"Il bruco (2017)". Foto di Aldo Ettore Quagliozzi

"Il bruco (2017)". Foto di Aldo Ettore Quagliozzi
"Il bruco" (2017). Nikon Coolpix P900. Foto macro. Stato larvale della falena diurna "Macroglossum stellatarum" volgarmente detta "sfinge colibrì".

martedì 9 maggio 2017

Paginatre. 85 “Trump, una marionetta nelle mani del capitalismo”.



Da “Tutti cattivi” di Michel Onfray, pubblicato sul settimanale L’Espresso del 16 di aprile 2017: (…). L’ho detto prima delle elezioni, durante le elezioni e dopo le elezioni, una volta su “Le Point”, un’altra su “L’Obs”, e l’ho ripetuto altrove in varie televisioni: Trump è la “bambola gonfiabile del capitalismo”. Avevo annunciato che non avrebbe mantenuto le sue promesse, che non c’era niente da temere da lui e dai suoi istrionismi, perché sarebbe subito tornato a essere ciò che non ha mai smesso di essere, ciò che sono tutti i presidenti eletti degli Stati Uniti: semplici giocattoli nelle mani del Capitale. Non immaginavo che mi avrebbe dato ragione tanto presto! Subito dopo la sua elezione, in effetti, ha parlato bene di Hillary Clinton che aveva minacciato di sbattere in prigione non appena eletto; poi ha rinunciato ad abrogare l’Obamacare, pur avendone fatto un cavallo di battaglia della sua campagna; e infine eccolo che bombarda la Siria dopo aver sbraitato da ogni podio possibile e immaginabile che con lui gli Stati Uniti si sarebbero disimpegnati da tutti i conflitti del pianeta! No, non siamo stati ancora colti di sorpresa del tutto da quest’uomo che, come Obama, come gli altri, democratici e repubblicani nello stesso modo, si rivela per quel che è: una marionetta nelle mani del capitalismo. Gli uomini politici non applicano un programma, ma ubbidiscono al programma che rende possibile la loro stessa esistenza. Così, lo Stato Islamico è un mero prodotto della politica estera che gli americani hanno adottato in Medio Oriente per lo meno dal 1991. Essa è cominciata con la distruzione dell’Iraq, seguita dalla distruzione dei regimi - autoritari, certo, ma laici - che arginavano le prevedibili pressioni del terrorismo islamico, e dunque la Libia e nello stesso modo la Siria. A ciò ha fatto seguito il caos planetario provocato dalle decisioni di George Bush, che oggi dipinge quadri orrendi, espone le sue tele nelle gallerie, raggiunge i primi posti nelle classifica dei libri più venduti con il catalogo di questa sua produzione pittorica così scadente mentre dovrebbe rendere conto delle proprie azioni davanti a un Tribunale penale internazionale, se non marcire a vita in una cella di prigione per crimini di guerra, ossia crimini contro l’umanità. Con il pretesto fasullo che l’Iraq minacciava l’Occidente con armi di distruzione di massa che in verità quel paese non aveva, l’Occidente ha creato un caos nel quale oggi prosperano i jihadisti che - anche loro al di là del bene e del male -ubbidiscono a un programma imperialista americano. Questo Iraq che non ci minacciava, perché la Francia gli forniva le centrali nucleari, aiuto tecnico, armi e aerei da caccia in cambio dei quali Saddam Hussein finanziava le campagne presidenziali francesi, questo Iraq distrutto ora costituisce un terreno fertile, ideale per lo Stato Islamico che, invece, ci minaccia sul serio. Che ne è stato di Colin Powell, l’uomo che dette quell’informazione al mondo intero e che in seguito ha convenuto che il 3 marzo 2003 disse una menzogna? Niente…
In tale contesto, si presentano nuove opportunità: per Erdogan - che a lungo aveva elemosinato di ammettere il suo Paese nell’Europa liberale per imporre la sua volontà, mentre gli europeisti pretendevano di imporgli la loro - è arrivata l’ora di lavare l’affronto di quel rifiuto. Eccolo quindi minacciare apertamente l’Europa, e comunicare ai turchi che vivono disseminati nel territorio europeo che farebbero bene a ricorrere all’arma demografica per far pendere l’ago della bilancia europea a loro favore. Erdogan tratta la Germania di Angela Merkel da “nazista”, e malgrado ciò la Francia accoglie gli emissari del dittatore turco sul suo territorio affinché possano fare propaganda a suo favore, nell’ambito del suo progetto di diventare dittatore legalmente, con tanto di benedizione di Cohn-Bendit e dei suoi correligionari europeisti, utili idioti dell’islamismo. Nel frattempo, nella speranza di lavare via anche lui l’umiliazione dell’Impero sovietico perduto, Putin prende la Russia di petto, sostenendo di volerle restituire la sua dignità di grande paese temuto da tutti, non dimenticando nel contempo di fare affari assai redditizi, lui e i suoi amici oligarchi. A suo tempo aveva proposto un’alleanza all’Europa dell’Ovest, ma quell’alleanza gli fu rifiutata. Putin ha dunque cercato appigli altrove, ma li troverà senza l’Europa liberale, e poi contro di essa. Capiamo bene che in tutto ciò non ci sono né bene né male, ma altri due punti di riferimento, diversi, che non rinviano più alla morale moralizzatrice, bensì alla fisica delle forze, o alla meccanica dei fluidi: il Buono e il Cattivo. Secondo questo dinamometro attivato assai lontano dal confessionale, è Buono tutto ciò che permette la realizzazione del programma, anche se questo Buono nel linguaggio comune rientra nella categoria del Male; è Cattivo ciò che intralcia o impedisce la realizzazione del programma, anche se questo Cattivo nel linguaggio comune rientra nella categoria del Bene. Un certo Lev Trotskij rifletté a lungo su questa rozza logica in “La loro morale e la nostra”. Ciò che era male per l’ordine borghese (deportare, sterminare, rinchiudere, perseguitare, giustiziare, terrorizzare, e così via) era un bene per l’ordine rivoluzionario. Conosciamo il seguito e sappiamo come andò a finire, con cento milioni di morti nel nome del Buono… E così, per Putin devastare la Cecenia è un Bene perché indispensabile ai fini della realizzazione del suo progetto, che è quello di sradicare l’islamismo da tutto il territorio russo o dall’ex zona di influenza sovietica. È tutto qui il senso della questione ucraina e dell’annessione della Crimea. Tutti sanno che questo Bene è un Male rispetto alla morale cristiana alla quale, per altro, egli finge di fare riferimento quando bacia le mani alle autorità ortodosse di più alto grado nel Paese davanti alle cineprese del mondo intero. Viviamo chiaramente nell’epoca del cinismo: un tempo i politici nascondevano i loro più rozzi programmi sotto pretesti umanitari. Chi mai poteva avere la faccia tosta di opporsi ai diritti dell’uomo e allo spirito umanitaristico, se non addirittura al diritto di ingerenza, se si mostrava apparentemente generoso davanti ai media di tutto il pianeta che facevano di Médecins sans frontières degli eroi, o distribuiva sacchi di riso prima di rientrare in serata a Saint-Germain-des-Prés, dopo aver fatto un salto in televisione per il telegiornale delle 20, per dichiarare che non stava facendo politica, ma si occupava di aiuti umanitari? Chi può ancora credere che Bernard-Henri Lévy sia animato soltanto dai Diritti dell’Uomo, quando si trova in prima linea tra quanti, col pretesto di evitare un massacro assai ipotetico, offrono consigli a coloro che scatenano un massacro assai reale in Libia? Chi immagina ancora che Bernard Kouchner non avesse altro in mente se non l’idea di rendere onore alla sua etica professionale di medico che ha prestato il Giuramento di Ippocrate, quando ha avallato le guerre combattute dagli Stati Uniti ovunque nel mondo? Né posso dimenticare i falsi dibattiti sulla stampa che discettarono del concetto di “Guerra giusta” (elaborato dai Padri della Chiesa che auspicarono così facendo di giustificare e di legittimare l’imperialismo cristiano sulla totalità del pianeta) all’epoca della Prima guerra del Golfo. Lo dicevo nel 1991, quasi un quarto di secolo fa: “una guerra giusta è giusto una guerra…”. Non siamo entrati in una nuova era, quindi: abbiamo semplicemente barattato l’ironia della “Guerra giusta”, la scappatoia dei “Diritti dell’uomo”, il sarcasmo del “Diritto di ingerenza” con un cinismo esplicito che mette i politici alleati alle prese con i commercianti di armi, i dirigenti complici del controllo e del saccheggio del sottosuolo dei paesi assoggettati in nome della lotta contro il terrorismo, i governanti delle grandi potenze e i loro complici ultra-miliardari che, oltre alle armi, possiedono mezzi di informazione, industrie, banche, tengono un piede in finanza e hanno sul loro libro paga, quando non ai loro stessi piedi, un politico personale di alto grado. La visibilità di questo cinismo planetario degli Stati è resa possibile dalla comparsa dei mezzi di informazione alternativi a internet. Quando un proprietario di giornali è anche un commerciante di armi, come si può immaginare che il contenuto editoriale del suo quotidiano sia oggettivo in materia di geopolitica, di geostrategia o di copertura delle guerre in corso nel pianeta? Ma - ecco ancora l’Astuzia della Ragione - i popoli che appoggiano Donald Trump, Vladimir Putin, Recep Erdogan, Abou-Bakr Al- Baghdadi pensando che da loro otterranno onore e risarcimento, dignità e potenza, si sbagliano. Non riceveranno niente di diverso da ciò che i popoli ricevono da che mondo è mondo: lacrime, sudore e sangue.

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