“Benvenuti
all’ultima crociera”, racconto della scrittrice americana Joyce Carol Oates
riportato sul settimanale “Robinson” del quotidiano “la Repubblica” di ieri, 3
di marzo 2024 e contenuto in una raccolta – “Circostanze attenuanti”
– per l’editrice “La Tartaruga”, in libreria dal 4 di marzo: Signore
e signori: un tardivo ma sentito benvenuto a bordo della nostra nave da
crociera S.S. Ariel. È un vero onore e un privilegio per me, come
vostro capitano, porgere a tutti voi i miei saluti in questa radiosa giornata
di gennaio - mite come una tipica mattina di giugno su al Nord, eh? - Vorrei
potervi dire che noi dell'Ariel vi abbiamo personalmente predisposto questo bel
tempo, come una sorta di risarcimento per il... come dire ... clima un po'
burrascoso degli ultimi giorni. Ma in ogni caso è di buon auspicio e fa ben
sperare per il resto della crociera e per l'escursione di questa mattina,
signore e signori, in quest'isola, piccola ma straordinariamente bella, che
vedete avvicinarsi rapidamente, e che gli indigeni di queste acque chiamano
Isola della Tranquillità o, come preferiscono alcuni traduttori, Isola del
Riposo. Quelli di voi che ormai sono diventati dei marinai provetti e hanno un
occhio attento per la navigazione, vorranno registrare la nostra longitudine a
centocinquantacinque gradi a Est e la nostra latitudine a cinque gradi a Nord,
circa milleottocento chilometri a Nord-est della Nuova Guinea. Sì, avete
sentito bene! Siamo arrivati così lontano! E poiché questa è una mattinata
decisiva, e la vostra avventura sull'isola è un evento importante non solo per
questa crociera, ma anche per le vostre vite, signore e signori, spero che
vogliate fare un po' di silenzio - solo un attimo! - e rivolgere a me, il
vostro capitano, la massima attenzione. Solo per qualche minuto, lo prometto!
Poi sbarcherete. Per quanto riguarda i problemi che alcuni di voi hanno
riscontrato: signore e signori, permettetemi di cogliere l'occasione, in
qualità di vostro capitano, per scusarmi, o almeno per spiegare. È vero, per
esempio, che alcune delle vostre cabine non sono esattamente come nelle
brochure pubblicitarie, gli oblò non sono altrettanto grandi e in alcuni casi
non sono proprio visibili. Questo non è imputabile al personale della Ariel; in
effetti, è un punto dolente per noi da diversi anni, una causa di
incomprensioni e imbarazzo al di fuori del nostro controllo, eppure io, come
vostro capitano, signore e signori, vi porgo le mie scuse e la mia più sentita
solidarietà. Anche se sono un po' più giovane di voi, posso ben comprendere la
particolare delusione, lo sconforto, l'indignazione e lo sgomento che
accompagnano il sospetto di essere stati imbrogliati in quella che, per alcuni
di voi, probabilmente, è percepita come l'ultima occasione di fare un viaggio
così lungo ed esotico, quindi avete tutta la mia solidarietà! Per quanto
riguarda i servizi igienici segnalati come malfunzionanti o del tutto fuori
uso, e le forti vibrazioni o "scosse" dei motori che hanno tenuto
svegli alcuni di voi, e il servizio negligente o addirittura scortese, il cibo
troppo cotto o poco cotto, le tariffe elevate per l'acqua minerale, le bevande
alcoliche e le sigarette, gli avvistamenti di roditori, scarafaggi e altri
parassiti a bordo della nave: forse dovrei spiegarvi, signore e signori, che
questo è l'ultimo viaggio della S.S. Ariel e che gli armatori hanno fatto la
scelta, giustamente pragmatica, di ridurre le riparazioni, i servizi, le spese
e così via. Signore e signori, sono spiacente per il vostro disagio, ma l'Ariel
è una nave vecchia, destinata al bacino di carenaggio di Manila e alla sorte di
molte navi veterane che hanno fatto il loro tempo. Che Dio la benedica! Non
vedremo mai più una come lei! Signore e signori, posso avere un po' di silenzio
- per favore, ancora cinque minuti? - prima che gli steward vi aiutino a
prepararvi per lo sbarco? Grazie. Sì, l'Ariel è diretta a Manila. Ma non
abbiate paura, voi non sarete a bordo. Signore e signori, per favore. Questi
mormorii e borbottii iniziano a infastidirmi. (Tuttavia, in qualità di
capitano, vorrei notare che, in mezzo ai soliti lamentosi, criticoni e
scorbutici, è gratificante vedere un certo numero di volti affabili,
accoglienti e speranzosi e sapere che ci sono uomini e donne determinati a
godersi la vita, invece di polemizzare e nutrire sospetti, A voi sono grato!).
Veniamo ora al punto della questione: signore e signori, sapete cosa avete in
comune? Non riuscite a indovinare? Lo sapete? No? Sì? No? Be', sì, signore, è
vero che siete tutti a bordo della S.S. Ariel; e sì, signore - mi scusi,
signora - è certamente vero che siete tutti in età "pensionabile".
(Anche se "pensione" è diventato un termine piuttosto vago
nell'ultimo decennio o giù di lì, non è vero? Perché i più giovani tra voi non
hanno neanche sessant'anni, il risultato, direi, di programmi di pensionamento
anticipato particolarmente generosi, e i più anziani tra voi hanno circa
novant'anni. Una bella forbice di età!). Si, è vero che siete tutti americani.
Avete macchine fotografiche costose, in alcuni casi anche apparecchiature
video, per registrare questa avventura nei Mari del Sud; avete tutto
l'armamentario da crociera tropicale, cappellini di paglia sbiancata davvero
adorabili; alcuni hanno una discreta scorta di crema solare; e la maggior parte
di voi ha una quantità e una varietà considerevole di farmaci. E c'è anche una
discreta scorta di tascabili, riviste, carte, giochi e cruciverba. Tuttavia,
c'è una cosa fondamentale che avete in comune, signore e signori, e che ha
determinato la vostra presenza qui stamattina, alla longitudine
centocinquantacinque gradi Est e latitudine cinque gradi Nord: il vostro
destino, per così dire. Non riuscite a indovinare? Signore e signori: i vostri
figli. Sì, questa crociera sulla S.S. Ariel è stata sin dall'inizio un'idea dei
vostri bambini, e sono stati loro a organizzarla, se ci pensate. (Anche se
probabilmente vi siete pagati i biglietti da soli, visto che non sono
economici). I vostri figli, che sono "bambini" solo per modo di dire,
perché ovviamente sono pienamente adulti, anzi in molti casi sono genitori a
loro volta (avendovi reso dei nonni orgogliosi: sì, quanto ne siete stati fieri),
questi figli e figlie, se posso parlare con franchezza, sono molto stanchi di
aspettare la loro eredità. Sì, sono molto impazienti, e alcuni di loro sono
molto arrabbiati, in attesa di prendere il controllo di ciò che credono sia
dovuto. Signore e signori, per favore! Chiedo silenzio e chiedo rispetto. In
qualità di capitano della Ariel, non sono abituato a essere interrotto. Penso
proprio che mi abbia sentito bene, signore. Anche lei, signore. Sì, e lei,
signora. Anche lei. (La maggior parte di voi non è così sorda come finge di
essere!) [Permettetemi di parlare con franchezza. Sebbene i vostri figli siano
in molti casi, o almeno in alcuni casi, sinceramente affezionati a voi, sono
semplicemente stanchi di aspettare la vostra morte "naturale". Dieci
anni, quindici? Venti? Con la tecnologia medica di oggi potreste persino
sopravvivergli! Naturalmente è una sorpresa per voi, signore e signori. È uno
shock. Perciò lei, signore, scuote la testa incredulo e lei, signore, sta
mormorando un po' troppo forte: "Chi si crede di essere quest'imbecille,
per fare scherzi così orrendi?" e voi altre, signore, che ridacchiate come
delle ragazzine, senza sapere cosa pensare. Ma ricordate: i vostri figli hanno
vissuto in un'America imprenditoriale molto difficile e molto competitiva; sono,
all'apparenza, benestanti, persino agiati; eppure desiderano, in alcuni casi
hanno un disperato bisogno, dei vostri patrimoni. Non tra una dozzina di anni,
ma adesso. Vale a dire, non appena i vostri testamenti saranno resi pubblici.
Infatti, nonostante il modo in cui i vostri figli e le vostre figlie appaiono
agli occhi dei loro vicini, amici e colleghi, persino agli occhi della loro
stessa prole, potete star certi che non hanno abbastanza denaro. Potete essere
sicuri che soffrono di brame e gelosie finanziarie... e chi può arrogarsi il
diritto di misurare la sofferenza di un altro? Chi osa scrutare nel cuore del
prossimo? Senza tradire la fiducia di nessuno, posso dire che ci sono diversi
giovani uomini, amati figli di alcune coppie in mezzo a voi, signore e signori,
che sono quasi in bancarotta; uomini integri e di "successo" che
stanno per vedersi franare la terra sotto i piedi, a meno che non si procurino
del denaro o non si trovino nella posizione di poter impegnare il patrimonio
dei loro genitori in tempi brevi. Promotori finanziari, avvocati, un professore
universitario o due: alcuni di loro sono già indebitati. Così hanno deciso di
adottare misure severe. Signore e signori, è inutile protestare. Come capitano
della Ariel, mi limito ad agevolare la pratica. E dovete sapere che non ha
senso esprimere incredulità o sconcerto, alzare gli occhi al cielo come se io
(tra tutti quanti) avessi qualche rotella fuori posto, fare domande o
richieste, gridare, piangere, singhiozzare, supplicare, inveire e borbottare:
"Se questo è uno scherzo, non mi fa ridere!" oppure "Come se la
mia progenie potesse mai fare una cosa simile a me, a noi!" In breve, è
inutile esprimere tutte le reazioni che state manifestando e che sono già state
espresse da una varietà di signore e signori nei precedenti viaggi della Ariel
nei Mari del Sud. Sì, la cosa migliore è collaborare. Sì, in modo disciplinato.
È meglio non provocare gli steward (che hanno i nervi un po' tesi in questi
giorni. L'equipaggio è umano, dopo tutto), non costringerli a usare la forza.
Signore e signori, queste sono davvero splendide acque azzurre - esattamente
come promettevano le brochure! - ma infestate dagli squali, quindi fate
attenzione. Eh già, quelle pinne dorsali che fendono le onde, appena oltre la
schiuma: guardate bene. No, oggi non vi lasceremo nessun cestino da picnic. Né
tantomeno bottiglie di acqua minerale, Perrier o champagne. Perché ritardare
l'inevitabile? Perché prolungare crudelmente l'angoscia? Signore e signori,
magari è una banalità, magari è sin troppo chiaro, ma riflettete: siete il tipo
di uomini e donne civilizzati che hanno messo al mondo dei bambini non per un
rozzo, primitivo, anacronistico caso, ma dopo un'attenta valutazione. Avete
pianificato il vostro futuro; avete pianificato, come si suol dire, la vostra
genitorialità. Appartenete tutti alla classe economica americana
"medio-alta"; siete istruiti, colti, stabili; quasi senza eccezioni,
avete riversato fiumi d'amore sui vostri figli e sulle vostre figlie, che si
sentivano dei privilegiati dalla culla. Le migliori scuole private, le più
esclusive: asili, licei, università. Giocattoli costosi e regali di ogni tipo;
armadi pieni di vestiti, attrezzature da sci, impianti stereo, biciclette da
corsa; lezioni di tennis, di equitazione, di snorkeling, ripetizioni private,
viaggi nei Caraibi, in Messico, a Tangeri, a Tokyo, in Svizzera; anni di studio
all'estero a Parigi, a Roma, a Londra; sì, e i loro denti erano perfetti, o lo
sono diventati; già, e si sono sottoposti alla chirurgia estetica, quand'è
stato necessario (o quasi); e avete pagato volentieri i loro aborti o la loro
retta per la facoltà di legge, di medicina, di economia; già, avete pagato i
loro matrimoni; proprio così, e avete prestato loro del denaro "per
iniziare", certamente li avete aiutati con i mutui, o la seconda auto, o i
conti del dentista dei loro figli - niente era troppo bello o troppo costoso
per loro, signore e signori, cosa avrebbe mai potuto esserlo? E ogni volta, più
davate ai vostri figli e alle vostre figlie, più sembravate avere da parte; più
vi mostravate generosi, più lasciavate intendere che avreste potuto esserlo
ancora di più in futuro. Ma in un futuro molto lontano: quando i vostri
testamenti sarebbero stati resi pubblici, dopo la vostra morte. Signore e
signori, di rado vi siete soffermati a considerare i vostri figli come qualcosa
di diverso dai vostri figli, come uomini e donne che avevano raggiunto la
maturità separatamente da voi. Di rado vi siete soffermati a vedere con quanta
pazienza attendessero di ereditare ciò che gli spettava, e poi, a poco a poco,
con quanta impazienza. Quali ansie li assediavano, quali congetture da incubo:
e se voi aveste sperperato il vostro denaro in spese mediche, nei conti delle
case di cura, nei tristi inconvenienti della vecchiaia in America? E se -
peggio ancora! - con il cervello in pappa, affetti dal morbo di Alzheimer (che
d'un tratto sembra preoccupare tutti, in ogni dove) vi foste rivoltati contro
di loro, li aveste diseredati, vi foste risposati con qualcuno più giovane, più
sano, più astuto di loro, aveste riscritto il vostro testamento, come fanno
sempre i vecchi sciocchi? Signore e signori, i vostri figli dichiarano di
volere solo ciò che gli spetta. Dicono, ridendo, che loro non vivranno per
sempre. (Ebbene sì: vi confiderò, in via ufficiosa, che in diversi casi è stato
un parente acquisito che ha valutato la possibilità di una crociera sulla S.S.
Ariel; i vostri figli e le vostre figlie hanno semplicemente collaborato, a
posteriori, a cose fatte. Naturalmente non è la stessa cosa). Signore e
signori, come vostro capitano, in procinto di salutarvi, lasciatemi dire che
sono solidale con la vostra situazione. Le vostre espressioni sbalordite,
l'andatura barcollante, gli occhi umidi, le bocche che cianciano - "Che
scherzo di cattivo gusto!" "È intollerabile!" "È un
incubo!" "Nessuno dei miei figli potrebbe essere così crudele,
disumano, mostruoso," eccetera - tutto questo è toccante, uno strazio per
il mio cuore e del tutto naturale. Si potrebbe quasi dire tradizionale.
Innumerevoli altre persone, di cui potreste scoprire le ossa se aveste
l'energia e lo spirito necessari per esplorare l'Isola della Tranquillità (o
del Riposo), hanno reagito più o meno allo stesso modo. Quindi non disperate,
signore e signori, perché le vostre emozioni, per quanto dolorose, sono
radicate nel tempo; ma non sprecate le poche ore preziose che vi restano da
vivere, perché queste emozioni sono futili. Signore e signori: l'Isola della
Tranquillità, sulla quale ora vi trovate a sudare freddo nell'afa mattutina, ha
una circonferenza di circa sei chilometri, una forma ovoidale, un curioso
arcipelago di gigantesche rocce metamorfiche che si estende verso Nord, un moto
ondoso martellante e allucinatorio e un orizzonte vago, sognante e lontano che
la circonda su tutti i lati. Il terreno è una miscela di cenere vulcanica,
sabbia, roccia e torba; l'interno della giungla è costellato da infide paludi
di sabbie mobili. È un'isola davvero esotica, ma la maggior parte di voi si
abituerà abbastanza in fretta ai venti incessanti che l'attraversano da diverse
direzioni allo stesso tempo, all'aria calda e stantia come fiato, così intima,
carezzevole, narcotica. Vi abituerete alle onnipresenti mosche della sabbia,
alle scintillanti libellule con le loro ali iridescenti da quarantacinque
centimetri, alle numerose specie di serpenti (per vostra informazione, il
piccolo imprevedibile baya, chiazzato di arancione, è il più velenoso); l'ara
carnivora dal becco rosso e il grido che perfora le orecchie; le rane toro
grandi come i conigli del Nord America; le tartarughe da novanta chili con gli
intelligenti occhi a mandorla; le scimmie ragno giocherellone come bambini; i
tapiri; le tarantole; e, più colorati di tutti, i buffi casuari con le teste
ossute, i bargigli dai colori allegri e le ali sottosviluppate: sgraziati
uccelli che milioni di anni di evoluzione, su quest'isola priva di predatori
mammiferi, hanno reso incapaci di volare. E le orchidee: alcuni di voi hanno
già notato le bellissime e abbondanti orchidee che crescono ovunque, decine di
specie, di ogni colore immaginabile, alcune grandi come acini d'uva e altre
come la testa di un uomo, purtroppo non commestibili. E gli odori dell'isola:
sono profumi o olezzi? Si tratta di vita dilagante e fresca, o del rancido
decadimento della giungla? Che differenza fa? Di notte (e i più coraggiosi tra
voi dovrebbero sopravvivere a numerose notti, se la storia passata si ripete),
potrete contemplare la luna tropicale, così diversa dalla nostra luna
nordamericana, che pende pesante e luminosa nel cielo come un frutto troppo
maturo; vi ritroverete a sorridere di fronte allo spettacolo dei pesci
fosforescenti che si agitano tra le onde; verrete cullati nel sonno dal
frastuono degli insetti, dalle grida degli uccelli notturni, forse dalle vostre
stesse preghiere. Alcuni di voi si aggrapperanno gli uni agli altri come
animali da gregge terrorizzati; altri si allontaneranno da soli, storditi,
rifiutando di essere toccati, perfino confortati, dal coniuge con cui hanno
condiviso cinquant'anni. Signore e signori, io, il vostro capitano, parlo a
nome dell'equipaggio della S.S. Ariel, e vi porgo i miei saluti. Signore e
signori, i vostri figli mi hanno chiesto di assicurarvi che vi amano, ma sono
intervenute delle difficoltà. Signore e signori, i vostri figli mi hanno
chiesto di ricordarvi gli anni in cui erano davvero bambini, del tutto
innocenti come li immaginavate, e vi adoravano come divinità. Signore e
signori, ora mi congedo da voi proprio come fanno i bambini, salutandovi non una
ma numerose volte, in modo solenne, reverenziale. Addio, addio, addio.
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