"Il bruco (2017)". Foto di Aldo Ettore Quagliozzi

"Il bruco (2017)". Foto di Aldo Ettore Quagliozzi
"Il bruco" (2017). Nikon Coolpix P900. Foto macro. Stato larvale della falena diurna "Macroglossum stellatarum" volgarmente detta "sfinge colibrì".

mercoledì 5 aprile 2017

Scriptamanent. 86 “Giovanni Sartori, un intellettuale ostico”.



Invado uno spazio di questa rubrichetta contravvenendo alle “regole”. Raccolgo in essa esclusivamente gli scritti – che abbiano una data corrispondente a quella corrente - con le idee e le riflessioni di quelle persone che abbiano qualcosa da dire e sulla quale qualcosa riflettere e riflettere. Ma oggi mi va di infrangere la “regola” in vigore per ricordare un intellettuale, solitario nel coro stonato degli intellettuali asserviti, intellettuale tra gli ultimi “ostico” per il potere. Traggo da “L’America, la democrazia, la vis polemica: parla il grande politologo Giovanni Sartori”, intervista di Antonio Gnoli pubblicata sul quotidiano la Repubblica del 17 di novembre dell’anno 2013:

(…). «Le racconto una cosa buffa. Nel periodo del culto del littorio fui incaricato di organizzare la squadra toscana di salto con gli sci. Non avevo mai visto un trampolino e non può immaginare la vertigine che si prova sul punto alto da cui si lanciano gli sciatori e la paura che li attanaglia. Con alcuni non c’era verso di mandarli giù. Del resto, nonostante i miei improvvisati consigli, un paio di loro finirono con lo sfracellarsi, rompendosi una gamba o una spalla. E lì, su quella pista dell’Abetone, compresi che il comando senza un’adeguata tecnica, senza una visione pertinente, difficilmente porta al successo».
Come ha vissuto gli anni del fascismo? «Fino al 1937, con un popolo diviso fra scetticismo e adesione, il regime non somigliava per niente al suo “gemello” tedesco. La fine invece fu dura e terribile. Ricordo le squadre nere della Repubblica di Salò: rastrellavano, torturavano e ammazzavano. A quel tempo fui richiamato alle armi e mi guardai bene dal presentarmi. Sapevo che se venivo preso sarei stato da disertore fucilato. Come accadde a due miei amici. Ero terrorizzato».
E cosa fece? «Per un certo periodo riparai in una villa in campagna. Poi i tedeschi cominciarono a rastrellare quella zona. Fuggii attraverso i campi rientrando a Firenze. Giunto in città, mi nascosi per alcuni mesi nella casa di uno zio. Restai lì, senza quasi mai uscire dalla stanza. I giorni passavano lenti fino a quando scoprii che in casa c’era una biblioteca rifornita di testi filosofici. Soprattutto Croce e Gentile. E naturalmente Hegel. Non avendo di meglio, li lessi tutti. Fu così che a vent’anni ebbi la mia iniziazione filosofica».

(…). Cos’è il potere? «Far fare a un altro quello che altrimenti, di sua iniziativa, non farebbe».
E la democrazia, alla quale lei ha dedicato la sua vita di studioso? «Mi sta ancora bene la distinzione che Berlin faceva tra democrazia negativa e positiva».
Traduca. «La democrazia negativa è quella che difende l’individuo dai soprusi del potere, è l’habeas La democrazia positiva travolge se stessa perché scavalca le strutture costituzionali e a un certo momento diventa demagogia populistica. La gente ha perso le capacità astrattive. Capisce solo quello che vede. È la deriva televisiva, con le sue deformazioni e omissioni».
È il passaggio dall’homo sapiens all’homo videns. «Sull’argomento ho scritto un libro che è stato anche un successo internazionale. Ci siamo ridotti a questo: se di una cosa non abbiamo l’immagine, quella cosa non esiste».
Si sente deluso per come sono andate le cose? «Le cose hanno superato il mio pessimismo».
E il suo tratto pestifero cosa suggerisce? «Che c’è di peggio al mondo. Non mi sono mai vergognato di essere stato duro e critico. E non credo che dovrò renderne conto lassù».
Il suo rapporto con la fede? «Niente di particolare. Salvo il fatto di ritenere la Chiesa responsabile, con il suo avallo alla proliferazione incontrollata, di una delle possibili cause della catastrofe del mondo».
E la fede individuale? «Non sono credente, né religioso. Ma neppure un mangiapreti. Ci sono pretini di campagna straordinari. Sono favorevole alla piccola chiesa e contrario alla casta, cioè alla curia».
Viviamo cambiamenti epocali? «Quelli a cui assistiamo sono certamente nuovi. Abbiamo abolito le guerre, ma oggi la salvezza si gioca sulla difesa climatica. Guardi cosa è accaduto nelle Filippine con i tifoni che corrono a velocità superiori ai 350 chilometri all’ora!».
La rattrista l’ottusità con cui si affrontano certi problemi? «Mi rattrista e mi stanca. (…). L’età non aiuta». (…).

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