Ha scritto il professor Alberto Asor Rosa – in “Vita da prof, non pensione d’oro” –
sul quotidiano la Repubblica del 14 di agosto 2018: (…). Questi autentici e
irrimediabili analfabeti che ci governano, - parole poche e sommarie, sintassi
intollerabile, anfanare d’insulti e proterve battute - hanno in mente qualcosa
di ben preciso, che è la cancellazione di tutta la storia italiana precedente,
con le sue categorie, le sue culture, le sue tradizioni, i suoi protagonisti,
la sua memoria. Offendere e umiliare fino in fondo chi ne è stato, bene o male,
protagonista, significa favorire l’avvento di una nuova stagione, in cui tutte
le élite, di ogni natura, verranno fatte fuori una dietro l’altra. Hanno
cominciato con professori universitari, magistrati, continueranno con i
giornalisti, gli uomini della televisione, i liberi professionisti, i tecnici
dell’industria, ecc. ecc. Se potessero ora, dopo l’attacco alle “ pensioni
d’oro”, abolirebbero d’un tratto le Università: come mai non è venuto ancora in
mente al duo Grillo- Casaleggio che anche la ricerca e l’istruzione di livello
superiore si potrebbero fare, estraendone a sorte i protagonisti? Si eviterebbe
il rischio, da parte loro, di superstiti voci di elaborazione e di protesta. Anche
questa per me è una conferma. Esiste un verbo ispirato alla piatta omogeneità
della massa, che verrà applicato fino in fondo, se non si troverà il modo di
fermarli. Di seguito il testo parzialmente tratto da "Ministro Salvini ora l’ha capito? La
’ndrangheta fa soldi al nord" di Roberto Saviano, pubblicato
sul quotidiano la Repubblica del 14 di agosto 2018: (…). Chieda
scusa, ministro, in nome di un partito che ha governato nei territori
settentrionali maggiormente infiltrati dalle mafie senza mai chiudere le porte
al potere criminale nel Nord Italia. Lo faccia per tutti gli anni in cui il suo
partito ha negato l'esistenza delle mafie al Nord, credendo fosse un fenomeno
nato da terroni corrotti e incivili, circoscritto all'arretrato Meridione. Per
anni lei in prima persona e il suo partito avete commesso il più pericoloso dei
crimini: colpevolizzare indistintamente l'intero Sud significava isolare la
parte sana che era la parte maggiore, rendendo difficilissimo riconoscere il
problema. E mentre vi esibivate in un profluvio di accuse e insulti verso i
"terroni tutti mafiosi", marchiati come portatori di corruzione e
sperperatori di denaro pubblico, distoglievate l'attenzione dalla vera
questione mafiosa che era tutta di natura economica e ben lontana dal Sud.
Chieda scusa per aver criminalizzato tutti i meridionali per anni, mentre
l'imprenditoria settentrionale stringeva accordi con imprese controllate da
'ndrangheta, camorra e cosa nostra. La vostra incompetenza non vi faceva vedere
che i soldi delle mafie meridionali andavano in soccorso delle imprese del
Nord. Mentre tutto questo accadeva lei e i suoi parlavate di
secessionismo attaccando i meridionali che studiavano nelle università
settentrionali, che lavoravano nelle fabbriche lombarde, piemontesi, che
costruivano condomini in Emilia Romagna. Chieda scusa. (…). Sono ambiziosi
questi 'ndranghetisti del Nord, tanto che nel 2009 il boss Carmelo Novella,
capo della 'ndrangheta in Lombardia, venne ucciso per le sue mire secessioniste
(eh sì, anche la 'ndrangheta ha avuto il suo periodo secessionista): compare
Nuzzo voleva che l'organizzazione lombarda, potentissima sul piano economico,
divenisse indipendente rispetto alla casa madre di San Luca e si era messo a
distribuire cariche senza il consenso della base calabrese. Tutto questo lo
ignora, come ignora la maggior parte di ciò di cui parla apprendendolo per
sentito dire, lo stesso metodo approssimativo lo usa sulle mafie. Si
ricorderà le fiaccolate leghiste contro il soggiorno obbligato dei boss al
Nord, considerato l'origine di tutti i mali, il vettore dell'esportazione del
virus criminale, ignorando completamente che la potenza mafiosa al Nord
risiedeva nell'interlocuzione politica e imprenditoriale, terreno fertile indispensabile
per l'attecchimento delle mafie. Per anni l'antimafia leghista è stata questo,
una lotta contro il soggiorno obbligato, già allora considerata da molti
giudici solo una battaglia ideologica. La Lega faceva affari con quelli che
considerava "invasori" e dietro al grido di "Roma ladrona"
faceva sparire 49 milioni di rimborsi elettorali. 49 milioni di soldi pubblici.
Come sono stati spesi? Segua le condanne e le inchieste giudiziarie, la Lega
quei soldi li ha riciclati grazie alla mediazione di Romolo Girardelli, uomo
della cosca De Stefano di Reggio Calabria, i soldi sono finiti in paradisi
fiscali a Cipro e in Tanzania. Ma proprio in quel frangente lei, ministro, ha
capito che la caduta giudiziaria dei vecchi dirigenti della Lega poteva
favorirla, ma aveva bisogno di allargare il consenso. D'improvviso, quei
meridionali ladri e mafiosi che insultavate sono tornati utili perché con i
voti del solo Nord non si può governare tutto il Paese. Pecunia non olet, e
neanche i voti puzzano. Nemmeno quelli dei meridionali. Non deve aver causato
poco disorientamento nella base questo cambio di rotta, che però è stato
colmato prontamente sostituendo il vecchio nemico con uno nuovo: fuori i
meridionali, dentro gli immigrati. Ora deve sapere che le mafie non hanno paura
dei suoi tweet, l'unica cosa che temono è la luce. Luce sui loro affari, luce
sul loro potere. E lei o non conosce o mente sapendo di mentire.
(…). No,
Salvini, la retorica de "la mafia mi fa schifo" urlata sui social e a
ogni visita al Sud non serve proprio a nulla, se non è accompagnata da
competenza e azioni concrete. Persino Michele Greco detto "il Papa",
storico boss della commissione di cosa nostra, lanciava anatemi contro le mafie
dichiarando "la violenza non fa parte della mia dignità" e poi approvava
ordini di esecuzioni. Le mafie sanno bene che una cosa sono i proclami da
regalare all'opinione pubblica per avere consenso, altra cosa è l'operatività. La
'ndrangheta non ha colore né partito, segue e interloquisce con tutti coloro
che sono utili per ottenere favori, soldi, maggiore potere. Come ha svelato
l'inchiesta "Infinito" della Dda di Milano e di Reggio Calabria,
l'allora assessore provinciale leghista Angelo Ciocca incontrava l'avvocato e
boss Pino Neri, membro della locale di 'ndrangheta di Pavia, condannato tre
anni fa in Cassazione a 18 anni di carcere. Un video dei carabinieri li
immortalò nel 2009, prima delle elezioni comunali a Pavia, e secondo gli
inquirenti l'argomento della conversazione erano i pacchetti di voti da
destinare a un candidato prescelto dalla 'ndrangheta, Francesco Rocco Del
Prete. La sento già ribattere che Angelo Ciocca per questo non è stato
indagato. Certo, è così, ma l'inchiesta mostrava come il boss Neri cercasse
l'interlocuzione con un politico leghista affinché lo aiutasse a piazzare in
Comune un nome gradito, offrendogli in cambio un appartamento a un prezzo
agevolato. "Questa è storia che non mi riguarda", immagino stia per
dire. Non è così, la riguarda eccome. I fili che legano 'ndrangheta e Lega sono
molteplici e non si identificano solo nelle sentenze di condanna. Giacinto
Mariani, il suo "ambasciatore" in Brianza - (…) - è stato sindaco di
Seregno per due mandati. Lei l'ha sostenuto nella sua corsa alle amministrative
e Mariani ha fatto campagna elettorale nelle sue zone per lei alle politiche. È
diventato poi vice del suo successore, Edoardo Mazza (in quota Pdl), il sindaco
che scriveva su Facebook "la mafia si combatte con i fatti".
Entrambi, sia il sindaco Mazza sia il vicesindaco Mariani (e altri dirigenti
comunali), sono stati coinvolti in un'indagine della Procura di Monza del
settembre 2017 per abuso d'ufficio. L'accusa è di aver elargito favori urbanistici
a un costruttore in contatto con la 'ndrangheta, Antonino Lugarà (un uomo che,
come è stato svelato dalle intercettazioni, chiedeva favori anche al nipote del
boss Giuseppe Morabito "U Tiradrittu", capo della potente 'ndrina di
Africo). (…). L'ormai ex vicesindaco Giacinto Mariani risulta, (…), tra i soci
della discoteca "Molto Club" e del ristorante "Mucho Mas",
entrambi in Brianza. Ebbene, otto dei soci di Mariani nel "Molto
Club" e sette nel "Mucho Mas" risultano anche proprietari di un
altro locale, il "Noir" di Lissone (Mb), dove - come emerge dall'inchiesta
"Infinito" - gli 'ndranghetisti della zona trascorrevano spesso le
loro serate, perché per loro le serate erano gratis. Come si legge nella
sentenza, infatti, "i titolari dei locali da loro frequentati li
conoscevano e nessuno pretendeva che pagassero (...). Peraltro, i gestori di
questi locali (ad esempio quelli del "Noir" e del "Dejà
vu") da ciò traevano anche beneficio, perché potevano contare sulla loro
protezione: quando avevano problemi con gli avventori o con malavitosi non
contattavano certamente le forze dell'ordine, ma gli affiliati, che
intervenivano immediatamente in loro ausilio". Qui arriva, ministro,
un'altra coincidenza, proprio al "Noir", locale in cui gli
'ndranghetisti di Seregno trascorrevano le loro serate gratis in cambio di
protezione, il 2 marzo 2018 ha chiuso la campagna elettorale della Lega in
Lombardia l'on. Paolo Grimoldi, deputato e segretario nazionale della Lega
Lombarda, un tempo suo compagno di stanza a Roma. Nessun reato a chiudere in
quella discoteca la campagna elettorale, ovviamente, ma rilegga quanto ho scritto:
non vede una vicinanza di luoghi e persone che spaventa e che fa capire quanto
la mafia sia presente in Brianza, uno dei territori che per anni ha millantato
di essere immune dal fenomeno mafioso e da decenni è gestito dalla Lega? È la
Brianza che negli ultimi 23 anni è stata interessata da 16 inchieste antimafia
e la Lega non ha - se non con proclami - fatto da scudo al capitalismo
criminale, anzi, in molti casi è stata complice. Sotto la gestione politica
della Lega la Brianza è diventata una contea mafiosa. Chieda scusa anche di
questo (…). Non le lasceremo sporcare con la propaganda l'impegno antimafia di
magistrati, forze dell'ordine, giornalisti e associazioni. (…). Come hanno
denunciato Giovanni Tizian e Stefano Vergine, il responsabile della sezione
locale leghista di Rosarno, Vincenzo Gioffrè, che è stato tra gli organizzatori
del suo comizio post-elettorale nel liceo del paese, ha fondato una cooperativa
agricola (chiusa nel 2013 per mano del ministero dello Sviluppo economico) con
Giuseppe Artuso, il quale secondo la Procura antimafia di Reggio Calabria
sarebbe molto vicino alla potente cosca dei Pesce. Gioffrè, l'uomo della Lega
in Calabria, ha creato anche un consorzio di cooperative agricole che ha avuto
come presidente del cda Antonio Francesco Rao, un personaggio che, come risulta
dagli atti giudiziari, sarebbe vicino al clan Bellocco, 'ndrina alleata dei
Pesce. Non solo: il segretario regionale della Lega in Calabria, Domenico
Furgiuele, che ora siede come deputato in Parlamento, è stato amministratore
unico di una delle società del suocero, Salvatore Mazzei, che è stato
condannato per estorsione aggravata dal metodo mafioso. Solito
gioco, ministro, per propaganda proclamare che la 'ndrangheta fa schifo ma poi
il partito per necessità agisce in tutt'altro senso. Ministro, rispondere
"io non c'entro... io non so..." è solo semenza per i suoi squadristi
da web, ma non convincerà nessun altro. Mi raccomando, Salvini, questa volta
non dica che il problema di San Luca sono le ormai caratteristiche abitazioni
che non vengono mai portate a termine lasciando spuntare piloni di ferro dal
cemento (anche se, studiando la questione, potrà scoprire che anche
quell'"architettura del non-finito" ha un significato e un senso
tutt'altro che estetico). Smetta di fare propaganda, ministro. È questo il suo
impegno antimafia? Sappiamo già cosa aspettarci per il futuro: arresti del
segmento militare, qualche sequestro di villa, mentre imperi economici e
alleanze imprenditoriali e politiche rimarranno intatte. (…). Vedrà come un
territorio abbandonato da investimenti, lasciato immerso nella disoccupazione,
dissanguato dall'emorragia dell'emigrazione sia divenuto uno dei territori più
ricchi d'Europa ma di una ricchezza di rapina, che non crea scuole, che non
crea palestre, che non crea piazze, che non genera musica, ricchezza che le
cosche nascondono nei paradisi fiscali, gli stessi dove finirono i soldi della
Lega. Si fermi dinanzi la casa di Corrado Alvaro, scrittore in grado come
nessuno di mappare, capirà dalle sue pagine ciò che hanno dovuto subire le
genti delle Calabrie e come l'emigrazione, spesso clandestina, disperata, sia
stata l'unica possibilità di salvezza per migliaia e migliaia di calabresi
emigrati ovunque ci fosse una costa da raggiungere. Vada Salvini e chieda scusa
per tutto quello che la Lega continua a non fare. Poi visto che si trova da
quelle parti vada a Riace e veda come un sindaco coraggioso sia riuscito
accogliendo migranti a rilanciare un territorio in ginocchio a cui nei fatti
erano stati tolti diritti civili, veda come un territorio ai margini della
democrazia da sempre sotto la dittatura mafiosa sia riuscito a rinascere
contando sul talento dei calabresi e dei nuovi calabresi migranti. Vada
e apprenda. (…).
Nessun commento:
Posta un commento