"Il bruco (2017)". Foto di Aldo Ettore Quagliozzi

"Il bruco (2017)". Foto di Aldo Ettore Quagliozzi
"Il bruco" (2017). Nikon Coolpix P900. Foto macro. Stato larvale della falena diurna "Macroglossum stellatarum" volgarmente detta "sfinge colibrì".

martedì 16 luglio 2019

Letturedeigiornipassati. 17 «I fascisti di ogni tempo hanno sempre bruciato i libri».


Ha campeggiato per anni e anni su di una parete di quello che si potrebbe definire il mio “studio” un poster distribuito anni or sono dalla benemerita casa editrice Einaudi. Nel poster, su di un bianco sfondo” e null’altro, un titolo a caratteri grandissimi – “Leggere” – ed il pensiero dell’aretino Francesco Petrarca tratto da una lettera che Egli inviava all’amico Giovanni Anchiseo:
“Non riesco a saziarmi di libri, e sì che ne posseggo un numero probabilmente superiore al necessario; ma succede anche coi libri come con le altre cose: la fortuna nel cercarli è sprone a una maggiore avidità di possederne. Anzi coi libri si verifica un  fatto singolarissimo: l’oro, l’argento, i gioielli, la ricca veste, il palazzo di marmo, il bel podere, i dipinti, il destriero dall’elegante bardatura, e le altre cose del genere, recano con sé un godimento inerte e superficiale; i libri ci danno un diletto che va in profondità, discorrono con noi, ci consigliano e si legano a noi con una sorta di famigliarità attiva e penetrante”.  Ora che le circostanze della vita mi hanno condotto a cambiare regione, città, casa e “studio” ho voluto portare con me, con tutte le altre care cose di una vita, quel poster della Einaudi. Lo appenderò nello “studio” nuovo appena avremo finito di allestirlo. Nella “letturadeigiornipassati” di oggi l’”Elogio del libro contro tutti i muri” dello psicoterapeuta lacaniano Massimo Recalcati pubblicato sul quotidiano “la Repubblica” del 16 di luglio dell’anno 2018: (…). Lo si constata in ogni luogo: nelle sale d’attesa di ogni genere, nei vagoni della metropolitana o del treno, nei parchi o nelle spiagge, dentro le nostre case. La testa china del lettore sulle pagine del libro sembra aver lasciato il posto al movimento veloce della mano che scorre sugli smartphone e che consente il passaggio rapido da una informazione all’altra, da un’immagine all’altra. L’iperattivismo della nuova tecnologia touch sembra aver stracciato l’amuleto del libro e il suo fascino segreto. La lenta pratica della lettura ha lasciato irreversibilmente il posto al consumo compulsivo delle immagini che come un aspirapolvere perennemente in moto risucchia ogni genere di contenuto sparso nell’orizzonte caotico del Web. (…). In una straordinaria installazione dell’artista messicano Jorge Mendez Blake titolata L’impatto del libro (2003) viene messa in scena con grande incisività la forza del libro. Alla base di un lungo muro fatto di mattoni rossi è stato inserito un libro. La sua presenza introduce un dislivello che, seppur minimo, si ripercuote sulla presenza immobile del muro. Non è questa la forza che abita il libro? Generare una incrinatura nel muro, minare la sua apparente solidità, introdurre nella sua compattezza una discrepanza, una fessura. Mentre, infatti, il muro chiude, definisce confini e identità rigide, il libro apre, spalanca mondi nuovi, contamina la nostra vita con quella di infiniti altri libri. Mentre il muro vorrebbe riparare la vita dalla sua esposizione all’alterità, il libro impone al lettore l’incontro rinnovato con una alterità sempre nuova e sempre in movimento. La lezione del libro è la lezione dell’aperto contro il chiuso. Se il muro si impegna a difendere la vita dallo straniero, il libro ci invita invece a fare amicizia. Se il muro innalza il confine, il libro lo dilata. La lezione del libro consiste, infatti, nello scompaginare ogni muro, nel rompere l’illusione tetra del muro perché nella lettura del libro l’identità deve perdersi in un nuovo mondo prima di ricostituirsi. In ogni libro impariamo l’esistenza di mondi e di lingue differenti. Se il muro vive nella nostalgia dello Stesso (incarna il bastione, la difesa, la fortezza, la cortina), il libro si offre sempre come nudo, fragile, aperto. La sua esistenza cartacea non lo può riparare dal fuoco e dall’offesa. I fascisti di ogni tempo hanno sempre bruciato i libri. Hanno innalzato muri e bruciato libri. La mano di Goebbels di fronte all’evocazione del libro non poteva non impugnare la pistola. Ma il libro è nemico dell’odio salvo quando non diventa esso stesso muro. Allora una metamorfosi orrenda lo investe. Ogni libro che diviene “sacro” rischia di trasformarsi in un muro. La sua sacralizzazione impone la sua solidificazione. Il Corano o il Libro rosso di Mao Tze Tung, la Bibbia o gli Scritti di Lacan, allo stesso modo, se diventano Il Libro – se cioè escludono altri libri possibili, tutti i libri che oltrepassano necessariamente Il Libro trasfigurano fatalmente il libro in muro. È il destino cupo di ogni dogmatismo. Quando un libro diventa un oggetto di culto perde il respiro del libro per solidificarsi in muro. Noi abbiamo invece bisogno di libri come dell’aria che respiriamo. Abbiamo bisogno di libri capaci di incrinare i muri. Mentre il Libro che diventa muro grazie al potere ipnotico del dogma è un libro che esclude con arroganza tutti gli altri libri, dovremmo sempre ricordare che ogni libro può contenere una infinità di libri. La lezione del libro è che esistono sempre altri libri al di là di ogni libro. Sicché nessun libro può mai essere la fine del Libro. Ogni libro sopravvive alla sua fine attraverso l’esistenza di altri libri. Per questa ragione i sogni di biblioteche straordinarie in grado di raccogliere tutti i libri del mondo si svelano sempre come deliranti. Non esiste possibilità di una simile biblioteca perché anche se essa esistesse non potrebbe mai raccogliere tutto il sapere; in nessun libro, può, infatti, essere scritto esaustivamente il libro del mondo. Il libro non si lascia mai ridurre alla semplice presenza della cosa. Ogni vero libro è un libro vivo. Per questo tutte le dittature devono riscrivere i libri, devono cioè rendere il libro morto, privo di vita. Devono cancellare i libri con altri libri nell’illusione di fare del libro un muro. Ma la grande lezione del libro è la lezione della bellezza dell’apertura. Ogni libro non è un muro ma un mare e come il mare ogni libro è sempre aperto. Mentre apre a mondi impensati, inauditi, non ancora visti, non ancora conosciuti, apre anche la testa del lettore, ovvero lo aiuta a rinunciare alla tentazione folle del muro.

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