“A furia di postare ci siamo scordati che occorre agire”, testo di Loredana Lipperini pubblicato sul settimanale “L’Espresso” del 15 di novembre 2024: La più famosa delle "Cinque storie ferraresi" di Giorgio Bassani è "Una notte del '43", scritta nel 1955. Il protagonista è Pino Barilari, farmacista: malato, trascorre lunghe giornate dietro la finestra della sua casa, in corso Roma. Risolve cruciverba, guarda fuori. Nella notte del 15 dicembre 1943 assiste all'eccidio del Castello Estense, con la fucilazione di undici oppositori del fascismo. Alla fine della guerra, quando si tratta di processare il responsabile (Carlo Aretusi detto Sciagura), Barilari dirà che non ha visto nulla. Dormivo, afferma. Bene: ci sono almeno due storie, di segno diverso, che riportano alla mente Barilari. La prima riguarda la ragazza chiamata Ahoo Daryaei, che lo scorso 2 novembre si è spogliata nel campus dell'Università islamica di Azad di Teheran. Di lei sappiamo che è stata arrestata e che, secondo Amnesty International, protestava contro l'obbligo di indossare l'hijab. Protesta sacrosanta prima ancora che legittima e che avrebbe dovuto anche farci ricordare cosa sta succedendo in quel Paese, dove a due anni dalla rivolta "Donna Vita Libertà" le autorità hanno raddoppiato l'uso della pena di morte come strumento di oppressione per terrorizzare la popolazione. Nel 2023 c'è stato il più alto numero di esecuzioni dei precedenti otto anni (almeno 853) e da aprile è in vigore il piano Noor, con l'aumento dei pattugliamenti per fare rispettare l'obbligo di indossare il velo e inseguimenti automobilistici, a volte con sparatoria, nei confronti delle guidatrici che non lo usano. Ecco, di tutto questo non si è parlato molto nei giorni scorsi: semmai, si sono moltiplicati sui social i meme della ragazza in reggiseno e mutandine (alcuni, in verità, piegati ad altri scopi, come quello in cui dà la mano a una soldatessa israeliana). Una sola immagine, insomma, non mette in luce quel che avviene in Iran: si ferma sul gesto eroico, individuale (e importantissimo, certo), e insieme consola chi pubblica quel meme illudendolo di stare davvero facendo qualcosa contro gli ayatollah. E qui veniamo alla seconda storia, gigantesca, che riguarda la vittoria di Donald Trump alle elezioni americane. Roberto Saviano ha scritto su Instagram un lungo intervento contro lo spostamento del dibattito politico sui social, contro la diminuzione della nostra attenzione e l'inquinamento della discussione. Anzi, il suo azzeramento. Ora, neanche un esercito di analisti al momento riesce a spiegare fino in fondo quello che è accaduto: possiamo provare a farlo con il paradigma della paura e con quello del rancore, possiamo provare a farlo con la povertà, la rabbia e l'impotenza delle persone che non riescono a vedere un futuro. Ma con ogni probabilità i meme, le battute folgoranti, il credere di muoversi restando fermi sui social non solo non bastano più, ma è tempo di buttare alle ortiche la convinzione che servano. Va bene giocherellare, va bene diffondere informazioni, va bene provare a condividere pensieri. Ma poi basta, si va oltre, si esce, si incontra, si parla, si agisce. Per questo la cosa preziosa di oggi è "La parola femminista" di Vanessa Roghi, che viene pubblicato da Mondadori e che ci ricorda, con rigore e passione, i fatti di cui il femminismo è stato protagonista e che ha generato: fatti e pensieri che non sono riconducibili a un meme o a un post, né dovrebbero esserlo. O finiamo come il protagonista di "Una notte del '43": che, infine, impazzisce, e resta solo e ghignante a guardare un marciapiede vuoto.
"Il bruco (2017)". Foto di Aldo Ettore Quagliozzi
giovedì 28 novembre 2024
Quellichelasinistra. 42 Laika: «Abbiamo bisogno di una sinistra che smetta di strizzare l'occhio a banche e ai grandi capitali, che torni tra la gente, che difenda i diritti dei lavoratori».
(…). «Con I' elezione di Donald Trump l'onda
nera, sovranista, razzista e omofoba e machista che sta travolgendo l'occidente
sarà ancora più violenta. Si prospettano anni bui per la democrazia e per i
diritti umani: non ci sarà tregua per donne, migranti e minoranze e la libertà
di espressione e il diritto alla protesta saranno sempre meno garantiti.
Saranno anni bui anche per chi difende il pianeta e lotta contro il cambiamento
climatico. Lo scenario globale è da brividi: l'Argentina di Milei ricorda
quella della dittatura,Viktor Orban non vuole che il suo popolo diventi di
"razza mista", Giorgia Meloni istituisce veri e propri lager per
migranti in Albania, Benjamin Netanyahu è responsabile di un terribile
genocidio. Abbiamo bisogno di una sinistra che smetta di strizzare l'occhio a
banche e ai grandi capitali, che torni tra la gente, che difenda i diritti dei
lavoratori (murale “L’onda nera” – 2024 - dell’artista Laika apparso a
Barcellona sul “Passatge de San Bernat”, n.d.r.)». Analisi e proposta: concrete,
aderenti al reale, urgenti. Tanto per smentire chi pensa che gli artisti siano
anime belle separate dalla realtà: trovate un opinionista
"accreditato" capace di dire queste cose con altrettanta lucidità ed
efficacia! Ma gli artisti hanno qualcosa in più: la forza delle immagini. Nella
loro comunicazione, Giorgia Meloni e i suoi camerati di "onda nera",
sono abilissimi a mostrarsi rassicuranti, prossimi, umani,
"popolari": incarnando quasi fisicamente l'aforisma di Hannah Arendt
per cui «verità e potere sono nemici». Ma quando li vede ritratti così, per
quello che davvero sono, anche il più ingenuo dei cittadini è costretto a farsi
delle domande. Davvero Meloni è diversa da Milei, o da Trump? Non sono forse
arrivati al potere nello stesso modo, costruendo un'industria della paura del
diverso, alimentando l'odio, avvelenando i pozzi della democrazia? È ozioso
disputare sul grado di filologia del fascismo che li contraddistingue: se c'è
qualcuno per cui ha senso usare oggi la parola "fascista" sono questi
orrendi cavalieri dell'onda nera che sfigura le democrazie occidentali. E, come
vedeva Michel Foucault, «nell'arte... si concentrano, nel mondo moderno, nel
nostro mondo, le forme più intense di un "dire il vero" che accetta
il coraggio e il rischio di ferire»: facciamoci ferire, svegliamoci. Non ci
sarà molto altro tempo. (Tratto da “Dire
la verità contro l’onda nera” di Tomaso Montanari, pubblicato sul
settimanale “il Venerdì di Repubblica” del 22 di novembre 2024).
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