Le mie prime impressioni post-elettorali. Di quelle
che sono state le cosiddette “elezioni europee”. Durante le quali
non è stato possibile rintracciare traccia alcuna dell’Europa. Come svanita. Presi
come si era dalle beghe della politica de’ noantri. Giustamente ne ha scritto
Filippo Ceccarelli sul quotidiano la Repubblica all’indomani di quelle
elezioni. Con quale titolo? “Sputi
digitali, selfie e istrionismo il cupio dissolvi della politica italiana”. Gran
titolo! Elezioni che, quanto prima, scompariranno dalle prime pagine dei media
per sprofondare nell’abisso oscuro della memoria e delle coscienze. Di tutti. Prima
impressione. Al seggio elettorale. Consegno la mia tessera elettorale al
giovanissimo componente del seggio. Sul grande registro elettorale squadernatoglisi,
come orrido profondo, davanti, percorre quel tapino – “tapino”, secolo XIII,
nel senso di “infelice” - avanti ed indietro gli innumerevoli fogli. Capisco
che vada cercando la lettera “Q” con la quale inizia il mio cognome. Non riesce
a trovarla. Interviene l’altro scrutatore ed il problema viene risolto. Il
primo giovanissimo componente del seggio risulta essere digiuno del succedersi
delle lettere dell’alfabeto. Venti anni sprecati durante i quali si soleva dire
che con “la cultura non si mangia”. Ma senza cultura si muore. D’inedia
spirituale. Soprattutto. Nella cabina di voto. Provo un’ebbrezza che avevo
dimenticato grazie al “porcellum”. Posso finalmente votare
le persone che mi sono gradite. L’effetto lettera “Q” è ancora prossimo e molto
vivo. Ed allora voto nell’ordine: Barbara Spinelli, Ermanno Rea e Valeria
Parrella. Sanno scrivere cose sensate. Sapranno di certo comunicare. Rappresentano
quella cultura tanto disprezzata nel bel paese. Le condizioni disastrate del
bel paese si giustificano anche per questo. Non conoscere la successione delle
lettere dell’alfabeto. O no?
Ha chiuso il Suo bellissimo pezzo Filippo
Ceccarelli con questa osservazione: L'Europa ci guarda. Chiunque avrà vinto – e
ancora una volta sarà faticoso capire chi - dovrà comunque vedersela con un
paese molto più enigmatico e sfuggente di quanto i risultati cercheranno di
rappresentarlo. Bene. Ai primi che hanno voluto sentire il mio parere
sulle elezioni dell’Europa per noi inesistente ho risposto in questi termini. È
vero che l’arrembante primo ministro ha sconfitto il Grillo straparlante. È pur
vero che ha fatto sparire dall’orizzonte mediatico l’uomo di Arcore e la sua
combriccola di buontemponi. Tutto ciò è vero e lo riconosco. Ma è pur sempre
vero che “l'Europa ci guarda”. Il vittorioso risultato, oltre le più
rosee speranze, della disfida a cornate tra i due stambecchi non gioverà alla
nostra posizione nel contesto europeo. Pesano e continueranno a pesare le
nostre secolari manchevolezze: malavita organizzata su basi territoriali che
oggigiorno vanno dal Monviso al Lilibeo; depredazione continua della ricchezza
del paese da parte delle categorie colluse con la malapolitica; evasione
fiscale a spron battuto; burocrazia che fa corpo a sé stante come altro potere
costituzionale. Rientrati nei ranghi post-elettorali, si riuscirà a por mano
alle storture strutturali e secolari per le quali “l'Europa ci guarda”?. E
nel contesto europeo, la strabiliante, inattesa vittoria quale peso potrà avere
affinché si imponga all’Europa quel cambio di passo che tutti ravvisano essere
necessario ed irrinunciabile? Il peso di una piuma lasciata volteggiare al
vento stante l’inattendibilità della politica politicante del bel paese. Scrive
infatti Filippo Ceccarelli in quel Suo straordinario “pezzo”: Ma
poi? Ma poi, tra buffonate e malinconia, fanatismi e idiozie, nasi turati e
cupio dissolvi , chiunque abbia vinto - e in Italia di solito è un problema anche
stabilirlo – ecco, chiunque sarà proclamato vincitore di questa tornata europea
dovrà in ogni caso vedersela con un paese «corso, guasto, arso e depredato»,
per dirla con Machiavelli, principe dei gufi di tutti i tempi. Ma anche
fondatore della moderna politica. Un paese laboratorio avanzato di esperimenti
sociali per lo più perniciosi, fascismo e berlusconismo d’esportazione, e al
tempo stesso paralizzato nelle sue più che durevoli magagne, dal che, secondo
Ceronetti, «l'irriformabilità italiana ormai calco statuario». (…). E
saranno per l’appunto quelle “durevoli magagne” che renderanno
agli occhi degli europei quella vittora “qual piuma la vento”. Ché, nel
contesto internazionale, ben altre cose hanno peso e corso. E sull’irrilevanza
dell’Europa nel corso della campagna elettorale nel bel paese Filippo
Ceccarelli scrive che: …gli ultimi due mesi rischiano di riviversi come
un sogno conturbante, troppe visioni per non riconoscerne la natura incubatica,
sputi digitali, banane anti-razziste addentate davanti alle telecamere, e
scherzi radiofonici, il finto Vendola, il finto Papa, i professoroni, la
Pascale che si tocca la pancia nel negozio per bambini, il cappelletto e
l'impermeabile nero di Casaleggio, i selfie di Vespa, i comizi con i cani di
Berlusconi, Lotito e Alessia Marcuzzi all’Auditorium per Berlinguer, la cantina
extralusso di Daccò, la tribuna d'onore sgomenta dinanzi alle gesta di «Genny
‘a carogna», la tintura per capelli acquistata a spese del contribuente dal
consigliere regionale calvo... (…). Sono stati i temi politici più
rilevanti sui media del bel paese nell’ultima campagna elettorale. Ben altri
sarebbero stati i temi della e sulla Europa sol che la politica non si fosse
nel tempo trasformata in quella “malapolitica” che tutto il male possibile ha
potuto apportare nella vita pubblica del bel paese. Con il più superbo e
straordinario dei risultati che la “malapolitica” abbia saputo e potuto realizzare,
ovvero, per dirla tutta con Filippo Ceccarelli, …il turbo-tripolarismo (PD,
M5S, PDL n.d.r.) ha aggiunto il sentimento di malanni supplementari, per esempio una
comune, brutale e adesso anche ripartita semplificazione del discorso pubblico,
«noi» e «loro», «buoni» e «cattivi», pillole, caramelle, tormentoni e paure da
fissare nell'inconscio collettivo; tutti e tre i leader che parlavano alla
«pancia» dell'elettorato; tutti e tre che garantivano la rivoluzione; tutti e
tre che denunciano misteriose forze nell'ombra, i poteri forti, i banchieri
malvagi, i mandarini sabotatori, quattro colpi di Stato... (…). Quel
superbo straordinario risultato che da tempo vado definendo della “scarnificazione
del pensiero” dei singoli e della collettività. Avete mai osservato un
osso scarnificato? Così è stato ridotto il pensiero politico nel bel paese. Con
il concorso di tutti i commedianti da anni e anni sulla ribalta della “malapolitica”.
Riporta Filippo Ceccarelli nel Suo “pezzo” un pensiero forte di Franco Cordero:
«La
storia d'Italia è in larga misura teatro, dove l'immaginario eclissa i fatti.
L'atto politico par exellence consiste nell'iniettare immagini nei cervelli». Donde
ne deriva come la scomparsa del tema Europa dalle elezioni pur dette europee abbia
in pieno confermato di quella “scarnificazione del pensiero” per
la qual cosa, per dirla ancora con Filippo Ceccarelli, sono state “le
culture politiche ridotte a maschere comiche e grottesche. Per
aggiungere poi a proposito di quel che ne pensasse quel grande di Recanati: «Gli
italiani ridono della vita: ne ridono assai più, e con più verità e persuasione
intima di disprezzo e freddezza che non fa niun'altra nazione». E tutto
ciò in Europa non sta bene.
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