Da “In fondo
a sinistra” di Marco Travaglio, pubblicato su “il Fatto Quotidiano” del 5 di
agosto 2018: (…). Un premier semisconosciuto come Conte, stando ai sondaggi, gode
del 69% di popolarità, di poco superiore a quella del suo governo e dei
dioscuri Di Maio e Salvini. Eppure la maggioranza Frankenstein nata due mesi fa
passa gran parte del suo tempo a litigare, a commettere errori puerili e gaffe
plateali, ad annunciare cose che non potrà mai fare, a smentire le voci dal sen
fuggite a questo o quel ministro, in una cacofonia incoerente e pasticciona che
dovrebbe gonfiare le vele delle opposizioni. E invece porta altro fieno in
cascina ai governativi. Possibile che a sinistra, fra una maglietta rossa e un
appello antifascista, nessuno capisca quel che sta accadendo? Eppure è tutto
molto chiaro: il ricordo dei disastrosi governi precedenti è talmente vicino,
vivido, incombente che nessun errore dei nuovi arrivati può suscitare un
rimpianto per i partiti sconfitti alle elezioni. Ci si accontenta che i nuovi
arrivati facciano ogni tanto il contrario dei vecchi: qualche freno al
precariato, qualche nomina per merito e non per tessera (dall’ad Rai ai nuovi
vertici Fs), lo stop all’ultima svuotacarceri e al bavaglio sulle
intercettazioni, la rimessa in discussione di grandi opere assurde come il Tav
Torino-Lione. Anche perché né il Pd, né Leu (o come diavolo si chiama ora) né
tantomeno FI fanno assolutamente nulla per distaccarsi da quel passato e poter
dire agli italiani: “Ora siamo un’altra cosa, voltiamo pagina e ripartiamo da
zero”. FI non può per una dannazione genetica: è nata con B. e morirà con B. Ma
il Pd e la sinistra non dovrebbero avere problemi a trovare nuovi leader:
oltretutto ci sono abituati, avendone cambiati una trentina in vent’anni. Però
un conto sono i nuovi leader, un altro sono i leader nuovi. Gente, cioè, capace
di parlare un linguaggio diverso, portare contenuti diversi e raggiungere
elettori diversi: perduti e mai avuti. Finora, invece, lo scouting pidino si è
concentrato su leader nuovi, o seminuovi, o di seconda mano, o di seconda fila.
Dirigenti che stavano al governo e vorrebbero dirigere il partito, come se il
partito non avesse perso proprio per i disastri fatti al governo. Martina e
Gentiloni sono brave persone, ma chi li ha mai sentiti prendere le distanze da
Renzi su questioni sostanziali come lavoro, povertà, precariato, nomine, casta,
corruzione, tasse? Le ultime cartine al tornasole sono due casi all’apparenza
minori, almeno per l’impatto sui conti pubblici (non sull’immaginario
collettivo): i vitalizi e l’Air Force Renzi (…). Per farla finita con i
privilegi pensionistici dei parlamentari bastava – come scrisse il Fatto due
anni fa in un appello con centinaia di migliaia di firme – una delibera degli
uffici di presidenza di Camera e Senato. I 5Stelle, appena Fico s’è seduto a
Palazzo Madama, hanno subito provveduto, trascinandosi dietro una Lega
riottosa. La casta confidava nella rivincita al Senato grazie alla santa
patrona Maria Elisabetta Casellati Alberti Serbelloni Mazzanti Vien Dal Mare.
Che ha chiesto pareri a tutti nella speranza che qualcuno le rispondesse che
no, tagliare i vitalizi non si può. Invece persino il Consiglio di Stato ha
detto che sì, si può. Così ora anche il Senato sarà costretto a imitare la
Camera. E chi se ne gioverà? Il M5S. Sarebbe bastato che un anno fa il Pd
facesse altrettanto, anziché presentare la legge Richetti e poi bocciarla, per
poter vantare almeno quel successo. Ora, per cancellare quel pessimo ricordo,
non basta piazzare Martina, o Gentiloni, o Calenda al posto di Renzi: ci vuole
qualcuno che negli ultimi anni facesse altro. L’Air Force Renzi, monumento
supremo al superego provincialotto del capo, fu svelato dal Fatto due anni fa:
si sapeva fin da subito che era una boiata pazzesca. Ora che il nuovo governo
disdice il contratto-capestro Alitalia-Etihad da 150 milioni (e per il leasing,
mica per l’acquisto, che sarebbe costato meno; e per fortuna ci siamo
risparmiati i 15 o 16 che sarebbe costato il nuovo arredamento sognato dal
megalomane di Rignano), nessun pretendente al trono del Nazareno può dire
alcunché.
Erano tutti lì attorno a Renzi a fischiettare e a parlar d’altro, oppure a salire a bordo (da Gentiloni a Scalfarotto). Casi come questo ne verranno fuori molti altri, ora che i vincoli di solidarietà-omertà si allentano dopo l’uscita del Pd dalle stanze dei bottoni. Qualcuno lo svelerà la nuova maggioranza, aprendo i cassetti e gli armadi. Qualcuno altro magari lo scopriranno le procure. È così difficile capire che il Pd può avere un futuro solo facendo subito tabula rasa del passato e affidandosi a qualcuno che non c’era? (…).
Erano tutti lì attorno a Renzi a fischiettare e a parlar d’altro, oppure a salire a bordo (da Gentiloni a Scalfarotto). Casi come questo ne verranno fuori molti altri, ora che i vincoli di solidarietà-omertà si allentano dopo l’uscita del Pd dalle stanze dei bottoni. Qualcuno lo svelerà la nuova maggioranza, aprendo i cassetti e gli armadi. Qualcuno altro magari lo scopriranno le procure. È così difficile capire che il Pd può avere un futuro solo facendo subito tabula rasa del passato e affidandosi a qualcuno che non c’era? (…).
Nessun commento:
Posta un commento