A lato. "Windmill", acquerello (2022) di Anna Fiore.
Quel grande “cantore” che è stato l’indimenticato Giorgio Gaber così declamava nel Suo struggente “Far finta di essere sani”:
Vivere, non riesco a vivere
Ma la mente mi autorizza a credere
Che una storia mia, positiva o no
È qualcosa che sta dentro alla realtà
Nel dubbio mi compro una moto
Telaio e manubrio cromato
Con tanti pistoni, bottoni e accessori più strani
Ci vuole una potenza nevrotica enorme per tenere in ostaggio ancora una volta un intero paese. - Per Berlusconi è questione di vita o di morte. Senza l’Io illuminato dai riflettori e dai sondaggi di popolarità sarebbe costretto a confrontarsi con il senso dei propri limiti e della propria morte. Per questa ragione il palcoscenico televisivo non era più sufficiente e doveva necessariamente dilatarsi nell'arena politica. Certo si trattava di difendere i propri interessi economici. Ma non solo. Si trattava di difendere anche la propria immagine fallica -.
Oggi, cosa sta cercando di salvare rimanendo sulla scena? - Deve salvare la propria potenza fallica dal declino alla quale essa è fatalmente consegnata. Il fantasma berlusconiano incrocia quello del marchese De Sade: rendere il godimento eterno, sottratto allo scorrere del tempo e alla morte. Da questo punto di vista l'impossibilità di congedarsi definitivamente dalla sua carriera politica - come invece fece a suo tempo Prodi - non segnala tanto l'attaccamento al potere, ma l'impossibilità di esistere senza occupare la scena del mondo come protagonista. La psicoanalisi chiama questo angoscia di castrazione -.
Ma perché negli ultimi mesi ha cambiato idea e posizione prima di tutto sul suo futuro tante volte? - È difficile rispondere a questo. Quel che è certo è che quest’uomo non sa accettare la dimensione finita dell’esperienza, la dimensione del lutto. Questa incertezza è dovuta al fatto che pur sapendo che il suo tempo è politicamente esaurito, da una parte percepisce, dall’altra lo nega -.
Cosa vuol dire questo per l’Italia? - Deleuze diceva che non c’è niente di peggio che scoprirsi prigionieri del sogno di un altro. È quello che rischiano gli italiani con una nuova discesa in campo di Silvio Berlusconi -.
Ma come mai ha ancora tanta forza, che nessuno, a cominciare dal suo partito, è in grado di fermarlo? - Come padre titanico non ha fatto crescere figli. Piuttosto li mangia: basta pensare al povero Alfano -.
Tratto da “Lo sterminio all’ora di pranzo” di Corrado Augias, pubblicato sul quotidiano “la Repubblica” di oggi, 20 di gennaio 2022: Ottant’anni fa come oggi, 20 gennaio 1942, quindici persone si riunivano in una villa sulla riva del lago Wannsee, periferia sud di Berlino. La convocazione era stata fatta da Reinhard Heydrich, potente capo dell’ufficio sicurezza del Terzo Reich. Oggetto dell’incontro la “Soluzione finale della questione ebraica” (Endlösung der Judenfrage). Attorno al tavolo sedevano alcuni dei massimi gerarchi a capo delle strutture che sarebbero state coinvolte nell’operazione, compreso lo stesso Heydrich. Fungeva da segretario l’Obersturmbannführer delle SS, uomo destinato ad una sinistra notorietà, Adolf Eichmann. Hans Frank, direttore dell’ufficio legale del Reich, aveva già anticipato qualche giorno prima ai suoi collaboratori l’obiettivo del progetto e le difficoltà pratiche per la sua attuazione. In quel momento, il termine “soluzione finale” conservava un piccolo margine di ambiguità, non per Frank, comunque: «Non possiamo fucilarli tutti, non possiamo avvelenarli, ma potremmo attuare interventi che in qualche modo portino a un annientamento». Quello il dilemma che lacerava la coscienza dell’alto gerarca: come si fa ad annientare un popolo senza ricorrere né alle fucilazioni di massa né al veleno? Quando la riunione si aprì, l’interesse di Frank e di molti altri gerarchi era dunque di vedere con quali modalità la “soluzione finale” avrebbe potuto essere effettivamente applicata. Della riunione si è conservato il verbale - redatto da Eichmann - diventato col tempo un prezioso documento storico certamente di utile lettura per chi non avesse ancora le idee chiare sull’argomento. Heydrich cominciò ad esporre le cifre della popolazione ebraica presente nei vari paesi sotto il dominio del Reich ma anche nei paesi alleati, Italia compresa con i suoi 60 mila ebrei circa. Interessante notare che nell’elenco erano inclusi anche Stati neutrali come Irlanda, Portogallo, Svezia e Svizzera, chiara allusione al fatto che, una volta vinta la guerra, anche i paesi neutrali in un modo o nell’altro sarebbero stati costretti a consegnare ai nazisti i “loro” ebrei. Il fanatismo dell’ideologia faceva sottovalutare il fatto che da quasi due mesi gli Stati Uniti erano entrati nel conflitto cambiando, come di lì a poco sarebbe stato evidente, l’intero quadro strategico delle forze in campo. Si può ricordare che, quaranta giorni prima, anche Mussolini, dal balcone di Palazzo Venezia, aveva annunciato che l’Italia dichiarava guerra agli Stati Uniti d’America: «Le potenze del Patto d’acciaio scendono oggi a lato dell’eroico Giappone contro gli Stati Uniti d’America...».
Ha scritto Michele Serra in “Fare finta di niente”, pubblicato sul quotidiano “la Repubblica” di oggi, sabato 15 di gennaio 2022: Berlusconi non è candidabile non perché sia di destra. Ma perché è Berlusconi. Colpisce che nessuno, tra i numerosi attori della scena politica, lo dica con chiarezza. Tirano in ballo il fatto che "è un leader di partito": come se un impedimento normativo, o una diminuzione delle facoltà umane, negasse a un uomo di parte la possibilità di assumere un ruolo super partes, così come è avvenuto a ripetizione nella storia del Quirinale.
Ha lasciato scritto Norberto Bobbio nel Suo volume “Autobiografia”: (…). E il passato rivive nella memoria. Il grande patrimonio del vecchio è nel mondo meraviglioso della memoria, fonte inesauribile di riflessioni su noi stessi, sull’universo in cui siamo vissuti, sulle persone e gli eventi che lungo la via hanno attratto la nostra attenzione. Meraviglioso, questo mondo, per la quantità e la varietà insospettabile e incalcolabile delle cose che ci sono dentro: immagini di volti scomparsi da tempo, di luoghi visitati in anni lontani e non mai più riveduti, personaggi di romanzi letti quando eravamo adolescenti, frammenti di poesie imparate a memoria a scuola e mai più dimenticate; e quante scene di film e di palcoscenico e quanti volti di attori e attrici dimenticati da chi sa quanto tempo ma sempre pronti a ricomparire nel momento in cui ti viene il desiderio di rivederli e quando li rivedi provi la stessa emozione della prima volta; e quanti motivi di canzonette, arie di opere, brani di sonate e di concerti, che ricanti dentro di te (…). Di seguito, “La sottile arte di invecchiare” del settantottenne scrittore argentino Alberto Manguel, pubblicato sul quotidiano “la Repubblica” di oggi, 12 di gennaio 2022:
Ha scritto ieri - lunedì 10 di gennaio 2022 - Enzo Bianchi in “L'arte della lettura” pubblicato sul quotidiano “la Repubblica”: (…), se la si pratica come un'arte, la lettura è scuola di silenzio e di interiorità, leggendo si tace e si fa parlare il libro, ma si impara anche il rispetto, l'attenzione e l'ascolto.
Ha scritto Enzo Bianchi in “La disciplina del tempo” pubblicato sul quotidiano “la Repubblica” del 3 di gennaio 2022:
Ha scritto Norberto Bobbio nel Suo saggio “Invito al colloquio” dell’oramai remoto anno 1951:
A lato. Hannah Arendt
Letta, su cortese segnalazione dell’amica Agnese A. e parzialmente riportata, l’intervista di Davide D'Alessandro allo psicoanalista Massimo Recalcati - "A Cacciari e Agamben dico: la filosofia può rendere ciechi" – postata sul sito www.huffingtonpost.it il 2 di gennaio 2022: