Da “Mass media e contraddizioni esistenziali” di Umberto Galimberti,
pubblicato sul settimanale “D” del 31 di luglio dell’anno 2010: Diceva
Pascal: - Burlarsi della filosofia è già fare filosofia -. Sappiamo
tutti che il pensiero, la riflessione, l'atteggiamento critico non trovano
molti seguaci, perché i più hanno disertato quella curiosità infantile che,
nell'età dei "perché", formula domande che senza difficoltà possiamo
chiamare "scientifiche" o "filosofiche": "Perché se la
terra è rotonda e gira, noi non cadiamo", "Perché le stelle stanno
appese in cielo?", "Come fa Dio a esistere se non ha una mamma".
Nel tentativo di orientarsi nel mondo i bambini, anche senza saperlo, cercano
di eliminare le contraddizioni, di trovare nessi di causalità e, non
accontentandosi delle risposte fugaci e frettolose degli adulti, insistono.
Questo per dire che il pensiero, la riflessione, l'atteggiamento critico non
sono prerogative dei filosofi o degli scienziati, ma esigenze di tutti gli
uomini che rifiutano di vivere a propria insaputa o in un mondo confezionato da
altri. Accade però che il pensiero comporta una certa fatica, per cui molti si
stancano di domandare e preferiscono muoversi in un mondo costruito dalle
risposte degli altri. Chiamano queste risposte confezionate "realtà"
e "masturbazioni mentali" ogni spunto di riflessione. Fu per questo
che Talete, il primo filosofo, suscitò il riso di una servetta trace quando
cadde in un fosso mentre era intento a scrutare le stelle, e fu per il suo
atteggiamento critico, per la sua insistenza a mettere in questione l'ovvio che
Socrate fu condannato a morte. Platone, dal canto suo, quando andò a Siracusa
per realizzare il suo Stato ideale, finì in prigione, mentre Aristotele, dopo
la morte di Alessandro Magno, dovette fuggire da Atene per evitare
persecuzioni. Non parliamo poi di Galileo e del suo processo, di Giordano Bruno
arso vivo in Campo dei Fiori, di Cartesio che evita di pubblicare il suo
trattato sull'uomo per timore di fare la fine di Galileo, e via proseguendo.
Nonostante questo, i loro pensieri e le loro riflessioni hanno fatto la storia
dell'Occidente, per cui in quali condizioni, attraverso quali canali, mediante
quali strumenti il pensiero pensa e si propaga, non ha grande rilevanza.
L'importante è che continui ad avere dei seguaci e degli attenti curiosi. (…).
Nessun commento:
Posta un commento