Da “Ma
anche” di Marco Travaglio, pubblicato su “il Fatto Quotidiano” del 21 di ottobre
2017: (…). Il Pd è contro il governatore Visco, ma anche pro. La Boschi fa
riunioni e telefonate segrete con banchieri per salvare Banca Etruria
vicepresieduta da suo padre, ma il Parlamento la lascia al suo posto perché non
si è mai occupata di Etruria. La Boschi mette lo zampino nella mozione Pd
contro Visco (che ha multato due volte il padre per Etruria) all’insaputa di
Mattarella, Gentiloni, tutti i ministri e tre quarti del Pd, infatti tutti la
accusano di “tradimento”, ma poi Gentiloni le conferma “piena fiducia” come i
cornuti contenti. Pisapia giura “mai con Alfano”, poi si allea in Sicilia col
Pd e con Alfano. Sul referendum anti-euro i 5Stelle cambiano più posizioni del
Kamasutra. Un po’ come il Pd sui referendum lombardo-veneti. Renzi vince le
primarie su un programma che promette “una legge elettorale che restituisca ai
cittadini il sacrosanto diritto di scegliere a chi affidare i propri sogni, le
proprie speranze e progetti” perché “i deputati devono essere scelti tutti
direttamente, nessuno escluso, dai cittadini”, e giura “mai più larghe intese”;
poi fa una legge elettorale (Rosatellum) che produce i due terzi di
parlamentari nominati dai capi-partito (come l’Italicum) e le larghe intese.
Salvini ripete per mesi “Mai con B.” e B. “Mai con Salvini” e ora vanno a
braccetto. B. l’altroieri attacca Visco d’accordo con Renzi e ieri attacca
Renzi d’accordo con Visco. B. fa per anni il populista anti-Europa, anti-euro e
anti-Merkel, poi l’altroieri va a Bruxelles al vertice Ppe, travestito da
argine anti-populisti, e difende l’Europa, l’euro e la Merkel (“Sono legato da
una grandissima stima ad Angela”). Poi però gli parte il braccio teso come al
Dottor Stranamore e fa lingua in bocca col fascio-populista ungherese Orbán,
quello del muro anti-migranti (“È mio amico ed è anche milanista, l’ho portato
a Milanello a vedere gli allenamenti, ci vedremo io e lui e risolveremo il
problema dei migranti”). Il suo Giornale passa da anni di campagne forsennate
contro la “culona” e “golpista”, al sontuoso titolone “Euroberlusconi.
Rivincita del Cavaliere: torna al vertice del Ppe e la Merkel lo accoglie a
braccia aperte: è l’unico argine ai populisti in Italia”. Si scopre poi che
l’han fatto parlare alle 14.15 del pomeriggio, davanti a una sala semideserta,
quando i big Merkel, Juncker e Tusk se ne sono già andati da un pezzo, avendo
di meglio da fare. Tipo mangiare un boccone. Ora, per carità, niente di nuovo
sotto il sole. Stiamo parlando dell’ometto di Stato che nel ’94 andò al governo
alleandosi al Nord con la Lega e al Sud con An perché Bossi e Fini non si
parlavano se non per insultarsi. Che per vent’anni e passa fu
contemporaneamente per il maggioritario e per il proporzionale. Che strillava
contro i ribaltoni (altrui) e intanto si comprava i parlamentari (altrui). Che
stava con Bush ma anche con Putin e con gli altri nemici di Bush. Che a
Gerusalemme era filo-israeliano alla Knesset e filo-palestinese con Abu Mazen.
Che un giorno baciava la mano a Gheddafi, l’indomani lo bombardava e dopo i
funerali lo rimpiangeva. Che appoggiava il governo Monti e poi prometteva di
cancellare tutte le leggi del governo Monti che, senza i suoi voti, non
sarebbero mai passate. Che approvava la legge contro la prostituzione minorile
e, quando si applicava a lui, gridava al complotto. Che votava la Severino per
cacciare i condannati dal Parlamento e, quando scattava per lui, strillava al
golpe. Ma poi, col tempo, tutti avevano imparato a non tener conto di quel che
diceva, a farsi una risata appena apriva bocca, a trattarlo come un simpatico
nonnetto rincoglionito. Ora lo prendono tutti di nuovo terribilmente sul serio.
Anche perché, al cospetto di Renzi, Pisapia&C., pare un monolite. (…).
Nessun commento:
Posta un commento