"Il bruco (2017)". Foto di Aldo Ettore Quagliozzi

"Il bruco (2017)". Foto di Aldo Ettore Quagliozzi
"Il bruco" (2017). Nikon Coolpix P900. Foto macro. Stato larvale della falena diurna "Macroglossum stellatarum" volgarmente detta "sfinge colibrì".

giovedì 9 luglio 2020

Leggereperché. 19 «Lo stile "mi piace" o "non mi piace" ha contaminato il nostro modo di discutere e argomentare».


Tratto da “Sono le idee fisse a impedirci di ragionare bene” di Umberto Galimberti, pubblicato sul settimanale “D” del quotidiano “la Repubblica” del 9 di luglio dell'anno 2016: Lo stile "mi piace" o "non mi piace" ha contaminato il nostro modo di discutere e argomentare. Con il rischio di estinguerlo, riducendoci alla povertà del pensiero.
Non ho virtù profetiche, però se si sta attenti al sottosuolo della storia, invece che alla sua superficie, dove gli avvenimenti riferiti dai media hanno la durata di un giorno e poi sono subito cancellati da altri avvenimenti, a loro volta destinati a durare un giorno, qualcosa si intuisce. Ma per intuire correttamente occorre liberarsi dalle proprie abitudini mentali, supreme forme di pigrizia del pensiero, per cui scartiamo, e con rabbia, tutto ciò che le contraddice. È necessario liberarsi, almeno quando si ragiona, dalle proprie fedi, che tra le nostre opinioni sono le più intransigenti, perché mettono in gioco identità e appartenenza. Annovero tra le fedi anche la laicità, quando diventa a sua volta una religione, senza il minimo sospetto che sia una fede anche il non aver fede. Soprattutto, occorre liberarsi dal terrore che il mondo possa andar peggio di come è andato finora, per la semplice ragione che siamo cresciuti nell'idea di progresso e, quando questo non era particolarmente evidente, ci veniva suggerita la speranza. Come se "sperare", "augurarsi", auspicare", tutte parole della passività che lasciano essere il mondo così com'è, potessero difenderci dalla disperazione (sentimento che può provare solo chi ha sperato). E così chi, facendo l'analisi dettagliata dei dati che al presente si offrono, mette in guardia dal prefigurarsi scenari luminosi, di solito è accusato di nichilismo, quando l'interlocutore è gentile. Altrimenti lo si ricopre dei peggiori insulti (che stanno sempre al posto di argomentazioni mancate). Aiutati in questa condotta dai talk show tv dove chi urla pensa di essere più efficace di chi argomenta. E in un certo senso è davvero così, perché la tv, che ha 24 ore al giorno per dire ciò che dice, non ha mai tempo per un ragionamento e perciò interrompe bruscamente chi ci prova, per timore che lo spettatore cambi canale. E poi pretendiamo che i nostri giovani imparino e trovino gusto a ragionare tra loro? In realtà, dalle lettere che ricevo constato che i giovani pongono problemi "veri" e "sentiti" e li espongono con la vivacità e la forza della scrittura, che trovavo vent'anni, fa quando D ha aperto le sue pagine al pubblico. Le persone di una certa età, invece, o lamentano la perdita dei valori dei loro tempi (in realtà rimpiangendo la giovinezza e tutto ciò che a essa è connesso), oppure, commentando le lettere pubblicate, invece di offrire argomenti alternativi, ribadiscono le proprie idee con un'ostinazione e talvolta una veemenza che ritengono autorizzata dal cattivo costume secondo il quale il lettore ha sempre ragione (perché compra il giornale?), l'ascoltatore ha sempre ragione (perché se no cambia canale?), l'elettore ha sempre ragione (se non cambia voto?). E invece no, forse è arrivato il momento di dire che il lettore, l'ascoltatore, l'elettore hanno ragione se hanno un desiderio sincero di confrontarsi con gli altri, e non di scaricare sugli altri i propri convincimenti non argomentati. L'intolleranza di cui tutti ci lamentiamo incomincia da qui. Per quanto riguarda il conflitto tra due volontà, quella del "servo" e quella del "Signore" (…), che è alla base della lotta di classe e anche della rivoluzione: certo che esiste ancora, solo che oggi la signoria non è più del Signore, ma del Mercato, divenuto mondiale. E di fronte a esso sia il servo che il signore di una volta si trovano dalla stessa parte, con la stessa volontà di reggere alle leggi che il mercato impone. Leggi che appaiono come puro calcolo matematico, quindi senza volontà, anche se alle spalle del mercato si muovono, (…), potenze finanziarie difficili da individuare le cui mosse sono imprevedibili, come imprevedibili sono le mosse dei terroristi.

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