Da “Emozioni che ingannano” di Umberto Galimberti, pubblicato sul
settimanale “D” del 20 di aprile dell’anno 2013: Scriveva Kant: "La ragione è
un'isola piccolissima nell'oceano dell'irrazionale". Tutto ciò che coinvolge
il mondo emotivo ha una forza decisamente superiore alle regole della ragione.
Al mondo emotivo appartengono l'amore che, come ognuno sa, non sente ragioni,
la fede che garantisce un'appartenenza, offre una speranza, una consolazione
nel dolore, addirittura una vita oltre la morte. Nel mondo emotivo affondano le
proprie radici il tifo per una squadra, la passione per un partito, persino
l'indiscutibilità di un'idea, la fascinazione di un leader carismatico,
l'intolleranza per lo straniero, i pre-giudizi (che sono giudizi fatti prima di
ragionare) nei confronti degli omosessuali, dei malati di mente, di quanti
invocano la pena di morte. L'umanità si è progressivamente emancipata dal mondo
emotivo solo in minima parte e con estrema lentezza. Non avremmo una storia
piena di guerre, di soprusi, di congiure e di delitti se la ragione avesse
governato la relazione tra i popoli e i conflitti di potere. Il governo della
ragione, che Platone in ogni suo scritto sollecita, invitando al controllo
delle passioni, è un percorso lentissimo che passa attraverso l'educazione da
impartire ai giovani nella prima parte della loro vita, affinché acquisiscano
strumenti per comporre controversie e gestire conflitti con la discussione
argomentata invece che con la violenza. Così in Grecia nacque la democrazia,
sostenuta dai filosofi, contro retori e sofisti che ottenevano consensi non con
la libera discussione dei diversi pareri, ma con espedienti retorici, frasi ad
effetto e mozione degli affetti. Quando la retorica vince sulla democrazia, la
ragione perde terreno, e lo spazio lasciato vuoto viene occupato dalle
emozioni, che scatenano rabbia o idolatria verso quelle figure carismatiche che
sanno raccoglierle e soddisfarle. Parlando alle emozioni le persone
carismatiche ottengono un consenso immediato, perché evitano le pratiche della
ragione che richiedono competenza, attento esame delle situazioni che,
soprattutto in una società complessa come la nostra, sono molto più complicate
delle facili soluzioni, a cui in modo acritico, l'emozione, senza mediazioni
razionali, immediatamente aderisce. (…). Ma perché la ragione possa avere il
primato sull'emozione occorre scuola, istruzione, educazione, cultura,
informazione, tutte cose che richiedono tempi lunghi, e che, quando sono trascurate,
preparano il declino, spesso irreversibile, di una nazione.
Parlare di primato mi da sempre l'idea di competizione, Secondo la logica propria del mondo. Perché invece non fare convivere ragione ed emozione? Solo l'unione delle due rende l'uomo libero e completo. Senza emozione poi che noia! Insomma, diamo a Cesare quel che é su Cesare.... Ciao, Francesco
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