Tratto da “La missione impossibile di costruire l’Europa” di Eugenio Scalfari,
pubblicato sul quotidiano la Repubblica del 28 di agosto dell’anno 2011: (…).
Viene in mente quello che fu il destino delle città greche ai tempi di
Alessandro il Grande. Atene, Sparta, Tebe, Corinto erano state grandi, avevano
costellato di colonie le coste del Mediterraneo, avevano sconfitto i persiani
di Ciro e di Serse ma poi si erano dilaniate in feroci guerre tra loro.
Quando Alessandro concepì il suo sogno d´un impero che arrivasse fino al Caspio e all´Indo, cercò di riportare la Grecia all´antico splendore guidandola e associandola alla sua visione, ma non riuscì, le città greche rifiutarono la sua proposta e non riuscirono a scuotersi dalla loro irrilevanza politica. Alessandro partì senza di loro alla conquista delle terre di mezzo. Dalla sua impresa nacque l´ellenismo che fu il tramite prezioso tra la cultura greca e quella romana. L´ellenismo contribuì fortemente alla nascita della civiltà europea, ma la Grecia non è più uscita dalla sua irrilevanza. Sarà questo il destino dell´Europa di oggi? (…). Sarebbe importante che (…) il motore del desiderio si riaccendesse, in Italia e in Europa. Ma che cos´è esattamente il motore del desiderio? Ecco un punto che merita attenzione e approfondimento. La nostra – scrisse Hegel nella sua Fenomenologia dello spirito – è una specie desiderante. Desidera di desiderare cioè desidera di trascendersi, di superarsi. Non di superare gli altri, ma di superare se stessi. Questo è il lascito che ci ha consegnato la modernità: superare noi stessi, non aggrapparsi alla sicurezza identitaria. Purtroppo (…) lo spirito oggi prevalente è invece quello di aggrapparsi alle proprie identità. (…). Le istituzioni europee non riescono a compiere quel superamento di se stesse indispensabile per la nascita d´una grande potenza che sia in grado di coniugare un vero governo dell´Unione con un Parlamento democratico eletto direttamente dai popoli europei. (…). Ricordate come nacque la governance degli Stati Uniti? All´inizio era una confederazione di Stati sovrani, con poteri federali molto ristretti. Ma quello fu un seme che fruttificò. Era nato da una guerra di indipendenza. Poi fu necessaria una guerra di secessione. E poi ebbe inizio una lunga lotta per l´affermazione dei diritti eguali per tutti. Così, passo dopo passo, il governo federale acquistò poteri sempre più estesi e rese possibile l´assorbimento dell´immigrazione. La prima potenza democratica del mondo è nata infatti dal melting d´una quantità di minoranze anglosassoni, irlandesi, italiane, africane, messicane, portoricane, ebree, russe, cinesi. Così è nata la nazione americana e questa è l´America, vitale perché sempre in cerca d´una nuova frontiera, d´un sogno da realizzare, d´una missione da adempiere. L´Europa ha svolto ben prima dell´America analoghe missioni, ma non come potenza continentale. Furono le singole nazioni a creare i loro imperi, ma in perenne guerra tra loro: Spagna, Francia, Portogallo, Olanda, Inghilterra, Austria, Germania. Imperi, guerre, interessi e anche valori. Tornano in mente ancora una volta le città greche, il loro grande destino e poi la loro finale irrilevanza. Avevano almeno una lingua comune. Noi non abbiamo neppure quella e non è certo una piccola differenza. (…). Dobbiamo fare dell´euro una grande moneta mondiale, sorretta da interessi ma anche dai valori di libertà, eguaglianza, democrazia. Dobbiamo insomma riaccendere il “motore del desiderio”. (…).
Quando Alessandro concepì il suo sogno d´un impero che arrivasse fino al Caspio e all´Indo, cercò di riportare la Grecia all´antico splendore guidandola e associandola alla sua visione, ma non riuscì, le città greche rifiutarono la sua proposta e non riuscirono a scuotersi dalla loro irrilevanza politica. Alessandro partì senza di loro alla conquista delle terre di mezzo. Dalla sua impresa nacque l´ellenismo che fu il tramite prezioso tra la cultura greca e quella romana. L´ellenismo contribuì fortemente alla nascita della civiltà europea, ma la Grecia non è più uscita dalla sua irrilevanza. Sarà questo il destino dell´Europa di oggi? (…). Sarebbe importante che (…) il motore del desiderio si riaccendesse, in Italia e in Europa. Ma che cos´è esattamente il motore del desiderio? Ecco un punto che merita attenzione e approfondimento. La nostra – scrisse Hegel nella sua Fenomenologia dello spirito – è una specie desiderante. Desidera di desiderare cioè desidera di trascendersi, di superarsi. Non di superare gli altri, ma di superare se stessi. Questo è il lascito che ci ha consegnato la modernità: superare noi stessi, non aggrapparsi alla sicurezza identitaria. Purtroppo (…) lo spirito oggi prevalente è invece quello di aggrapparsi alle proprie identità. (…). Le istituzioni europee non riescono a compiere quel superamento di se stesse indispensabile per la nascita d´una grande potenza che sia in grado di coniugare un vero governo dell´Unione con un Parlamento democratico eletto direttamente dai popoli europei. (…). Ricordate come nacque la governance degli Stati Uniti? All´inizio era una confederazione di Stati sovrani, con poteri federali molto ristretti. Ma quello fu un seme che fruttificò. Era nato da una guerra di indipendenza. Poi fu necessaria una guerra di secessione. E poi ebbe inizio una lunga lotta per l´affermazione dei diritti eguali per tutti. Così, passo dopo passo, il governo federale acquistò poteri sempre più estesi e rese possibile l´assorbimento dell´immigrazione. La prima potenza democratica del mondo è nata infatti dal melting d´una quantità di minoranze anglosassoni, irlandesi, italiane, africane, messicane, portoricane, ebree, russe, cinesi. Così è nata la nazione americana e questa è l´America, vitale perché sempre in cerca d´una nuova frontiera, d´un sogno da realizzare, d´una missione da adempiere. L´Europa ha svolto ben prima dell´America analoghe missioni, ma non come potenza continentale. Furono le singole nazioni a creare i loro imperi, ma in perenne guerra tra loro: Spagna, Francia, Portogallo, Olanda, Inghilterra, Austria, Germania. Imperi, guerre, interessi e anche valori. Tornano in mente ancora una volta le città greche, il loro grande destino e poi la loro finale irrilevanza. Avevano almeno una lingua comune. Noi non abbiamo neppure quella e non è certo una piccola differenza. (…). Dobbiamo fare dell´euro una grande moneta mondiale, sorretta da interessi ma anche dai valori di libertà, eguaglianza, democrazia. Dobbiamo insomma riaccendere il “motore del desiderio”. (…).
Nessun commento:
Posta un commento