Ha lasciato scritto John
Matshikiza - (Johannesburg, 26 di novembre 1954 - 15 di settembre 2008), attore,
scrittore e regista, ha lasciato una serie di documentari intitolata “Africa
salutes Mandela”. È stato un columnist del Mail & Guardian - in “Pescatori di uomini”: A
quanto mi risulta dalle conversazioni con qualche amico e da informazioni di
seconda o terza mano (non ho frequentato il catechismo), c'è un famoso brano
della Bibbia in cui si racconta che un giorno Gesù s'imbatté in un gruppetto di
poveri con abiti stracciati e barbe lunghe che vagavano con l'aria afflitta su
una spiaggia del mar di Galilea.
- Come va, ragazzi? -, attaccò lui in tono amichevole. - Sono nuovo di queste parti, vengo da Gerusalemme e avevo voglia di cambiare aria per un po'. E voi che fate?-.
- Siamo pescatori -, rispose
ostile il più espansivo di quella comitiva di scorbutici, squadrando il nuovo
venuto con la diffidenza tipica dei campagnoli.
– Fico -, disse Gesù, - sembra divertente.
E si guadagna bene? -. I tizi ostili e barbuti lo
guardarono. - Quando c'è pesce -, rispose qualcuno. A giudicare dalle reti
vuote stese sulla sabbia accanto alle barche e dallo sguardo affamato dei
potenziali pescatori gli affari non andavano a meraviglia. Nel villaggio oltre
le dune, le padelle non erano esattamente piene di pesci che friggevano. Il
mercato non brulicava di mercanti venuti a far provviste per i loro ristoranti
alla moda dalle località turistiche vicine, in cui i ricchi di Gerusalemme e
del Cairo e i loro figli andavano a rifarsi l'abbronzatura dopo un bel colpo in
borsa. No, le cose andavano proprio male. Gesù aveva girato parecchio nel
deserto meditando, o comunque cercando di trovare se stesso, e ponendosi
interrogativi del tipo - Chi sono? Perché sono qui? Dove sto andando? L'uomo
che chiamo “papà” è veramente mio padre? O sono un orfano adottato? -. Il
genere di cose che passa per la testa di molti ragazzi ancora oggi. Ma era un
giovanotto in gamba e pacifico. Era convinto che altri ragazzi con le sue
stesse idee potevano uscire dal branco e creare delle comunità di gente
tranquilla, in cui far regnare l'amore libero e stabilire da soli le proprie
regole, seguendo la filosofia per cui tutti insegnano a tutti con affetto e
premura, e dividendosi l'educazione dei figli così nessuno sarebbe cresciuto
come un orfano senza amore. In fondo, chi aveva bisogno di possedere più di
quel che serve per sopravvivere? Che senso aveva quell'avidità che faceva
salire la pressione alla gente affollata nel tempio nella frenetica
Gerusalemme? - Che diamine, si potrebbero sfamare tutti gli invitati a un
matrimonio con una pagnotta e tre pesci -, disse, ma poi si fermò accorgendosi
che aveva parlato a voce alta, immerso nei suoi pensieri estatici, e i
pescatori che quel giorno non avevano preso niente lo fissavano con l'odio e la
diffidenza che nascono dalla paura dell'ignoto. - E comunque -, ricominciò Gesù
imperterrito, - potremmo creare una piccola comune e poi l'idea si diffonderà
poco a poco fino a quando tutto il mondo non farà la stessa cosa e la gente
potrà vivere senza problemi! Bastano solo poche persone, come voi e me, per
cominciare -. Poi pronunciò la famosa frase: - Lasciate le vostre reti e le
vostre barche, fratelli. Venite con me e farò di voi dei pescatori di uomini!-
Tutti sanno cosa successe dopo. Gli uomini barbuti si unirono a Gesù e per
qualche anno lo seguirono nella sua caotica avventura in Terra santa, riuscendo
per un pelo a evitare di fare la fine del loro messia quando la polizia segreta
lo catturò e lo fece crocifiggere sulla piazza del paese per dare un esempio ad
altri potenziali hippy. In seguito si guadagnarono da vivere scrivendo un best
seller su quella storia che ancora si vende bene nelle librerie di tutto il
mondo.(…). Potrebbe benissimo l’episodio essere stato tratto da uno dei
tanti vangeli che il tempo ha reso introvabili, scomparsi nel nulla. Per
volontà superiore. Ché oltre ai quattro vangeli consacrati ed ufficializzati il
mondo ha visto venire alla luce decine di altri vangeli, ahimè scomparsi nel
nulla. Un Gesù di questa dimensione umana e di una visione della storia e del
destino degli uomini incompatibile con ogni forma di potere è il Gesù che piace
di più e che tutti avrebbero avuto piacere di incontrare ed ascoltare. E forse di
seguire, lasciando gli affanni della vita quotidiana. È il Gesù idealista senza
misura, quello che si scaglia con violenza contro i dottori della sua
religione, lui ebreo osservante, ma che anela in verità ad un mondo di una
giustizia più giusta, di un’eguaglianza effettiva, di una fraternità condivisa
e veramente vissuta tra gli uomini. La storia ha consegnato tutt’altro, dopo la
sua tragica e prevista dipartita. Ha scritto Harold Bloom - (New York, 11 di luglio
1930) -: È possibile che Gesù sia stato un enigma anche per se stesso.
Ecco, il Gesù umano, che più umano non si può. Il Gesù non impavido ma
sostanzialmente anche timoroso e titubante di sé stesso e della sua
predicazione. Un esitante – “ Voi chi dite che io sia? “ Marco
8,29 -, come lo sono sempre gli uomini che sono grandi sognatori e che in mente
hanno un mondo diverso, più giusto e “forse migliore”; un mondo dove il potere
sia solo il potere dell’amore e della fraternità, un mondo dal quale tutti possano
ricevere ascolto e consolazione. È la sua figura che ancora oggi suscita
questioni di non poco conto, questioni dottrinarie ed altro, tanto da fare
scrivere ad un sommo studioso, Hans Kung, nel suo celebre libro “Essere cristiani”: (…). Quale immagine di Gesù è
quella autentica? È il giovane imberbe, bonario pastore dell’arte catacombale
paleocristiana, oppure il barbuto trionfante imperatore cosmocratico della
tarda iconografia relativa al culto imperiale aulico, rigido, inaccessibile,
minacciosamente maestoso sullo sfondo dorato dell’eternità? È il Beau Dieu di
Chartres o il misericordioso salvatore tedesco? È il Cristo re, giudice del
mondo, troneggiante in croce sui portali e nelle abside romaniche? Un uomo
dolente raffigurato con il crudo realismo del Cristo sofferente di Durer e
nell’unica raffigurazione superstite di Grunewald? È il protagonista della
disputa di Raffaello dalla impassibile bellezza o l’umano moribondo di
Michelangelo? È il sublime sofferente di Velazquez o la figura torturata dagli
spasimi del Greco? Sono i ritratti salottieri impregnati di spirito
illuministico di Rosalba Carriera, in cui si muove un elegante filosofo
popolare, oppure le edulcorate rappresentazioni del cuore di Gesù nel tardo
barocco cattolico? È il Gesù del XVIII secolo, il giardiniere o il farmacista
che somministra la polvere della virtù, o il classicistico redentore del danese
Thorvaldsen, che scandalizzò il suo compatriota Kierkegaard eliminando lo
scandalo della croce? È il Gesù mite ed esausto dei nazareni tedeschi e
francesi o dei preraffaelliti inglesi o è il Cristo calato in ben altre
atmosfere dagli artisti del XX secolo Nolde, Picasso, Matisse, Chagall? (…). È
questa, della reale persona di Gesù, una ricerca che non finirà mai, e che è
demandata solo al cuore ed alla mente di chi ha il conforto della fede ed al
cuore ed alla mente di chi cerca nella fede il privilegio di “credere” in Lui.
Una interminabile ricerca anche per chi non “crede”.
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