Vittorio Veneto” ed era tutto finito prima ancora che il primo fascista entrasse in Roma. Stavano tutti fuori, ancora. Avevano vinto. Ma prima di rimandare tutti a casa era pure giusto che li si facesse almeno arrivare a Roma, a fare una sfilata e potersi credere che era merito loro e l’avevano conquistata con le armi, non con le manovre di corridoio; se no che erano venuti a fare? E quando il 31 ottobre sono entrati a fare la sfilata e la colonna che veniva dagli Abruzzi agli ordini di Bottai, nel passare per le strade di San Lorenzo s’è messa a sparare per aria, allora gli operai e i ferrovieri di san Lorenzo gli hanno risparato addosso dalle finestre e ci sono stati morti e feriti. Ma solo là. Per tutto il resto niente. È stata solo una grande sfacchinata. Il cavaliere d’Italia Mussolini Benito al re (pag. 129): “Maestà, vi porto l’Italia di Vittorio Veneto” e la marcia su Roma era bella e finita. Mio zio Adelchi ha tirato una palla di schioppo a una folaga che si trovava a passare mentre erano attendati a Settebagni vicino Roma – in mezzo alla campagna – il pomeriggio del 29 che era appena spiovuto. E se la sono fatta allo spiedo insieme a un paio di polli che mio zio Turati aveva rimediato non si sa dove. Non si è mai capito se li avesse comprati o rubati in un pollaio lì vicino. Però i soldi dai fratelli se li è fatti dare: “Io li ho pagati”. (…). Il giorno appresso hanno sfilato in quarantamila, preso il potere armati di soli schioppi – “Varda (guarda n.d.r.) là, xè il Colosseo; varda là San Piero” – e poi ripreso il treno e via per l’Altitalia. Brani tratti da “Canale Mussolini” di Antonio Pennacchi (2010, edizioni Mondadori).

Da ”I cristiani devono condannare il fascismo anche dal pulpito” di Maurizio Viroli - professore emerito di Teoria politica all’Università di Princeton e all’Università della Svizzera Italiana a Lugano -, pubblicato su “il Fatto Quotidiano” del 4 di settembre 2017: (…). è certo, (…) che un fascista non può essere cristiano, se essere cristiano vuol dire vivere l’ insegnamento di Cristo. Il cristianesimo afferma che esiste un solo Dio, ama la libertà politica e morale, predica la carità, la pace, la fratellanza degli esseri umani, l’ uguale dignità di tutti; il fascismo eleva lo stato totalitario a divinità da adorare, detesta la libertà politica e morale e la vuole piegata all’ esigenza superiore della disciplina imposta con la forza, disprezza la carità (leggete cosa scriveva Giovanni Gentile), ama la guerra come esperienza mistica nella quale eccelle la forza degli individui e dei popoli, disprezza i deboli, farnetica di razze superiori (destinate a comandare) e razze inferiori (destinate a obbedire). Se il fascismo è anticristiano, segue che dovere dei cristiani è combattere il fascismo con tutte le loro forze come fecero le migliore coscienze cristiane negli anni del regime. (…). Cristo ha cacciato i mercanti dal tempio a frustate. Mi pare fuor di dubbio che i mercanti siano meno detestabili dei fascisti. (…). Imparate, amici cristiani, dalla storia. Il 23 agosto del 1923 i fascisti assassinarono don Giovanni Minzoni, parroco di Argenta. Il suo Cristo stava dalla parte degli uomini che chiedevano giustizia. Nessuno, tanto meno i fascisti, poteva dargli lezioni di patriottismo. Servì nella Prima Guerra Mondiale come cappellano militare, e nonostante la terribile prova continuò a intendere la parola di Cristo come un insegnamento di libertà e di democrazia. A guerra finita, intervenne alle onoranze ai caduti con la sua medaglia d’argento al valore sul petto, non per alimentare lo spirito di vendetta, ma per rendere santo il loro sacrificio. Proprio perché era vero cristiano e vero patriota, Don Minzoni era antifascista. Era la sua coscienza cristiana ad imporgli di stare dalla parte della libertà, senza incertezze. Per queste sue idee i fascisti lo massacrarono. Papa Pio XI , se avesse avuto un briciolo di coscienza cristiana, avrebbe dovuto presenziare al funerale di don Minzoni e lanciare la scomunica sugli assassini e sui mandanti. Invece, non si fece vivo neppure l’arcivescovo di Ravenna, monsignor Antonio Lega. Mandò a rappresentarlo un suo segretario. So bene che non siamo nel 1922, e che non esiste un pericolo imminente di eversione fascista. So anche che il nuovo fascismo potrebbe rapidamente rafforzarsi sfruttando la diffusa sfiducia nel parlamento e nella classe politica, l’odio verso i migranti, il razzismo, il desiderio di avere un capo che comandi senza limiti, la frustrazione di tanti giovani per la propria condizione sociale, la convinzione che i grandi valori politici siano ormai una zavorra del passato, la quasi totale perdita di memoria storica. In Italia non si può scherzare con i fascisti e considerarli dei poveri imbecilli. Dall’intimidazione alla violenza il passo è breve.

Nessun commento:

Posta un commento