Da “Un sapere pret-à-porter” di Maurizio Ferraris, pubblicato sul quotidiano la Repubblica del 21
di aprile dell’anno 2013: Lo scrittore inglese Sebastian Faulks ha
recentemente sostenuto che le nuove generazioni saranno le prime in cui i figli
saranno meno colti dei loro genitori: «I ragazzi che oggi hanno vent’anni e più
costituiranno la prima generazione in Europa occidentale a soffrire di una
perdita di sapere e conoscenza a causa della tecnologia. I nostri figli,
difatti, sanno meno cose rispetto ai loro genitori». Uno potrebbe obiettare, come
il presidente Clinton a proposito del sesso: «Dipende da cosa si intende con
“sapere”». C’è un senso, tutt’altro che trascurabile, in cui l’asserzione di
Faulks è letteralmente falsa. (…). Nel mondo di Internet assistiamo a un
fenomeno che, nel suo complesso, può essere considerato un frutto
dell’illuminismo, della capacità delle persone di pensare con la loro testa: la
gente cerca, si documenta, discute. Che poi il frutto di questi pensieri
autonomi possa non piacere, magari risultando arrogante come talora sono le
idee degli autodidatti, è un fatto. Ma questa è un’altra storia, e comunque non
è vero che “Internet rende stupidi”, come ha sostenuto Nicholas Carr con un
pessimismo non meno eccessivo dell’ottimismo con cui Pierre Lévy parlò, negli
anni Novanta, di “intelligenza collettiva” del web. Presuntuosi magari sì, ma
non stupidi. Quello che avverrà, quello che sta avvenendo e viene stigmatizzato
da Faulks, riguarda piuttosto una trasformazione della cultura (…). L’idea di
fondo è questa: le due pagine, quella di carta e quella su web, non si
equivalgono per molti e ovvi motivi, uno dei quali è particolarmente cruciale.
La pagina di carta invita al silenzio e alla concentrazione, la pagina web
(posto che questa espressione abbia un senso) invita alla connessione e alla
deconcentrazione. Se la pagina web dovesse scacciare definitivamente la pagina
di carta non sarebbe la fine dell’intelligenza né dell’istruzione, ma di quel
campo di concentrazione che è stata l’alta cultura nella tradizione
occidentale. È proprio in questa direzione che vanno le considerazioni di
Faulks, che sostiene di non essere un bigotto pessimista, e di apprezzare i
vantaggi delle nuove tecnologie, ma ritiene che «questi giovani hanno accesso
al sapere semplicemente premendo un pulsante, ma, allo stesso tempo, oggi non
hanno più bisogno di “catturarlo”». In che cosa consiste la “cattura”
tradizionale del sapere? (…). …il web esercita una funzione superficialmente
democratizzante, ma nel fondo risulta sottilmente classista, perché di fatto
accresce il divario tra chi è cresciuto in una casa con libri e chi è cresciuto
in una casa senza libri, visto che la scuola e l’università (le vere
responsabili, torno a dirlo) sembrano avere abdicato alla difesa della cultura
cartacea. (…).
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