Da “Vade
retro porcellinum” di Marco Travaglio, pubblicato su “il Fatto Quotidiano”
del 28 di gennaio 2017: (…). Da prevedibile, il risultato (elettorale
n.d.r.) divenne matematicamente certo nel 2006 con il Porcellum, che consegnò a
quattro-cinque leader il potere di vita o di morte sugli eletti grazie alle liste
bloccate: l’elettore andava alle urne a barrare il simbolo del partito, ma i
parlamentari erano già stati decisi prima, nelle segrete stanze, al momento di
compilare le liste (chi era nei primi posti era eletto di sicuro, senza nemmeno
disturbarsi a far campagna elettorale per raccogliere consensi; chi era in
fondo, anche se popolarissimo, non aveva alcuna chance). Quella sconcezza durò
fino al gennaio 2014, quando la Consulta svuotò il Porcellum, comprese le liste
bloccate, e diede vita a colpi di bisturi al “Consultellum”: un proporzionale
puro a preferenza unica, il sistema più rispettoso del diritto dei cittadini a
scegliersi i propri rappresentanti (al netto dei voti comprati o scambiati, si
capisce). Poi arrivò l’Italicum, che riconsegnava ai capipartito il potere di
nominarsi i deputati più fedeli e di escludere quelli liberi (la legge valeva
solo per la Camera, nella speranza che al referendum costituzionale gli
elettori abolissero le elezioni del Senato). Il partito più votato al primo
turno (se superava il 40%) o al secondo (se vinceva il ballottaggio), portava a
casa 340 deputati su 630, di cui 100 erano capilista bloccati. Cioè non eletti
con le preferenze, ma nominati dai leader piazzandoli al primo posto in
ciascuno dei 100 collegi. Tutti gli altri partiti, dal secondo in giù,
avrebbero portato a Montecitorio quasi solo capilista bloccati (260) e
pochissimi eletti (una trentina). Totale dei nominati: circa 360 su 630 (il
60%). Più, ovviamente, tutti i senatori, che la “riforma” Boschi faceva
nominare ai Consigli regionali. Il 4 dicembre gli italiani han detto no ai
senatori nominati e sì al Senato elettivo (col Consultellum). E ora la Consulta
ha bocciato l’Italicum per la Camera, ma non in tutte le parti platealmente
illegittime in base alla sua sentenza sul Porcellum: via il ballottaggio tra
liste senza soglia (unico al mondo), restano sia i capilista bloccati sia le
pluricandidature (con un comico sorteggio per decidere in quale dei 10 collegi
risulterà eletto il pluricandidato). Una doppia negazione del sacrosanto
diritto degli elettori – sancito dalla stessa Consulta nel 2014 – di scegliersi
i propri rappresentanti. 1) Ai capilista bloccati non si può dare la
preferenza, dunque andranno a Montecitorio anche se nessun elettore li avrebbe mai
votati. 2) Se io voto il partito X che si presenta col capolista bloccato
Tizio, a sua volta piazzato in altri nove collegi, io so che Tizio approderà
alla Camera in automatico, all’insaputa degli elettori; ma non so se il mio
voto al partito X porterà alla sua elezione o se invece il sorteggio lo farà
passare in uno degli altri collegi, propiziando nel mio l’elezione del
candidato Caio con più preferenze. Il risultato, (…), è devastante: col
Porcellinum della Consulta, i deputati nominati saranno ancor più di quelli
dell’Italicum: il premio del 40% non scatterà mai, così si ridurranno i
deputati del primo partito e aumenteranno quelli degli altri. In base ai
sondaggi che li danno appaiati al 30%, M5S e Pd avranno circa 200 deputati
ciascuno (100 capilista bloccati e 100 eletti con le preferenze) e gli altri si
spartiranno i restanti 230 (quasi tutti capilista bloccati). Così i nominati,
dai 360 dell’Italicum, saliranno alla cifra ancor più spaventosa di circa 450
(dal 60 al 75%).
Ora, poche balle: tutti i leader che tuonavano giustamente contro i nominati dell’Italicum e della “riforma” Boschi – e cioè Grillo, Bersani, Salvini e Meloni – devono essere coerenti: mentre chiedono legittimamente di votare al più presto, non possono sostenere che la legge uscita dalla Consulta va bene così solo perché tecnicamente consente il voto. Devono sfidare Renzi su una battaglia di civiltà e democrazia (fra l’altro popolarissima) che passa attraverso due ritocchi, approvabili in poche settimane, al Porcellinum: abolire i capilista bloccati (e dunque pure le multicandidature e la lotteria) ed estendere il sistema della Camera al Senato. Così ogni cittadino saprà che ne sarà del suo voto e ogni lista dovrà candidare i migliori, non i più servi. Se Grillo, Bersani, Salvini e Meloni non lo faranno, sapremo che non solo Renzi e B., ma anche i loro oppositori preferiscono nominarsi anche il prossimo Parlamento invece di farlo eleggere da noi. E ci regoleremo di conseguenza.
Ora, poche balle: tutti i leader che tuonavano giustamente contro i nominati dell’Italicum e della “riforma” Boschi – e cioè Grillo, Bersani, Salvini e Meloni – devono essere coerenti: mentre chiedono legittimamente di votare al più presto, non possono sostenere che la legge uscita dalla Consulta va bene così solo perché tecnicamente consente il voto. Devono sfidare Renzi su una battaglia di civiltà e democrazia (fra l’altro popolarissima) che passa attraverso due ritocchi, approvabili in poche settimane, al Porcellinum: abolire i capilista bloccati (e dunque pure le multicandidature e la lotteria) ed estendere il sistema della Camera al Senato. Così ogni cittadino saprà che ne sarà del suo voto e ogni lista dovrà candidare i migliori, non i più servi. Se Grillo, Bersani, Salvini e Meloni non lo faranno, sapremo che non solo Renzi e B., ma anche i loro oppositori preferiscono nominarsi anche il prossimo Parlamento invece di farlo eleggere da noi. E ci regoleremo di conseguenza.
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