"Il bruco (2017)". Foto di Aldo Ettore Quagliozzi

"Il bruco (2017)". Foto di Aldo Ettore Quagliozzi
"Il bruco" (2017). Nikon Coolpix P900. Foto macro. Stato larvale della falena diurna "Macroglossum stellatarum" volgarmente detta "sfinge colibrì".

sabato 8 giugno 2024

MadeinItaly. 24 Michele Serra: «Quelli che dicono “più Italia, meno Europa”, sono nemici giurati della sola patria che potremmo e dovremmo consegnare ai nostri figli: l’Europa unita».


(…). l’Europa si porta addosso la cicatrice tremenda della predazione coloniale, dell’oppressione religiosa e della violenza militare con la quale ha sottomesso, per secoli, il mondo quasi per intero. E il peso delle carneficine interne, una catena spaventosa di massacri religiosi, guerre civili, guerre di successione, nazionalismi, assolutismi, dittature. Prima e Seconda guerra mondiale hanno inzuppato con il sangue della povera gente (la fanteria, la carne da cannone) gli stessi campi che già traboccavano del sangue delle generazioni precedenti, a ritroso nei secoli. L’aratura, in qualche parte d’Europa, può riportare ancora a galla la baionetta, il bossolo, la punta di freccia, la bomba, il frammento di gladio: i detriti di un paio di millenni di battaglie. Perché ho fatto questo pistolotto introduttivo? Perché penso che proprio alla luce della sua storia, della sua esperienza e delle sue cicatrici, ovvero proprio per avere toccato e superato il culmine della violenza e della distruzione, dalla seconda metà del Novecento, diciamo, per capirci, da Auschwitz in poi, l’Europa ha cominciato a pensarsi differente. Di più: si è sentita costretta a pensarsi differente. E dunque: sovra-nazionale; democratica; laica; tollerante; solidale. Ci è riuscita? Un po’ sì e un po’ no. Ma ottant’anni di pace non si erano mai visti, prima, nella casa madre del bellicoso uomo bianco. E un welfare così esteso, così attento, neppure si sarebbe potuto immaginare. Tutto questo è a repentaglio, è precario,è intaccato. Welfare in primo luogo. Ma ha perfettamente ragione Rumiz: tutto questo è da difendere con tutte le nostre forze. Tanto o poco che sia, l’Europa è quanto di decente e di presentabile ci resta. E anche il suo punto più evidente di debolezza (la dipendenza estrema dagli interessi dell’America, e dalla sua forza militare) può trovare rimedio solo se l’Europa diventa più forte, dunque più Europa. Santo cielo, andate a votare, tutti quanti,e votate per i partiti europeisti. Quelli che dicono “più Italia, meno Europa”, sono nemici giurati della sola patria che potremmo e dovremmo consegnare ai nostri figli: l’Europa unita. (Da “Votiamo più Europa” di Michele Serra, pubblicato sul settimanale “il Venerdì di Repubblica” di ieri, 7 di giugno 2024).

MemorandumElettorale”. “La Nato non è più un’alleanza difensiva. È un bene scioglierla”, testo di Marco Tarquinio – già caporedattore a Milano del quotidiano “Avvenire” edito dalla Conferenza Episcopale Italiana – pubblicato su “il Fatto Quotidiano” del primo di giugno 2024: (…). Martedì 28 maggio, a Tagadà su La7, ho detto che “le alleanze servono se sono difensive, se servono a frenare le offese contro l’umanità; se da difensive diventano offensive, se servono a fare e a perpetuare la guerra, meglio scioglierle. Meglio sciogliere l’alleanza che ci inchioda al fianco del governo di Netanyahu, smettendola di rifornire gli arsenali di Israele. E, per quel che ci riguarda direttamente qui in Europa, scogliere la Nato, finalmente. E costruire un’Alleanza tra pari tra Unione europea e Stati Uniti d’America, sciogliendo il vecchio per costruire il nuovo. Non si fa in un giorno, ma bisogna farlo”. Non è una novità per chi ha seguito il mio lungo lavoro di giornalista. E neanche per chi ha seguito il dibattito di questi anni sul punto, e magari ricorda che il presidente francese Emmanuel Macron cinque anni fa, nel 2019, certificava la “morte cerebrale” della Nato. Forse qualcuno, anche tra i suoi stretti alleati, l’ha dimenticato e per rammentarsene aspetta – certo non io – il rientro sulla scena di Donald Trump col suo piglio da capobastone (“l’America non proteggerà più chi non paga”). Il mio dito indica la Luna. E la Luna è la guerra che avanza, fa strage di umanità e di legalità internazionale e rischia di diventare irrefrenabile. Putin è un signore della guerra, Netanyahu è un signore della guerra e noi in diverso modo ci stiamo facendo loro complici. Molti se la prendono con il dito che punto e che anche tu, direttore Travaglio, alla tua libera maniera punti. Che, però, non è una bizzarria né l’esito di consapevolezze solitarie. Tante e tanti, in questi mesi di escalation continua, hanno ricominciato a puntare il dito contro la Luna-tragedia della “guerra mondiale a pezzi”. Hanno, abbiamo, coscienza di ciò che accade in Ucraina, a Gaza e in troppi altri luoghi di un mondo diseguale e ferito. Purtroppo la maggior parte di questa opinione pubblica ha ancora meno voce di quanta ne abbia oggi io. In questo quadro la questione delle alleanze militari difensive che diventano offensive è pesantissima. Non c’è dubbio, ma poca informazione, sul fatto che abbia ormai cambiato natura la Nato, alleanza difensiva costituita a suo tempo per fronteggiare l’Urss e i Paesi poi allineati nel Patto di Varsavia (il Patto dell’Est sovietizzato nacque dopo la Nato, e questo è un fatto non una mia opinione, anche se qualche filosofa “riformista” e più di un’opinionista, che evidentemente sanno poco di storia, pretendono di sentenziare il contrario). Dopo la fine della Guerra fredda, la Nato ha mutato obiettivi strategici e lo ha fatto in sede intergovernativa senza passare dal dibattito e dalla ratifica dei Parlamenti. L’opinione pubblica e persino non pochi politici ignorano, per esempio, che navi militari dei Paesi europei della Nato, Italia compresa, sono state e vengono ora impiegate nel Mar Cinese meridionale… siamo ormai ben lontani dal presidio difensivo dell’Atlantico del Nord. Con l’invasione dell’Ucraina ordinata dal presidente russo Vladimir Putin il 24 febbraio 2022, la ultradecennale guerra d’Ucraina è entrata in un’atroce seconda fase ad “alta intensità”, segnata anche dalla partecipazione indiretta di Paesi Nato, soprattutto Usa e Gran Bretagna. E ora siamo in un ulteriore e terribile passaggio. Prima sono arrivati i ballon d’essai del presidente francese Emmanuel Macron sugli “scarponi a terra” di truppe occidentali in Ucraina (prospettiva tremenda, ma più onesta del continuare a fare la guerra con le armi occidentali e il petto degli ucraini). Poi le ripetute prese di posizione del segretario generale della Nato Jens Stoltenberg – nel gelo, a quanto risulta, di buona parte dei diplomatici che lo attorniano – affinché tutti o almeno alcuni Paesi del Patto Atlantico autorizzino il governo ucraino del presidente Volodymyr Zelensky a utilizzare le armi fornite dalla Nato per attaccare direttamente obiettivi in territorio russo. Poi è arrivato un summit franco-tedesco con la foto di Macron e del cancelliere di Berlino, Olaf Scholz, che mostrano in conferenza stampa gli obiettivi da colpire in Russia. Mai, prima d’ora, si erano spinti a tanto i due grandi Paesi che fanno parte del gruppo dei sei fondatori della Ue, e che con l’Italia hanno costituito per decenni il triplice fondamento della casa comune europea. Infine, il presidente Usa Biden ha detto che si può far bombardare la Russia con le nostre armi, mettendo l’ombrello atomico americano in cozzo diretto con quello russo. È un ballo sull’orlo dell’abisso. La dottrina militare di Mosca prevede la risposta – anche nucleare – in caso di attacco portato sul territorio della Federazione Russa. E l’articolo 5 del Patto Atlantico prevede la solidarietà militare di tutti gli alleati nei confronti di ogni Paese membro. Stoltenberg, segretario generale e portavoce dell’Alleanza, prefigura e auspica possibili scelte anche autonome dei Paesi membri della Nato e dice molto di più: alcuni alleati hanno già allentato ogni restrizione all’uso delle armi. Sì, sono scelte autonome, ma riguardano tutti. Secondo questa logica e queste indicazioni, ogni Paese membro della Nato può, schierando se stesso, schierare l’Alleanza. Se scattasse una risposta russa, dovremmo infatti controreplicare uniti… Un dovere che riguarderebbe anche i Paesi, l’Italia sinora è tra questi, che non intendono autorizzare attacchi sul territorio russo con le proprie armi. Se la Nato replicasse, saremmo tutti in guerra. Se invece non lo facesse, la Nato sarebbe virtualmente sciolta. Autosciolta. Sì, non siamo solo inchiodati davanti all’orrore, siamo sospesi tra il tutto e il niente. È l’esito perverso di 27 mesi di guerra, iniziata da Putin, combattuta sanguinosamente da ucraini e russi, alimentata anche da noi occidentali, anglosassoni ed europei. Guerra più guerra non fa mai pace, ma produce rischi sempre più grandi e incombenti. Ho detto in tv ciò che penso, scrivo e dico da tempo e cioè che una nuova alleanza paritaria tra America ed Europa “non si fa in un giorno”. Ma so che in un solo giorno possiamo ritrovarci schierati in guerra, e non più per procura. Quell’incombente “guerra convenzionale ad alta intensità” sul territorio europeo che lo scorso 9 aprile Josep Borrell, Alto Rappresentante della Ue per gli Affari esteri e la sicurezza, ha ammesso di vedere “all’orizzonte”, invocando una Ue “più indipendente (dagli Usa) per proteggere propri interessi e sicurezza”. Abbiamo cambiato in peggio la Nato, sciogliamola e diamo vita a un nuovo sistema di difesa. Non si fa in un giorno, ma meglio aver chiaro che in un giorno solo, con questa Nato, si può precipitare nell’abisso scavato dalla guerra di Putin.

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