Da “La renzinomics inciampa sul fisco” di
Alberto Statera – recentemente scomparso – sul settimanale “Affari&Finanza”
del 12 di gennaio dell’anno 2015: Anche al netto dell’incredibile vicenda
dell’articolo l9 bis introdotto di soppiatto nel decreto fiscale di Natale, che
secondo il costituzionalista Alessandro Pace meriterebbe una mozione di sfiducia
e le dimissioni del presidente del Consiglio, il governo Renzi, come e peggio
di quelli che lo hanno preceduto, si sta rivelando una calamità in materia
tributaria. Non c’è intervento piccolo o grande che negli ultimi mesi non abbia
prodotto pasticci, guai e relative crisi depressive di contribuenti e
commercialisti. Dall’incubo Imu, Tasi, Tari alla norma retroattiva sull’Irap in
spregio della Statuto del contribuente, fino alla comica finale dell’Imu agricola
sui terreni “ex montani “. La riduzione delle esenzioni doveva coprire 350
milioni già spesi per il bonus degli 80 euro in busta paga, ma il pagamento è
stato rinviato dal 16 dicembre 2014 al 26 gennaio 2015 (data vicinissima nella
quale è lecito prevedere l’ennesimo incubo) perché di fatto la nuova norma era
ragionevolmente inapplicabile, oltre che esposta a ogni genere di ricorso.
Dovevano pagarla i terreni ricadenti in Comuni sotto i 600metri di altitudine,
ma chi conosca un minimo la geografia italiana dovrebbe sapere che l’altitudine
della sede comunale non coincide quasi mai con quella dei poderi,che spesso
sono molto più in alto. Sarà per un modo di legiferare grossolano, al modo di
Re Carlone dei poemi cavallereschi (da cui l’espressione “alla carlona”), sarà
per inesperienza nel padroneggiare i sistemi legislativi, sarà per la sindrome
dell’uomo solo al comando attorniato da yes-men (e yes-woman). O, peggio, sarà
per una strategia ambigua di stangatine per quanto possibile sotto traccia e
contemporanee strizzatine d’occhio agli evasori in funzione di futuro consenso
elettorale, come fa sospettare il 19 bis che, a prescindere dall’utilità per
Berlusconi, non è un condono, ma la certificazione per legge della quota che i
grandi contribuenti sono autorizzati a frodare: una vera e propria licenza a
delinquere. Fatto sta che la retorica del “fisco amico” e della “moral suasion”
sembra annegare nell’attuazione lentissima e caotica di una delega fiscale, che
rischia di scadere tra non molte settimane. Prendiamo la promessa
semplificazione, che dovrebbe essere il primo atto di un rapporto per quanto
possibile meno devastante col fisco più squilibrato del mondo occidentale.
Esclusa la legge di stabilità, il governo Renzi ha emanato 8 provvedimenti con
87 norme di carattere fiscale (per la serie dell’iperfetazione normativa) di
cui 49 invece di semplificare complicano le ricadute burocratiche. Le sole
norme che semplificano sono quelle contenute nel decreto legislativo sulle
promesse dichiarazioni precompilate. Un po‘ meglio, per la verità, della fabbrica
delle complicazioni gestita dai govemi Monti e Letta (e dai precedenti), ma con
un passo che promette decenni di attesa per vedere, se mai ci sarà,
un’effettiva sburocratizazzione.
Almeno a stare ai dati della Confartigianato, che ha calcolato in 269 ore all’anno il tempo necessario per affrontare gli adempimenti necessari al pagamento delle tasse, contro le 110 della Gran Bretagna, le 137 della Francia, le 167 della Spagna e le 218 della Germania. In compenso, se fosse passata la depenalizzazione che Renzi ha attribuito alla sua stessa manina, avremmo ulteriormente migliorato, nel tempo di un Consiglio dei ministri natalizio, il nostro record europeo di minor numero di detenuti per frode fiscale: 156 (salvo che dai tempi della statistica non siano stati rilasciati con tante scuse).
Almeno a stare ai dati della Confartigianato, che ha calcolato in 269 ore all’anno il tempo necessario per affrontare gli adempimenti necessari al pagamento delle tasse, contro le 110 della Gran Bretagna, le 137 della Francia, le 167 della Spagna e le 218 della Germania. In compenso, se fosse passata la depenalizzazione che Renzi ha attribuito alla sua stessa manina, avremmo ulteriormente migliorato, nel tempo di un Consiglio dei ministri natalizio, il nostro record europeo di minor numero di detenuti per frode fiscale: 156 (salvo che dai tempi della statistica non siano stati rilasciati con tante scuse).
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