"Il bruco (2017)". Foto di Aldo Ettore Quagliozzi

"Il bruco (2017)". Foto di Aldo Ettore Quagliozzi
"Il bruco" (2017). Nikon Coolpix P900. Foto macro. Stato larvale della falena diurna "Macroglossum stellatarum" volgarmente detta "sfinge colibrì".

martedì 27 maggio 2014

Storiedallitalia. 51 “Il cupio dissolvi della politica italiana”.


Le mie prime impressioni post-elettorali. Di quelle che sono state le cosiddette “elezioni europee”. Durante le quali non è stato possibile rintracciare traccia alcuna dell’Europa. Come svanita. Presi come si era dalle beghe della politica de’ noantri. Giustamente ne ha scritto Filippo Ceccarelli sul quotidiano la Repubblica all’indomani di quelle elezioni. Con quale titolo? “Sputi digitali, selfie e istrionismo il cupio dissolvi della politica italiana”. Gran titolo! Elezioni che, quanto prima, scompariranno dalle prime pagine dei media per sprofondare nell’abisso oscuro della memoria e delle coscienze. Di tutti. Prima impressione. Al seggio elettorale. Consegno la mia tessera elettorale al giovanissimo componente del seggio. Sul grande registro elettorale squadernatoglisi, come orrido profondo, davanti, percorre quel tapino – “tapino”, secolo XIII, nel senso di “infelice” - avanti ed indietro gli innumerevoli fogli. Capisco che vada cercando la lettera “Q” con la quale inizia il mio cognome. Non riesce a trovarla. Interviene l’altro scrutatore ed il problema viene risolto. Il primo giovanissimo componente del seggio risulta essere digiuno del succedersi delle lettere dell’alfabeto. Venti anni sprecati durante i quali si soleva dire che con “la cultura non si mangia”. Ma senza cultura si muore. D’inedia spirituale. Soprattutto. Nella cabina di voto. Provo un’ebbrezza che avevo dimenticato grazie al “porcellum”. Posso finalmente votare le persone che mi sono gradite. L’effetto lettera “Q” è ancora prossimo e molto vivo. Ed allora voto nell’ordine: Barbara Spinelli, Ermanno Rea e Valeria Parrella. Sanno scrivere cose sensate. Sapranno di certo comunicare. Rappresentano quella cultura tanto disprezzata nel bel paese. Le condizioni disastrate del bel paese si giustificano anche per questo. Non conoscere la successione delle lettere dell’alfabeto. O no?
Ha chiuso il Suo bellissimo pezzo Filippo Ceccarelli con questa osservazione: L'Europa ci guarda. Chiunque avrà vinto – e ancora una volta sarà faticoso capire chi - dovrà comunque vedersela con un paese molto più enigmatico e sfuggente di quanto i risultati cercheranno di rappresentarlo. Bene. Ai primi che hanno voluto sentire il mio parere sulle elezioni dell’Europa per noi inesistente ho risposto in questi termini. È vero che l’arrembante primo ministro ha sconfitto il Grillo straparlante. È pur vero che ha fatto sparire dall’orizzonte mediatico l’uomo di Arcore e la sua combriccola di buontemponi. Tutto ciò è vero e lo riconosco. Ma è pur sempre vero che “l'Europa ci guarda”. Il vittorioso risultato, oltre le più rosee speranze, della disfida a cornate tra i due stambecchi non gioverà alla nostra posizione nel contesto europeo. Pesano e continueranno a pesare le nostre secolari manchevolezze: malavita organizzata su basi territoriali che oggigiorno vanno dal Monviso al Lilibeo; depredazione continua della ricchezza del paese da parte delle categorie colluse con la malapolitica; evasione fiscale a spron battuto; burocrazia che fa corpo a sé stante come altro potere costituzionale. Rientrati nei ranghi post-elettorali, si riuscirà a por mano alle storture strutturali e secolari per le quali “l'Europa ci guarda”?. E nel contesto europeo, la strabiliante, inattesa vittoria quale peso potrà avere affinché si imponga all’Europa quel cambio di passo che tutti ravvisano essere necessario ed irrinunciabile? Il peso di una piuma lasciata volteggiare al vento stante l’inattendibilità della politica politicante del bel paese. Scrive infatti Filippo Ceccarelli in quel Suo straordinario “pezzo”: Ma poi? Ma poi, tra buffonate e malinconia, fanatismi e idiozie, nasi turati e cupio dissolvi , chiunque abbia vinto - e in Italia di solito è un problema anche stabilirlo – ecco, chiunque sarà proclamato vincitore di questa tornata europea dovrà in ogni caso vedersela con un paese «corso, guasto, arso e depredato», per dirla con Machiavelli, principe dei gufi di tutti i tempi. Ma anche fondatore della moderna politica. Un paese laboratorio avanzato di esperimenti sociali per lo più perniciosi, fascismo e berlusconismo d’esportazione, e al tempo stesso paralizzato nelle sue più che durevoli magagne, dal che, secondo Ceronetti, «l'irriformabilità italiana ormai calco statuario». (…). E saranno per l’appunto quelle “durevoli magagne” che renderanno agli occhi degli europei quella vittora “qual piuma la vento”. Ché, nel contesto internazionale, ben altre cose hanno peso e corso. E sull’irrilevanza dell’Europa nel corso della campagna elettorale nel bel paese Filippo Ceccarelli scrive che: …gli ultimi due mesi rischiano di riviversi come un sogno conturbante, troppe visioni per non riconoscerne la natura incubatica, sputi digitali, banane anti-razziste addentate davanti alle telecamere, e scherzi radiofonici, il finto Vendola, il finto Papa, i professoroni, la Pascale che si tocca la pancia nel negozio per bambini, il cappelletto e l'impermeabile nero di Casaleggio, i selfie di Vespa, i comizi con i cani di Berlusconi, Lotito e Alessia Marcuzzi all’Auditorium per Berlinguer, la cantina extralusso di Daccò, la tribuna d'onore sgomenta dinanzi alle gesta di «Genny ‘a carogna», la tintura per capelli acquistata a spese del contribuente dal consigliere regionale calvo... (…). Sono stati i temi politici più rilevanti sui media del bel paese nell’ultima campagna elettorale. Ben altri sarebbero stati i temi della e sulla Europa sol che la politica non si fosse nel tempo trasformata in quella “malapolitica” che tutto il male possibile ha potuto apportare nella vita pubblica del bel paese. Con il più superbo e straordinario dei risultati che la “malapolitica” abbia saputo e potuto realizzare, ovvero, per dirla tutta con Filippo Ceccarelli, …il turbo-tripolarismo (PD, M5S, PDL n.d.r.) ha aggiunto il sentimento di malanni supplementari, per esempio una comune, brutale e adesso anche ripartita semplificazione del discorso pubblico, «noi» e «loro», «buoni» e «cattivi», pillole, caramelle, tormentoni e paure da fissare nell'inconscio collettivo; tutti e tre i leader che parlavano alla «pancia» dell'elettorato; tutti e tre che garantivano la rivoluzione; tutti e tre che denunciano misteriose forze nell'ombra, i poteri forti, i banchieri malvagi, i mandarini sabotatori, quattro colpi di Stato... (…). Quel superbo straordinario risultato che da tempo vado definendo della “scarnificazione del pensiero” dei singoli e della collettività. Avete mai osservato un osso scarnificato? Così è stato ridotto il pensiero politico nel bel paese. Con il concorso di tutti i commedianti da anni e anni sulla ribalta della “malapolitica”. Riporta Filippo Ceccarelli nel Suo “pezzo” un pensiero forte di Franco Cordero: «La storia d'Italia è in larga misura teatro, dove l'immaginario eclissa i fatti. L'atto politico par exellence consiste nell'iniettare immagini nei cervelli». Donde ne deriva come la scomparsa del tema Europa dalle elezioni pur dette europee abbia in pieno confermato di quella “scarnificazione del pensiero” per la qual cosa, per dirla ancora con Filippo Ceccarelli, sono state “le culture politiche ridotte a maschere comiche e grottesche. Per aggiungere poi a proposito di quel che ne pensasse quel grande di Recanati: «Gli italiani ridono della vita: ne ridono assai più, e con più verità e persuasione intima di disprezzo e freddezza che non fa niun'altra nazione». E tutto ciò in Europa non sta bene.

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