"Il bruco (2017)". Foto di Aldo Ettore Quagliozzi

"Il bruco (2017)". Foto di Aldo Ettore Quagliozzi
"Il bruco" (2017). Nikon Coolpix P900. Foto macro. Stato larvale della falena diurna "Macroglossum stellatarum" volgarmente detta "sfinge colibrì".

lunedì 27 maggio 2024

MadeinItaly. 19 Enzo Bianchi: «La lettura ci umanizza, ma soprattutto avere il coraggio di consacrarci alla lettura con perseveranza».


(…): in Italia non si pratica un’educazione alla lettura né in famiglia né nella scuola e se manca questa iniziazione a partire dall'infanzia sarà difficile innestare nel ritmo della giornata un tempo per leggere. Ma dalla lettura dei libri dipende la qualità della vita delle persone e della convivenza perché il libro è l'alleato della libertà, leggere è un atto di conoscenza di sé e del mondo. Le persone che non sanno leggere o non leggono non sanno nemmeno dirsi, non solo non riescono a costruirsi nella libertà interiore ma non sono neppure capaci di esprimersi pubblicamente e criticamente. Proprio per questo i regimi illiberali, che non amano l'accrescimento della democrazia nella società, diffidano dei libri e quindi degli scrittori. Resta ancora valida la lezione di Ovidio, esiliato dall'imperatore Augusto sul a Tomi, l’attuale Costanza: l'espulsione non solo della sua persona ma anche dei suoi libri dalle biblioteche pubbliche di Roma gli permetterà di affermare un rapporto vitale tra libro-liber e liber-libero, libertà! Il libro è segno e portatore di libertà! Quando la democrazia si fa debole e il potere politico si fa illiberale allora nasce l’ostilità verso il libro, che è paura del pluralismo, della diversità delle interpretazioni, della manifestazione di critiche. Ecco perché chi legge afferma la propria libertà e la addita a chi non legge. Per queste ragioni la lettura dei libri deve essere attestata e riconosciuta e occorre uno sforzo concreto per educare alla lettura fin dall'infanzia: instillando il gusto del leggere, incoraggiando interessi diversi, aiutando i ragazzi a trovare del tempo nella loro giornata per poter stare con se stessi e leggere. In tempi di sopravvalutazione dell'informazione “letta sui social”, informazione che si riduce a un mero accumulo quantitativo di dati di cui si resta prigionieri, solo la lettura di testi ricchi di sapienza umana consente di dare senso, ordinare le informazioni, disciplinarle nel tempo. La lettura di un libro – e ci sono libri per tutte le età – è il miglior antidoto contro l'idolatria dell'informazione. Il libro, se sappiamo sceglierlo e leggerlo, ci procura felicità, una felicità più profonda, come diceva Jorge Luis Borges. Perché leggere ci aiuta a vivere, ci rivela la vita autentica, quella vita che noi non abbiamo e non potremmo conoscere da soli. Dobbiamo certamente chiederci: “Che cosa leggo? Come leggo?” per verificare quanto la lettura ci umanizza, ma soprattutto avere il coraggio di consacrarci alla lettura con perseveranza. Nella sapiente tradizione monastica, che risale ai primi secoli dopo Cristo, il comando formulato come primario era: Ora, lege et labora, “prega, leggi e lavora”! Leggere un'ora al giorno faceva parte della giornata perché non basta né pregare né lavorare soltanto, ma occorre accendere i sensi con la lettura. La lettura infatti è come la moltiplicazione dei pani, come diceva Gregorio Magno nel VI secolo: “Lo sta scritto cresce con chi lo legge!”, e in tale dilatazione il lettore vede più lontano perché il suo orizzonte si allarga e scorge ciò che prima per lui era invisibile. Il lettore diventa lettore di se stesso e il libro un pretesto per una lettura infinita. (Tratto da “La lettura rende liberi” di Enzo Bianchi, pubblicato sul quotidiano “la Repubblica” di oggi, lunedì 27 di maggio 2024).  

“La cultura piegata a mezzo di ricerca del consenso” di Loredana Lipperini pubblicato sul settimanale “L’Espresso” del 17 di maggio ultimo: (…). Croce, (…) scriveva: «A senso dei signori intellettuali fascisti, noi ora in Italia saremmo allietati da una guerra di religione, dalle gesta di un nuovo evangelo e di un nuovo apostolato contro una vecchia superstizione». Il ministro Sangiuliano, a cui Croce è caro, chioserebbe che oggi non c'è nessun nuovo evangelo e che in Italia, finalmente pluralista in fatto di cultura, la libertà non corre alcun rischio, nonostante quanto hanno affermato al Salone del Libro di Torino non solo Antonio Scurati e Roberto Saviano, ma anche Salman Rushdie ed Elizabeth Strout, seriamente preoccupati per le restrizioni della libertà di esprimersi e manifestare nei Paesi democratici. Don Winslow, autore di amatissimi noir, ha deciso addirittura di smettere di scrivere per dedicarsi all'attivismo, e in effetti ogni giorno si pronuncia contro Trump. Fra gli ultimi post su X: «Non sottovalutate Donald Trump. Trattatelo come la pericolosissima minaccia per la democrazia quale è. Non pensiate che sia impossibile che venga eletto. Purtroppo è molto possibile». Il problema è che di sottovalutazione in sottovalutazione si finisce per ritrovarsi non solo con scrittori rampognati, o censurati, o querelati, ma con una sfacciata distorsione del concetto stesso di cultura. Basti un piccolo esempio: da diversi anni e ancor più a ridosso delle elezioni, il Salone non accetta presentazioni di libri di politici. Per questo motivo ha ritenuto giusto (e lo è) non ammettere le presentazioni delle opere di Vittorio Sgarbi e Mauro Berruti. Bene. Anche il ministro Matteo Salvini ha scritto un libro per Piemme (la stessa casa editrice che pubblica Vannacci). Non lo ha presentato, ma in quanto scrittore è arrivato al Salone del Libro. Per un semplice firmacopie, sembra abbia detto. In realtà il ministro ha messo insieme un bel numero di mini-comizi. Funzionava così: un suo assistente si avvicinava a questo o a quello stand, specie quelli delle Regioni, e avvertiva che il ministro desiderava «dire qualcosa», e a quanto pare non pochi hanno risposto «prego, si accomodi». Dunque, la cultura per il ministro Salvini è il pretesto per fare campagna elettorale. E quando le destre parlano di fine della famigerata egemonia culturale di sinistra pensano, in soldoni, allo spoils system. Sembra un passo avanti rispetto alla famosa frase della cultura che non dà da mangiare, ma non lo è, se la cultura diviene il pretesto per farsi gli affari e le poltrone proprie. Per questo, la cosa preziosa di oggi è Il canto del profeta di Paul Lynch, (…). Racconta di come si scivola nel baratro senza rendersene conto: Eilish Stack non vuole accettare che la sparizione del marito e il progressivo annientamento delle libertà siano un terribile segnale. Va avanti, perché nulla di terribile può accadere nel suo Paese. Invece.

Nessun commento:

Posta un commento