“StoriediSicilia”. 1 Ha scritto Daria Galateria in “Un amore da Gattopardo” pubblicato sul settimanale “il Venerdì di Repubblica” del 20 di gennaio 2023: "Voleva fatto l'inchino", la "lèttone" che Giuseppe Tomasi, duca di Palma, futuro principe di Lampedusa e futuro autore del Gattopardo, era andato a cercarsi, di nascosto dalla madre, a Stomersee (Riga); "portava il cappello a tavola", come i re; "era altezzosa". "Sposò una lèttone", si era deprecato all'inizio a Palermo; per riconoscere poi che la donna era davvero di una grande famiglia. Giuseppe Tomasi l'aveva conosciuta nel '25; lui era in visita da suo zio ambasciatore a Londra, Pietro Tomasi della Torretta: era riparata in ambasciata nel 1917, resa vedova dalla Rivoluzione d'Ottobre, una celeberrima mezzosoprano italiana, Alice Barbi. Nel 1920, lo "zio Tomasi" aveva finito per sposarla, "la giovane Alice", come la chiamavano a Palermo (era ultrasessantenne); e così Giuseppe conobbe a Londra la figlia di primo letto della "zia Alice", Alexandra Wolff von Stomersee, detta Licy. Era maestosa, parlava cinque lingue e gli aveva recitato Shakespeare; due anni dopo, Giuseppe andò a trovarla nel suo castello di Stomersee. Devastato dai contadini nel 1905 e ricostruito ex novo dal padre di Licy in stile "eclettico" gotico-rinascimentale, era rimasto, tra l'avvento dei Bolscevichi e la ritrovata indipendenza della Lettonia, a lei: che intanto aveva sposato un ricchissimo cugino estone, nobile e senza gusto per le donne. Nel '27, in treno da Berlino verso Licy, il siciliano, "eccentrico come lei e molto periferico rispetto alla vita" (come scrive Marina Valensise nell'affascinante Sul baratro, pubblicato da Neri Pozza: 17 ritratti dei massimi ingegni europei nel 1938, di fronte alla catastrofe imminentse), ammirò lo studio della castellana, "coi bei mobili Louis XVI, la biblioteca psicanalitica e il ritratto di Freud" - Licy, curando la depressione seguita alle nozze, aveva conosciuto la psicoanalisi, e ne era diventata pioniera e maestra. Soprattutto, Giuseppe si affrettò a descrivere alla "zia Alice", lontana da dieci anni, il castello: il salone e la scala di legno, affatto danneggiati, e la sala da musica, con i "delicatissimi" stucchi Impero, "imponente"; la sala da pranzo, lasciata distrutta a futura memoria. Nel '32, Tomasi tornò a Stomersee per sposare Licy, che aveva ottenuto il divorzio. Il giorno delle nozze scrisse ai genitori che Licy aveva accettato di diventare sua moglie; al silenzio della volitiva madre, rincarava: "Licy, di grande purezza, è ricca: possiede 60.000 lire all'anno". Andarono a vivere a Palermo, ma l'ostilità della suocera fece tornare Licy in Lettonia. Dove visse un "matrimonio epistolare" nel castello, sballottato tra Terzo Reich e Urss; nel '39 spedì l'argenteria in Italia, e raggiunse finalmente in Sicilia Giuseppe, diventato principe, nella sua casa - che fu bombardata dagli Alleati.
“StoriediSicilia”. 2 Di seguito, “Camminando a Palermo” di Concita De Gregorio pubblicato sul settimanale “d” del quotidiano “la Repubblica” del 18 di febbraio ultimo: Venite a Palermo? Io ci sono stata con Emiliano Morreale che conosce bene le strade, anche quelle del quartiere Bonagia che si chiamano via del Visone, della Folaga e dell'Airone. Del resto era lì che andava da ragazzo al cinema Lubitsch, il regista del lusso e della grazia.
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