"Il bruco (2017)". Foto di Aldo Ettore Quagliozzi

"Il bruco (2017)". Foto di Aldo Ettore Quagliozzi
"Il bruco" (2017). Nikon Coolpix P900. Foto macro. Stato larvale della falena diurna "Macroglossum stellatarum" volgarmente detta "sfinge colibrì".

sabato 20 luglio 2019

Letturedeigiornipassati. 18 «Quale classe politica infesta l’Italia!».


Questa “letturinadeigiornipassati” – ché “letturina” lo è divenuta avendola ridotta, sfrondandola, nell’essenziale, un torto all’illustre Autore – risale al 20 di luglio dell’anno 2013. Se si fanno bene i conti sono trascorsi da essa ben sei anni. Allora era in auge un ministro del “niente”, nel senso che non ha lasciato ricordo alcuno della sua miserevole attività di governo. L’autore della “letturina” è Bruno Tinti, già magistrato, e ciò lo si capisce dall’”incipit” di essa laddove racconta di quando “portai a giudizio…”. Da quella “letturina”, se la memoria fa il suo dovere e mi soccorre, si sono avvicendati i “rottamatori” di tutte le specie e generi sino a quelli del cosiddetto “cambiamento”. Quali i risultati? Non per nulla ci si ritrova nel bel mezzo del nostro “cambiamento” con l’affare “rubli e dintorni”. Quella “letturina” aveva per titolo “Alfano può star tranquillo in Italia si dimentica tutto”.
Non per nulla il grande Andrea, che ci ha lasciati alla nostre intramontabili, nauseabonde malefatte solamente da tre giorni, alla domanda di Marco Travaglio – nell’intervista ad Andrea Camilleri “Il nostro caro Andrea” apparsa postuma su “il Fatto Quotidiano” del 18 di luglio - «ora però pare tutto dimenticato, anche le vergogne del ventennio berlusconiano. Tant’è che Renzi vuole riportarlo al governo e tutti, anche nell’intellighenzia di sinistra, ne parlano come di una cosa tutto sommato accettabile, o comunque inevitabile, per salvare l’Italia dai “populisti”. Con il più populista di tutti… rispondeva così: «Già, heri dicebamus… Ci scusiamo per la breve interruzione e riprendiamo le trasmissioni… Mi ricorda l’immediato dopoguerra: ci eravamo appena liberati di Mussolini e già si sentiva dire ‘Ridateci il puzzone, rivogliamo il capoccione nostro!’. Gli italiani purtroppo ricordano due sole cose: la storia del calcio e le canzoni di Sanremo». Ed ecco l’esemplare “letturina” tratta da Bruno Tinti: Tra il 1985 e il 1987 portai a giudizio, insieme con alcuni colleghi, circa 400 evasori fiscali di medio e alto livello. Tra questi c’era una “maga” di cui non ricordo il nome; guadagnava un sacco di soldi, tutti – manco a dirlo – rigorosamente in nero. Fu processata e condannata. Il fatto, piuttosto pittoresco, finì sui giornali. Qualche giorno dopo andai al ricevimento annuale del Prefetto, occasione di incontro con servitori dello Stato e alcune personalità. Tra esse riconobbi la maga in questione, evidentemente invitata. Me ne andai, ero a disagio. Nel 1997 il Tribunale di Torino condannò Cesare Romiti, amministratore delegato della Fiat, per falso in bilancio. Pochi giorni dopo la condanna me lo ritrovai ospite d’onore alla festa annuale della Polizia, omaggiato dalle alte personalità ivi presenti. Il Procuratore generale, il Procuratore della Repubblica e i Procuratori aggiunti, tra cui io, ce ne andammo. Eravamo a disagio. Questi episodi mi sono tornati in mente dopo la conferma della fiducia ad Alfano, uno che ha consegnato una donna e una bambina, colpevoli solo di essere moglie e figlia di un oppositore politico (o un delinquente, non ha alcuna importanza se l’uno o l’altro) a un dittatore straniero che se ne servirà come ostaggio e arma di ricatto. Quale classe politica infesta l’Italia! Sono questi i padri coscritti, i migliori di noi, quelli cui affidiamo il Paese? Come non lo hanno espulso, giudicandolo indegno di sedere tra loro! (…). …dietro questa indifferenza verso la legalità, l’etica e la dignità c’era la stessa cultura che caratterizzava il Prefetto che aveva invitato la “maga” evasore fiscale e il Questore che aveva invitato Romiti neocondannato per falso in bilancio: l’arroganza del potere. (…). Un sistema giudiziario costruito per non funzionare, che garantisce impunità ai delinquenti comuni (fatta eccezione per gli scarti della società), non può costituire deterrente per una classe politica protetta da privilegi assurdi, dotata di mezzi economici rilevanti, sostenuta da organi di informazione asserviti. Quanto alle sanzioni istituzionali, le dimissioni necessitate, l’espulsione, la sfiducia, sono del tutto teoriche. Al massimo si applicano ai parvenu della politica, a quelli che non fanno parte del sistema di favori e favoreggiamenti fatti e ricevuti (…). A proposito della vicenda “rubli e dintorni” nella quale incautamente – o forse per il gioco di un destino “cinico e baro”, detto nello stile di saragattiana memoria - è incappato il primo governo del “cambiamento”, Michele Serra nella Sua “amaca” del 12 di luglio sul quotidiano la Repubblica – “Un nazista a Mosca” – si chiedeva: (…). …come mai un nazista italiano (così definiscono Savoini, con assoluta naturalezza, ex compagni di lavoro; così lo definisce la sua biografia politica) va a Mosca, a nome di uno dei due partiti al governo, a promettere "un'Europa più vicina alla Russia", dunque più lontana da Francia e Germania (? n.d.r.). È ben spiegabile che un nazista faccia il tifo per lo sfascio dell'Europa democratica e ne progetti una antidemocratica, o se volete post-democratica. Meno spiegabile la devozione di un partito sedicente populista come la Lega a un regime plutocratico come quello di Putin, con meno calmieri (tasse, welfare) alla ricchezza privata e allo strapotere delle oligarchie economiche, che in Russia sono il solo vero partito di governo. Se è questo il famoso sovranismo, va detto che è prima di tutto molto confuso. Almeno in questo senso, espressione autorevole dell'epoca più confusa degli ultimi tre o quattromila anni: la nostra. Ha avuto profondamente ragione il grande, il caro Andrea, che in questo momento – forse, per chi ci crede  – da lassù se la sta ridendo delle nostre infinite sventure. Le “letturedeigiornipassati” fanno la Storia.

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