Ha scritto Stefano Massini in “Ecco, ci mancava solo il nucleo della Terra” pubblicato sul settimanale “Robinson” del quotidiano “la Repubblica” di oggi, 4 di febbraio 2023:
È innegabile che lo studio pubblicato su Nature Geoscience abbia un suo
sinistro fascino: pare che il nucleo del pianeta terra abbia smesso di ruotare,
e poi abbia addirittura invertito il senso. I ricercatori puntualizzano che la
notizia non deve allarmare, e che anzi è altamente probabile che il cuore della
Terra si muova come un pendolo. Sarà. Ma come fai a non soffermarti sul fatto
che proprio oggi, con clamori di guerre atomiche, surriscaldamenti e pandemie,
questa palla su cui abitiamo, nelle sue inesplorate profondità, abbia accusato
stanchezza fino al punto di fermarsi, e girare all'indietro? Abbiamo letto i
risultati agghiaccianti di un'indagine demoscopica, secondo la quale 2
interpellati su 3 vedrebbero il futuro senza speranza. Assistiamo a un continuo
rimbalzare di dichiarazioni catastrofiche e catastrofiste, che ormai neppure ci
sorprendono più, e galleggiamo in questo stagno di livore in cui l'ex premier
inglese narra di come Putin gli disse «mi basta un minuto e cancello la Gran
Bretagna con un missile». Questa è la normalità che abbiamo accettato e
digerito, tanto che leggiamo le parole di Boris Johnson mentre sorseggiamo il
caffè, con la stessa levità con cui apprenderemmo dei Cugini di Campagna in
gita a Sanremo. Intanto, però, sotto sotto, il tasso di sgomento sale,
l'angoscia dell'indicibile si accumula in sedimenti intimi, la sopravvivenza
stessa ti appare come una certezza compromessa. E allora, guarda caso, il
nucleo della terra arranca, spossato si ferma, torna sui suoi passi. Mi piace
pensare che tutto abbia un senso, e che il pianeta percepisca il peso dei suoi
minuscoli abitanti, il cui animo si è fatto grosso, pesante. Pesantissimo. Di
seguito, “Bambini e topi ci domineranno”,
“profezia” (?) scritta da Italo Calvino per il quotidiano “Paese sera” del 21
di dicembre dell’anno 1969 col titolo “I
bambini e la comare” e riportata sul quotidiano “la Repubblica” del 18 di
gennaio ultimo: Fra vent'anni, se vivrò, sarò un vecchio: se penso alla vita tra
vent'anni è naturale che mi domandi quale sarà la sorte dei vecchi. La
vecchiaia oggi e più sicura e comoda di una volta, - dico in un senso pratico,
materiale - e lo sarà sempre di più; ma i vecchi contano sempre meno,
"significano" sempre meno. Nella commedia della vita umana, il
vecchio era un personaggio immancabile: personaggio positivo o negativo, mitico
- magico o ridicolo - brontolone, bisognava comunque fare i conti con lui. Ma
già oggi questo personaggio è uscito di scena; nella famiglia non ha più un
posto; la società tende a espellerlo. Già oggi in larga parte dell'America e
dell'Europa occidentale e orientale ai vecchi sono assegnati territori separati
geograficamente e socialmente dal resto dell'umanità, "riserve" più o
meno dorate, zone temperate e tranquille, abitate quasi esclusivamente da
pensionati e da medici. È probabile che in futuro il solco che divide la città
produttiva dalla sempre più estesa anticittà del riposo senile si
approfondisca; che nessuno osi più mettere piede nel mondo dei vecchi se non
quando giunge per lui l'ora d'entrarvi per non tornare più indietro; e che
l'immagine di questa sorta di al-di-là terrestre, continuamente affiorante e
continuamente scacciato dalle coscienze, si carichi d'attributi straordinari,
di poteri benefici o malefici. Forse allora ci sarebbero dei giovani che, nella
loro ribellione al mondo dei padri, verrebbero a rifugiarsi nelle lande tabù
del paese dei nonni, e vi farebbero perdere le loro tracce. Riapparirebbero in
rapide incursioni che getterebbero la città nello sgomento, considerati da
alcuni orde di predoni, da altri annunciatori d'una nuova legge che i vegliardi
avrebbero elaborato nella loro contemplativa solitudine e trasmesso ai giovani
fuggiaschi mediante misteriose iniziazioni. Ecco che il riflettere sul futuro
dei vecchi porta necessariamente a interrogarci sul futuro dei giovani; anzi,
dei fanciulli e dei bambini, perché decisive saranno le esperienze di vita collettiva
dell'infanzia: i riti d'iniziazione che marcano l'ingresso nella società
saranno anticipati ai primi anni di vita. Durante i prossimi vent'anni la vita
della prima infanzia attraverserà i momenti più difficili nella storia del
genere umano. Cancellata ormai da tempo l'immagine del padre, sbiadita
l'immagine della madre (che torna a casa dal lavoro solo la sera), l'infanzia
si libererà di molte occasioni di nevrosi e ne acquisterà di nuove. Ci si può
consolare pensando che, qualsiasi infanzia gli tocchi, chi vive in quest'epoca
non si salverà dalla nevrosi, e dato che i genitori sono certamente due
nevrotici, il bambino ha tutto da guadagnare a vederli il meno possibile. È
prevedibile che la nevrosi sul lavoro andrà crescendo tra gli uomini mentre tra
le donne - appena riusciranno a non pensare più alle faccende domestiche -
tenderà a diminuire; per cui le mansioni tecniche e amministrative saranno
affidate sempre più alle donne; e questo generalizzerà il distacco precoce dei
bambini dalle madri. Dove staranno i bambini durante la giornata? Nidi e asili
infantili - anche se costruiti in gran numero - saranno irraggiungibili per
l'ingorgo permanente del traffico. La rete di giardini d'infanzia più
modernamente attrezzata resterà quasi deserta, perché i bambini non potranno
esservi accompagnati né dai genitori, già assillati ed esausti dal problema
quotidiano di raggiungere i luoghi di lavoro e di tornare a casa, né da mezzi
di trasporto collettivi, che non riuscirebbero a stazionare davanti alle case.
Il sistema di "lasciare i bambini a una vicina", praticato oggi da un
gran numero di donne lavoratrici, s'estenderà al punto che in ogni caseggiato
popolare ci saranno delle comari che per un compenso modico custodiranno
bambini a centinaia, e non disponendo di spazi capaci di contenerli, li
lasceranno dilagare in grandi branchi sul suolo pubblico, provocando blocchi
stradali e devastazioni di supermercati. Come pastori che seguono un armento al
pascolo, le comari interverranno solo in casi di estrema necessità per cercar
d'arginare gli spostamenti del branco, che peraltro si muoverà secondo una sua
imprevedibile autonomia e ostinazione. Sarà presto chiaro che se il bambino non
abbandona il branco, è il branco stesso a proteggerlo meglio di qualsiasi
tutore adulto. Il flusso dei veicoli (molto lento comunque e soggetto a
continue soste) sarà obbligato a fermarsi ogni volta che la carreggiata sarà
invasa da una falange di infanti che stanno imparando a camminare; si vedranno
camion e autobus annaspare con le ruote e retrocedere spinti da una carica di
lattanti. Forza della natura inarrestabile, queste moltitudini di pargoli si
abbatteranno come sciami di locuste sulle mercanzie incustodite (i centri di
vendita a self-service avranno completamente sostituito i piccoli negozi). Solo
la musica potrà influire sul branco, attraendo in una direzione o
allontanandolo con suoni sgradevoli; gli strumenti più usati saranno cimbali,
sistri, raganelle, buccine, maracas. Ma alla sera, con la stanchezza e il
sonno, basterà alle comari un flauto o uno zufolo per riprendere il sopravvento
e trascinarsi dietro il codazzo sbadigliante. Tutto un nuovo sistema
d'apprendimento, un nuovo universo di credenze e d'immagini nascerà in queste
quotidiane transumanze urbane, una nuova lingua (vi s'attuerà una prima fusione
tra le ondate migratorie che da tutti i continenti convergono sulle metropoli),
un nuovo modo di vedere il mondo, con la collettività dei coetanei come realtà
prima, con lo stock sempre rinnovato delle merci come foresta e pascolo e
perpetua primavera, con gli automezzi come bestie feroci. Un solo animale
dell'antica zoologia continuerà a imporre la propria immagine: il topo. I
sistemi di derattizzazione sempre più micidiali avranno portato alla selezione
d'una razza di topi resistenti a ogni mezzo di sterminio, forse immortali, che
si riprodurranno incessantemente contendendo all'uomo il possesso della
metropoli. La lotta per la sopravvivenza potrebbe sviluppare in quei roditori
facoltà mentali superiori, tali da permettere loro d'allevare nel sottosuolo
altri animali e impiegarli nella lotta contro l'uomo: serpenti, coccodrilli,
piovre. Come un tempo l'ululato dei lupi, gli uomini chiusi nelle case
ascolteranno ogni notte tremando lo squittio di milioni di topi che si leverà più
alto del rombo dei boeing e dei razzi, a promettere che il regno animale
sconfitto risorgerà da sottoterra.
Nessun commento:
Posta un commento