"Il bruco (2017)". Foto di Aldo Ettore Quagliozzi

"Il bruco (2017)". Foto di Aldo Ettore Quagliozzi
"Il bruco" (2017). Nikon Coolpix P900. Foto macro. Stato larvale della falena diurna "Macroglossum stellatarum" volgarmente detta "sfinge colibrì".

sabato 25 novembre 2023

ItalianGothic. 82 Carlotta Vagnoli: «L'idea tutta occidentale e patriarcale che la donna sia un oggetto e che il suo corpo sia di proprietà maschile, la retorica è diventata prassi».


Ha scritto Carlotta Vagnoli in “Se parliamo d’amore” pubblicato sul settimanale “d” del quotidiano “la Repubblica” del 18 di novembre 2023: (…). …insisto su un punto: più un linguaggio si tramanda e fortifica e più è facile che questo si tramuti in stereotipo. Con l'idea tutta occidentale e patriarcale che la donna sia un oggetto e che il suo corpo sia di proprietà maschile, la retorica che si debba fare qualsiasi cosa per possederlo è diventata prassi. Prima nel sociale - rinchiudendo, controllando e perfino violando - e anche sul piano lessicale. Perciò il linguaggio che si abbina al sesso non è mai neutrale e anzi, porta con sé questo retaggio machista secondo il quale "sfondare" è equivalente a "penetrare" e "schiacciare", "scopare". Ma la lingua non è mai neutrale e ogni termine è permeato da meta-significati che si sono stratificati nel tempo fino alla loro normalizzazione. In questo caso, con il passaggio dei secoli, non ci siamo accorti di quanta violenza ci fosse nel dialogo amoroso e sessuale e di quanto il complemento oggetto di ognuno di questi verbi fosse, nell'accezione originale, un oggetto e non una persona: si schiacciano pietre e si sfondano porte. Così come si cacciano animali e le prede sono creature in stato di apparente inferiorità. Si abbordano le navi, si conquistano territori e si cacciano animali selvatici. Niente ha a che fare con esseri umani, almeno: non nel complemento oggetto. Ma il soggetto è sempre umano e tendenzialmente maschile, poiché abbinato al mondo della guerra e della caccia, ambiti che hanno da sempre una connotazione stereotipata di genere e hanno molto a che fare con il campo semantico della virilità. Se dunque il lessico che usiamo per l'accoppiamento ha già dei grossi bias, possiamo immaginare come possano nascere gli approcci e i flirt, o secondo quali regole non scritte si pratichi il sesso, principalmente nel mondo eterosessuale, che di virilità, machismo e performatività è il paziente zero. I ruoli di genere hanno influenzato il sesso e il sesso ne risente moltissimo, in qualità, spontaneità e soprattutto rispetto. Riscrivere un linguaggio amoroso che nasce da territori di pace e non da ideologie guerrafondaie sarebbe una grande salvezza. Non solo per rapporti più stimolanti e paritari, ma anche e soprattutto perché pensare al sesso come alla presa della Bastiglia dovrebbe essere considerato patologico, non erotico. Infatti, fino a che i corpi saranno ritenuti oggetti e non umani, l'approccio sessuale sarà per sempre falsato e sbilanciato. A questo proposito, negli ultimi decenni è stato sdoganato il termine "stupro" proprio nel linguaggio del corteggiamento e del flirt. Non è raro che un ragazzo, per esprimere apprezzamento verso una coetanea, le dica «sei così bella/fica (che qui diventa sineddoche) /bona che ti stuprerei». La normalizzazione del termine belligerante per eccellenza nei confronti del genere femminile (stupro) è indice di questa radicalizzazione di un linguaggio che con l'amore e con il sesso non hanno niente a che fare. In primis perché l'amore prevede parità, e poi perché il sesso prevede il consenso, che nello stupro è l'elemento assente per antonomasia. Questo caso estremo è sintomo di una nuova ondata di sessismo: l'estremizzazione del linguaggio, che dalla guerra arriva alla violenza sessuale - che è proprio il mezzo per sancire la vittoria di un popolo sull'altro. Riportare la pace nel linguaggio amoroso è la cura che meritiamo e che potrebbe salvarci da rapporti sbilanciati, oggettificazione e mancanza di orgasmi. (…).

UominicheUccidonoDonne”. “Lei rideva, lui l’ha uccisa” di Carlo Lucarelli pubblicato sul settimanale “il Venerdì di Repubblica” del 18 di novembre dell’anno 2022: I fatti, nudi e crudi, sono questi: la sera del 6 agosto 1945, davanti alle giostre del luna park di via Tiburtina, a Roma, il signor Trento uccide sua moglie Valentina con tre coltellate nella pancia. Arrestato dai carabinieri con il coltello insanguinato ancora in mano, il signor Trento confessa di averlo fatto per gelosia e finisce sotto processo. In corte d'Assise, però, nelle parole degli avvocati, e soprattutto sulla stampa, la storia si trasforma, prende un'altra piega e con una curiosa giravolta si ribalta completamente. Il signor Trento era un attrezzista teatrale sposato con la bella Valentina. Felicemente sposato, si fa notare, una bella coppia con una vita meravigliosa modestamente ma onestamente sostenuta dalle 35 lire al giorno del marito. Poi, la guerra. Il signor Trento era partito per la campagna di Russia, si era salvato dalla ritirata, dopo l'8 settembre aveva risalito l'Italia con gli Alleati, e finalmente era tornato a casa. Dove, però, aveva trovato una moglie diversa. Irretita dal senso di libertà dell'immediato dopoguerra che aveva portato a un pericoloso disfacimento morale, piena di grilli per la testa: i giornali fanno notare che fumava sigarette americane e si era trovata un lavoro autonomo, di cui non aveva neppure informato il marito. Il signor Trento, però, non si arrende, come dicono i giornali. Cerca di salvare il matrimonio, ma Valentina non ci sta più e quel giorno, davanti al luna park, gli dice che ha un amante e che vuole farsi una vita da sola. I giornali fanno notare che Valentina rideva, in quel momento, allora il signor Trento non ci ha visto più, ha tirato fuori quel coltello, che chissà perché aveva in tasca, e l'ha uccisa. Il caso è semplice, il processo è facile, finisce tutto sotto l'ombrello del delitto d'onore e il signor Trento se la cava con poco. "La tragedia di un uomo", la definiscono la stampa e i suoi avvocati. Una bellissima storia d'amore, finita purtroppo "in un fascicolo giudiziario" e sotto "una rozza croce in un cimitero". Sotto la quale, però, c'è la povera Valentina. Che sciaguratamente si era trovata un lavoro, fumava sigarette americane, e rideva.

Nessun commento:

Posta un commento