“Favoletta
politicamente scorretta” di Andrea Camilleri che ha per titolo “Il Cavaliere e la volpe”, postata il
mercoledì 27 di ottobre dell’anno 2004:
Nel paese chiamato Iliata c’era un Cavaliere il quale ce l’aveva a morte con la Volpe. Non passava giorno che il Cavaliere, attraverso i suoi banditori che erano tanti e ben pagati, non raccontasse le malvagità della Volpe, ladra, invidiosa dei beni del Cavaliere e sempre pronta a portarglieli via, ricettacolo d’odio, spergiura, mentitrice, inaffidabile. E tutto questo perché? Solo perché il pelame della Volpe era rosso e il Cavaliere, assai più di un toro nell’arena, inferociva appena vedeva quel colore. Un giorno il Cavaliere, nascosto, vide che la Volpe voleva mangiarsi un grosso grappolo d’uva alta sopra un pergolato. La Volpe saltava e saltava con tutte le sue forze, ma, per quanto si impegnasse allo spasimo spiccando balzi sempre più alti, a un tratto si fece persuasa che quel grappolo era, per lei, irraggiungibile. «Perché sto qui a sprecare energia?», si domandò. «Oltretutto sicuramente quell’uva è troppo agra». E se ne andò. Il Cavaliere, nel suo nascondiglio, immediatamente si convinse che quell’uva era buonissima e che la Volpe aveva detto che era agra solo perché non era riuscita a prenderla. Così, avvicinatosi alla pergola, senza manco scendere da cavallo, agguantò il grappolo e ne fece un solo boccone. S’attossicò. L’uva era veramente agra.
Nel paese chiamato Iliata c’era un Cavaliere il quale ce l’aveva a morte con la Volpe. Non passava giorno che il Cavaliere, attraverso i suoi banditori che erano tanti e ben pagati, non raccontasse le malvagità della Volpe, ladra, invidiosa dei beni del Cavaliere e sempre pronta a portarglieli via, ricettacolo d’odio, spergiura, mentitrice, inaffidabile. E tutto questo perché? Solo perché il pelame della Volpe era rosso e il Cavaliere, assai più di un toro nell’arena, inferociva appena vedeva quel colore. Un giorno il Cavaliere, nascosto, vide che la Volpe voleva mangiarsi un grosso grappolo d’uva alta sopra un pergolato. La Volpe saltava e saltava con tutte le sue forze, ma, per quanto si impegnasse allo spasimo spiccando balzi sempre più alti, a un tratto si fece persuasa che quel grappolo era, per lei, irraggiungibile. «Perché sto qui a sprecare energia?», si domandò. «Oltretutto sicuramente quell’uva è troppo agra». E se ne andò. Il Cavaliere, nel suo nascondiglio, immediatamente si convinse che quell’uva era buonissima e che la Volpe aveva detto che era agra solo perché non era riuscita a prenderla. Così, avvicinatosi alla pergola, senza manco scendere da cavallo, agguantò il grappolo e ne fece un solo boccone. S’attossicò. L’uva era veramente agra.
Tratto
da “Twilight zone. Revival Berlusconi”
di Barbara Spinelli, pubblicato su “il Fatto Quotidiano” di oggi mercoledì 15
di luglio 2020: (…). Strana saggezza, quella che rompe tabù con tanta disinibizione. In
genere la saggezza tende a conservarli, ma le eccezioni non mancano. I tabù
cadono per stanchezza, o noia, o smemoratezza, o perché c’è chi coltiva lo
spirito blasé e ne ha viste tante. Il passato diventa una sorta di nebbia
spugnosa, come quella intravista dal vecchietto che d’un tratto appare in
Amarcord e osservando i semi piumosi sparpagliati nell’aria dai pioppi – le
“manine” annunciatrici della primavera – balbetta tutto scombussolato ma forse
contento: “Vagano…gironzano…gironzo-la-no…”. Come percepire in questa caligine
indistinta la solida roccia di un tabù? Quando cade un tabù c’è sempre da
temere: sta per aprirsi l’era della Twilight Zone, quella “zona intermedia fra
luce e ombra, fra scienza e superstizione, fra il pozzo delle paure umane e la
cima della conoscenza”. Difficile difendersi e mantenere la testa a posto,
quando irrompe la Quinta Dimensione e cammin facendo hai perso i tuoi tabù e
ogni cosa che prima ti pareva indigesta la riscopri, nel crepuscolo,
“interessante”. Soprattutto quando ad accogliere gli Interessanti ci sono
politici (…). Slavoj Žižek ci ricorda che in Cina, se si odia veramente
qualcuno, lo si maledice così: “Che tu possa vivere in tempi interessanti!”.
Non mi soffermerò sul curriculum di Berlusconi, sui suoi fatti e misfatti. Non
perché quel paesaggio sia annebbiato da manine (…). Quel che si vorrebbe capire
è l’origine di questa frana simultanea di memorie e salutari tabù. (…). Intanto
si cantano le lodi del vecchio mondo perduto. Ricco di persone profondamente
erudite, di accademici puntuti, di intelligenze smaliziate, comunque di
navigati: tipo Giulio Andreotti o Craxi o Berlusconi. Renzi ha mancato quasi
tutti gli esami di idoneità, si è perfino inventato un’inesistente poesia di
Borges, ma aspetta fiducioso il proprio revival con annesso smacchiatore di
tabù: presto sentiremo dire che anche lui ha l’aureola per il fatto che
possiede, grazie ai suoi senatori, il potere più infido che è quello di
nuocere. Le verità è che tutti sono venuti più o meno dal nulla, vecchi e
nuovi. Per tutti c’è stato un goffo primo giorno di scuola politica e poi tanti
giorni di trasformismo. Non erano, gli Antichi, nati competenti e cervelloni.
Apparentemente però nessuno dei Nuovi ha la loro intelligenza; nessuno è, come
lo furono i più o meno Antichi, “interessante”. Siamo governati da un nugolo di
primati appena scesi dagli alberi, dove dovrebbero tornare. Inoltre i Nuovi
sono populisti, cioè cercano di ascoltare quel che dice il popolo e di tenerne
conto: niente di più incompetente, sentenziano gli Antichi che del suffragio
universale farebbero volentieri a meno. Oppure sono sovranisti più o meno
confessi: un epiteto ingiurioso che non significa nulla, se l’anti-sovranista
non spiega una buona volta quel che significhi, per lui, “sovranità”. Nel
salotto può tornare Berlusconi. Andreotti no perché non c’è ma è di continuo
celebrato (ah i bei tempi della prima repubblica!). I loro rapporti con la
mafia e il malaffare – certificati da inchieste e verdetti giudiziari – sono
quisquilie coltivate da robivecchi. La mafia stessa non fa più quella grande
impressione, specie in tempi di Covid. Due inchieste sul Financial Times (7 e 9
luglio) raccontano come la ’ndrangheta infiltri il nostro sistema sanitario e
venda bond sui mercati, ma i giornali mainstream non dicono un granché, né si
preoccupano di capire l’effetto che notizie simili potrebbero sortire alla
vigilia del negoziato Ue sul Recovery Fund (l’effetto di un pizzino, si può
supporre). Sono in ben altre faccende affaccendati, come il rassettamento del
passato che finirà col concedere il revival magari anche alle mafie. Benvenuti
in tempi interessanti.
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