"Il bruco (2017)". Foto di Aldo Ettore Quagliozzi

"Il bruco (2017)". Foto di Aldo Ettore Quagliozzi
"Il bruco" (2017). Nikon Coolpix P900. Foto macro. Stato larvale della falena diurna "Macroglossum stellatarum" volgarmente detta "sfinge colibrì".

venerdì 23 maggio 2014

Eventi. 18 “Renzi, Grillo e gli stambecchi”.



Mi scrive l’amico carissimo E. N. – il “compagno Ennio” – di “primo mattino” per come sta scritto all’oggetto della e-mail. Cosa mi scrive? Scrive: Ma lo sa la gente che andrà a votare che molte delle norme cui noi siamo sottoposti sono emanate da Organi Europei? Sarebbe stato opportuno che prima delle elezioni si fosse spiegato al grande pubblico quali sono le funzioni del Parlamento Europeo, della commissione Europea e del consiglio dei ministri Europeo. Niente di tutto questo. In campagna elettorale si è parlato delle nostre miserie  della vivisezione di Dudù e del tribunale del popolo on-line. Ed i mass media han dato spazio a queste facezie. Eppure dal risultato delle urne dipenderà parte non insignificante del nostro futuro, a prescindere dalle politiche dei governi nazionali. Come non accogliere l’accorato grido d’allarme del “compagno Ennio”? Come non essere dalla sua parte quando denuncia il limite gravissimo dello stato della nostra democrazia? Il carissimo “compagno Ennio” conosce il mio pensiero che da tempo è divenuto il mio allarme per le sorti della democrazia nel bel paese. È quello, il mio allarme,  della “scarnificazione del pensiero” dei singoli e delle comunità che la politica nel suo insieme ha perseguito e persegue tuttora.
Tutti ne portano le gravissime responsabilità con una politica autoreferenziale che non aveva e non ha altra scelta se non percorrere questa angusta via. Con le conseguenze che si manifestano nella insofferenza della gente e nella disaffezione di grandi masse per quell’arte nobile e propria degli umani che è la “Politica”. A chi assegnare la responsabilità dello stato delle cose? Scrive ancora il “compagno Ennio”: D'Alema in un interessante incontro tenuto alla Bolognina, il famoso luogo della svolta di Occhetto, diceva, parlando di Europa, che le opzioni sono tre: 1) Vi vota per mantenere l'Europa attuale; 2) Si vota per una Europa diversa; 3) Si vota per smantellare l'Europa. Io aggiungerei una quarta opzione. Si vota per il nulla. Chi ha capito come si collocherà il gruppo dei grillini a Bruxelles, a parte il "vaffa" per tutti, me lo può comunicare. (…). È a questo punto che anche il “compagno Ennio” rende evidenti e manifesta gli esiti velenosi, letali pervicacemente perseguiti dall’”antipolitica” al potere. Ovvero, dopo il suo buon inizio, punta il dito sull’idra a sette teste rappresentata nel caso dal Grillo parlante e dai suoi accoliti. Ma non “sarebbe stato opportuno che prima delle elezioni si fosse spiegato al grande pubblico…”! La politica del politichese ha rinunciato da un bel pezzo a farsi pedagogo paziente per la collettività, tanto è vero che languono o muoiono i luoghi deputati ad accogliere i cittadini per quella formazione politica di base che è la sola via affinché non si abbia una democrazia malata. Proprio stamani Norma Rangeri, che dirige il quotidiano “il Manifesto”, ha scritto nel Suo editoriale – “Niente scherzi” -: Poco conta che votiamo per scegliere se vogliamo Schulz o Tsipras alla presidenza della Commissione europea, che non andiamo al seggio (più o meno faticosamente, poco o molto convinti) per turarci il naso (ancora?) e votare un partito o una maggioranza o un programma di governo del nostro paese. Quello per il parlamento europeo è, finalmente, un voto libero, un voto per scrivere sulla scheda (tornano le preferenze) il nome dei candidati che lo meritano, per determinare nuovi equilibri nel Vecchio Continente, per invertire la rotta della crisi. Dunque un voto concreto, certamente. Ma anche l’espressione di un desiderio di cambiamento, un’idea di altra economia, una speranza di libertà per una società meticcia e aperta. Invece, intorno a noi, prende quota il timore su quel che accadrà il giorno dopo nel nostro cortile. Le persone si interrogano sull’utilità di un voto per Tsipras, come se, d’un tratto, le battaglie che la grande area della sinistra senza padre né partito, ha combattuto ogni giorno, in questi lunghi, interminabili, crudeli anni di crisi, dovessero dissolversi proprio al momento del voto per manifestarsi nell’esatto contrario: un consenso al Pd, a questo Pd, che porta in Europa la bandiera della più odiosa precarietà, che si appresta a benedire la grande intesa tra Junker e Schulz (il patto, tutto tedesco, già deciso) praticandola con soddisfazione già in Italia con un pezzo del centrodestra. (…). Ha ragione quindi il “compagno Ennio” quando afferma che in questa “campagna elettorale si è parlato delle nostre miserie  della vivisezione di Dudù”. “Compagno Ennio”, ma dove stanno le responsabilità? Su quali orizzonti? Voglio addolcire la mia argomentazione pensando a quella affettuosa e-mail scritta di getto e di “primo mattino”. E lo faccio regalando alla cortese attenzione e riflessione del mio carissimo interlocutore un “pezzo” – “Due contendenti, una sola logica: da seconda media” - garbato, ilare, ma incisivo assai, dello scrittore Alessandro Robecchi pubblicato su “il Fatto Quotidiano” del 21 di maggio. Ha scritto Alessandro Robecchi: Può essere anche divertente sedersi su un sasso, in alta montagna, e vedere due stambecchi che si prendono allegramente a cornate per il controllo di un cocuzzolo. Ma questo solo se siete in un documentario sulla natura, o in vacanza, per cui a un certo punto spegnete la tivù, oppure raccattate lo zaino e tornate a casa. Qui, invece la battaglia dei due stambecchi avviene per il controllo di un territorio che sarebbe anche nostro, intesi come italiani, e ha dei tratti peculiari assai sgradevoli. La polarizzazione della campagna elettorale tra i due schieramenti principali (il Pd renziano e il movimento grillino) nasconde infatti (parola sbagliata: non lo nasconde affatto) qualcosa di profondamente autoritario, la certezza che il dubbio non sia utile. Insomma: i due stambecchi non si limitano a offrire il loro affannato spettacolino, ma pretendono adesione incondizionata, tifo da ultras e arruolamento volontario. L’esercito grillino ha certezze granitiche e incrollabili. Strano davvero per un movimento post-ideologico che dice un po’ tutto e il contrario di tutto, che propone (vagamente, va detto) un totale ridisegno della società che in condizioni storiche normali richiederebbe anni, idee, uomini di immenso spessore e altre cosucce che evidentemente mancano. Eppure. Eppure chi non ci sta, chi non ci crede è nemico, con il corollario di insulti e contumelie che conosciamo (è la superficie, certo, ma viene voglia di fermarsi lì). Un impianto autoritario, insomma, forte del vecchio e frusto concetto del “chi non è con noi è contro di noi”. Dall’altra parte, dalla parte dell’altro stambecco, la cosa non è molto diversa e potrebbe sembrare addirittura speculare. L’affermazione renziana (più volte ripetuta) che chi non sta con questo governo non sta con l’Italia è un sillogismo molto caro ai regimi autoritari. L’opposizione (chi non crede alle ricette di chi governa) non è considerata parte di una dialettica politica, ma viene relegata tout court a “nemica della patria”. O stai con Matteo o sei contro l’Italia, è il succo (al netto delle parole d’ordine da seconda media, tipo gufi e rosiconi, che valgono come gli zombie dell’altra parte, speculari anche in questo, gli stambecchi), ed è un succo acido e indigeribile. (…). …o ci stai o sei nemico. O ci credi o tifi disastro. Si aggiunge alla competizione tra i due stambecchi, e ne è un portato ovvio, il richiamo alla “vittoria” come unica cosa che conta. Vinciamo, noi, no, vinciamo noi. Insomma, lotta maschia e scontro di ego dove il dubbio rompe solo le balle, la complessità è considerata una seccatura e la logica binaria (dentro/fuori, vincere/perdere) è l’unica che conta. (…). Chi si è stancato di assistere alla lotta a cornate può guardarsi intorno: magari il cocuzzolo offre piccole, minoritarie, addirittura perdenti ma più dignitose forme di vita. Forse non egualmente potenti, più aduse a frequentare il dubbio, più “sostenibili” e che non chiedono arruolamenti. Ecco. Guardarsi in giro, l’Europa e l’Italia sono abbastanza grandi, ci sono anche altre idee, altre visioni del mondo, altri codici di comportamento che non pretendono adesione fideistica, adorazione del capo o sanguinosi insulti a chi non ci sta o non ci crede. La biodiversità è anche questo. Meglio sostenerla, prima che restino solo stambecchi rabbiosi. Volendo ardentemente che “che il dubbio” non venga a morire, facendo essa parte indispensabile per una vita degna d’essere vissuta, confermo al mio carissimo interlocutore la mia scelta di voto per il 25 di maggio per le quelle “piccole, minoritarie, addirittura perdenti ma più dignitose forme di vita”. Voterò la lista “L’altra Europa con Tsipras”. È, in fin dei conti, un buon consiglio di voto. Per tutti quelli che hanno a cuore l’integrità del loro pensare. Alle urne!

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