"Il bruco (2017)". Foto di Aldo Ettore Quagliozzi

"Il bruco (2017)". Foto di Aldo Ettore Quagliozzi
"Il bruco" (2017). Nikon Coolpix P900. Foto macro. Stato larvale della falena diurna "Macroglossum stellatarum" volgarmente detta "sfinge colibrì".

mercoledì 27 febbraio 2019

Memoriae. 07 «Ipocrisia clericale».


È notizia del giorno di quel cardinale australiano processato e condannato dallo Stato di quel lontano continente per le molestie di quell’alto prelato alle giovanissime anime a lui affidate dalla malasorte in cura. Appena qualche giorno addietro si è chiuso nel bel paese il summit vaticano sulla pedofilia, un dramma secolare che affligge non più di tanto la chiesa cattolica, “un non più di tanto” accreditato dalle conclusioni di quella “riunione” generalmente poco apprezzate al di fuori della cerchia di quel summit.
Due scenari – quello australiano e quello del summit - che la dicono lunga sulla incontrastata – da parte dello Stato – supremazia della chiesa di Roma per alcuni aspetti della vita personale dei cittadini del bel paese. Ecco, la “memoria” di oggi risale ad un mercoledì di marzo, il 14 dell’anno 2007. Annotavo a quel tempo: Laddove sonnecchia la fede si ha bisogno sempre di brandire qualcosa, un’arma, o di sventolare  un vessillo, per tenerne alte le virtù. E la fede è sempre stata sonnacchiosa nel bel paese. Da sempre. E gli abitatori del bel paese ne hanno fatto, a modo loro, filosofia di vita; lasciar predicare quelli dal pulpito e poi razzolare come si conviene. E forse questa non proprio nobile filosofia di vita ha evitato, nelle ubertose loro contrade, scontri asperrimi in dispute che non si confanno al dolce vivere del bel paese. Buona cosa in fin dei conti. Altrove si sarebbe giunti a ben altri spropositi. La cosa che sorprende sempre è che quelli che stanno nelle mura dall’altra parte del Tevere non riescano a farsene una ragione. E di volta in volta riecheggia il loro tuonante invito alla crociata d’occasione. Dicono: - la tale legge distruggerà la famiglia – o quant’altro attenga alla vita personale degli italiani. È un bel dirgli che il credente che abbia una situazione familiare insostenibile se ne farà un baffo dei loro predicozzi; se ha da sciogliere la famiglia lo farà, senza se e senza ma di sorta. Per il non credente la solfa cambia. O almeno così si sperava da un certo tempo in poi. Che poi, piano piano, neocon, teocon e democom, variamente succedutisi, si è giunti a capire che lor signori si preoccupano anche delle famiglie che hanno un credo diverso o forse un credo non ce lo hanno proprio. Basta il loro credo, che è universale. Un magistero planetario. Ma si sono contati nel mondo? Interessante allora è la corrispondenza apparsa su Internazionale.it col titolo  “Ipocrisia clericale” di Vanja Luksic. Vanja Luksic è corrispondente dall’Italia per conto del settimanale francese L'Express e del quotidiano belga Le Soir: Arrivando a Roma, alla fine degli anni settanta (del secolo scorso!) ho scoperto con sorpresa quanto la città che ospitava il papa, San Pietro e il Vaticano fosse poco cattolica. Forse proprio a causa di quella presenza... Venivo dal Belgio, dove gran parte della popolazione era credente e praticante, e viveva secondo i princìpi della morale e della carità cristiana. O almeno era il caso di quelli che ci credevano, avevano famiglie numerosissime e andavano tutti a messa la domenica. Per tanti altri era solo una convenzione, ma aveva comunque un peso rilevante nella loro vita quotidiana. A Roma, capitale del cattolicesimo, di tutto questo non c'era traccia. La società italiana, almeno nella "città eterna", mi sembrava molto più tollerante di quella belga, senza tanti pregiudizi. Mi ricordo che la signora che puliva il mio appartamento in affitto aveva un amante. L'uomo veniva solo quando non c'ero, ma lei non me lo nascondeva. Questa rispettabile madre di famiglia di una certa età mi raccontava con entusiasmo del suo grande amore e mi parlava con affetto anche del marito, - malato di cuore, capisce -. Non credo che sentisse il bisogno di andare a confessare i suoi peccati. Anzi, non credo che si sentisse neppure una peccatrice. All'epoca, il mancato tentativo della Democrazia cristiana di annullare la legge sul divorzio era un ricordo ancora fresco. Era l'età d'oro del femminismo e delle lotte del Partito radicale. Anche se l'aborto non era ancora legale, trovare un consultorio dove abortire era possibile a Roma e non a Bruxelles. In Italia il peso della chiesa era davvero minimo a quei tempi! C'era la Democrazia cristiana, certo. Ma tutti quegli onorevoli democristiani sembravano più che altro dei bons vivants, un po' imbroglioni. Salvo rare eccezioni, non apparivano certo come persone molto pie. Nelle chiese c'erano soprattutto turisti. E quando si andava nel sud del paese, le feste religiose sembravano un ricordo dei tempi del paganesimo. Cos'è successo in questi tre decenni? Perché in Italia oggi ogni scelta politica deve ricevere la benedizione del papa e della chiesa? Per ottenere qualche voto in più, dicono spesso… ma a che prezzo! Il tentativo di dare certi diritti (e doveri!) a persone che convivono senza essere sposate ha avuto un effetto devastante. Al punto che si è temuto – prima della crisi su temi molto più politici– per la sopravvivenza del governo Prodi. I Pacs si sono umilmente trasformati in Dico per non spaventare la chiesa, convinta che un altro tipo di patto tra le coppie, magari con una cerimonia vagamente in concorrenza con il matrimonio, segnasse per forza la fine della sacrosanta famiglia. Ma non è bastato: anche i Dico sono stati percepiti come nemici pericolosi. Probabilmente perché, come i Pacs, riguardano anche le coppie omosessuali, che si sono rivelate ancora un tabù in questo paese, con o senza la chiesa. Si capisce allora che, avendo già tanti problemi, per dare nuovo slancio al suo governo e trovare qualche prezioso voto in più Romano Prodi abbia preferito non menzionare i Dico nel suo famoso programma in 12 punti. Eppure tutti questi parlamentari così preoccupati di piacere alla chiesa più dei democristiani di una volta, usufruiscono di certi diritti previsti dagli scandalosi Dico. Eh sì, per gli onorevoli la reversibilità delle pensioni, anche nei casi delle coppie di fatto, esiste già. Fa parte dei loro privilegi. In realtà, quindi, sono solo i semplici mortali, i poveracci, ad avere bisogno di questi Pacs e di questi Dico che tanto dispiacciono alla chiesa.

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