Da “Renzi e
B. trattano per il governo protetti dal pensiero unico”, intervista di
Silvia Truzzi al professor Paul Ginsborg pubblicata su “il Fatto Quotidiano” del
29 di maggio 2017: Se gli domandi di quest’ennesima ritrovata giovinezza di Berlusconi, ti
risponde: “Questo ritorno al passato mi fa impressione. Anche molta rabbia. La
stampa italiana non ha imparato la lezione, purtroppo. E nemmeno la borghesia,
che si è omologata. L’unica posizione che ha cittadinanza ormai è quella
neoliberista”.
(…). Professore, ci sarà di nuovo un governo
di larghe intese con Pd e Forza Italia con i Cinque stelle all’opposizione? «Sì,
credo sia più che possibile. Non dimentichiamoci che Berlusconi non ha mai
fatto mistero di considerare Renzi il suo figlio politico. E ricordiamo anche
la visita pastorale di Renzi ad Arcore: allora tutti lo criticarono, ma lui
come sempre tirò dritto per la sua strada. Mi colpisce molto che non esistano
in circolazione foto dei due insieme. E dire che il segretario del Pd è sempre
pronto ad abbracciare tutti. Questa “clandestinità” mi fa pensare che stiano
già trattando alleanze di governo. Il leader della sinistra non mette insieme
il ceto medio, cerca di separarlo. Ed è molto grave».
Perché? «Il ceto medio in Italia è stato
trattato come carne da macello dalla politica, usato e abbandonato. Oggi
rappresenta una parte di società arrabbiata, per via della disoccupazione e
dell’impoverimento. A queste persone nessuno sa dare risposte, nemmeno i Cinque
Stelle. Non credo che potranno farlo neanche D’Alema e Pisapia. Il ceto medio è
stato indebolito, e non solo economicamente. Intendo anche da un punto di vista
culturale, sociale e politico. I partiti hanno usato alcune rivendicazioni e
alcuni movimenti finché ha fatto loro comodo. Ricordo che Fassino si presentò
alla manifestazione dei girotondi, dove i partiti non erano invitati, e si mise
a firmare autografi. Oggi quando D’Alema cita “i comitati del No al referendum
di Zagrebelsky” fa la stessa cosa: un’operazione opportunista e senza
contenuti. Invece di riconoscere che esiste una società civile che va
incoraggiata a crescere, cerca di risucchiarla. È un grande segno di miopia».
Come potrà un elettore del Pd che per lustri
ha fatto la guerra a Berlusconi votare il suo partito sapendo che probabilmente
si alleerà proprio con Berlusconi? «Io vivo in Toscana e vedo quotidianamente
quanta accondiscendenza c’è verso il leader, verso tutto ciò che viene
dall’alto. Lo spirito critico difetta. Ma non stupiamoci, è un atteggiamento
che viene da lontano: “Compagni, è cambiata la linea!”, il caro vecchio
centralismo democratico. Penso che ci siano elementi di ubbidienza cieca,
passati dai padri ai figli».
Perché gli intellettuali tacciono? «Dirò una
cosa antipatica: in tanti settori – della cultura, alla giustizia e alle
professioni – tutto passa attraverso il potere. Se il Pd esercita un dominio
vasto, si aspetta e ottiene fedeltà. In Inghilterra le risorse che la politica
può distribuire sono molto meno».
Tutti tengono famiglia? «L’altra sera ho
detto a mio figlio maggiore: “Ben, ho sbagliato tutto. Avrei dovuto essere un
padre ‘clientelare’, utilizzare i miei contatti per sistemare i miei figli”. E
lui mi ha detto: “E’ vero, babbo. Così se Bossi aveva il Trota, io potevo
essere il tuo Merluzzo”. Scherzi a parte, credo che la situazione sia
tristemente e banalmente questa: la maggioranza teme di inimicarsi chi ha – o
anche potrebbe avere – il potere».
In Europa il premier che attirava sorrisini,
ora diventa un fattore di stabilizzazione, benvenuto agli appuntamenti del Ppe.
Come è possibile? «In Europa la situazione è disperata: non possono rischiare
altre “exit”. Anche se Renzi porta il partito di Berlusconi al governo,
proveranno a digerirlo. Siamo in buona compagnia, del resto: basta pensare al
premier ungherese, ben peggio di Berlusconi. Credo però che Berlusconi
continuerà ad avere un peso, ma resterà defilato».
Non può neanche candidarsi! «Dopo il
fallimento del rinnovamento a sinistra negli anni Novanta, bisogna essere
onesti e dire che non c’è molta differenza tra le politiche neoliberiste di
Berlusconi e quelle di Renzi.
Come vede le elezioni in ottobre? «Non c’è
un altro Paese come l’Italia fissato su quando e come si vota. La discussione
sulla legge elettorale è stupefacente per uno straniero. Credo che Renzi voglia
tornare al potere il prima possibile. Credo che non dorma la notte nel timore
che il potere gli scivoli dalle mani. In politica le cose cambiano con
eccezionale rapidità: Harold Wilson, un premier inglese degli Anni 60, diceva
che “una settimana in politica è un tempo lunghissimo”».
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