“Non ci sono giornalisti e possiamo parlare
tra di noi. Il 4 dicembre ci giochiamo l’Italia, se le cose vanno male l’esito
sarà imprevedibile. A me interessa che manteniamo la Campania unita sugli interessi
fondamentali. In questo momento abbiamo un’interlocuzione privilegiata con il
governo. Poi vi piace Renzi non vi piace Renzi a me non me ne fotte un cazzo. Noi
non abbiamo mai avuto un accidente di niente, né coi governi di centrodestra,
né di centrosinistra. Abbiamo fatto una chiacchierata con Renzi. Gli abbiamo
chiesto 270 milioni di euro per Bagnoli e ce li ha dati. Altri 50 e ce li ha
dati. Mezzo miliardo per la Terra dei fuochi e ha detto sì: lui era
terrorizzato per la reazione della Lega ma alla fine ce l’ha dato, nonostante
la Ragioneria e De Vincenti. Abbiamo promesse di finanziamenti per Caserta,
Pompei, Ercolano, Paestum. Sono arrivati fiumi di soldi: 2 miliardi e 700
milioni per il Patto per la Campania, altri 308 per Napoli, nonostante qualche
squinternato (De Magistris). Ancora 600 milioni per Napoli. Che dobbiamo
chiedere di più?. Dobbiamo mobilitarci, andare tutti porta a porta, per venti
giorni non dovete pensare ad altro e
contrastare tutti gli argomenti del No, queste puttanate che dicono sul Senato.
In America Trump ha vinto col 25 per cento sul 50 per cento dei votanti e in
totale ha preso 600mila voti meno della Clinton. Se fosse successo in Italia,
apriti cielo: il fascismo, l’autoritarismo. La democrazia è il governo della
minoranza più forte, l’idea che ogni cittadino deve avere la sua rappresentanza
è un’imbecillità. Trump col 25 per cento controlla la Camera, il Senato e la
Corte costituzionale. Per la prima volta qui in Campania useremo i fondi
europei anche per gli studi professionali. Ci sono 400 laboratori, sono tanti
voti. Lo so, sono stato demagogico con il piano del lavoro regionale ma ho
fatto come Berlusconi quando propose di togliere l’Imu alla prima casa. In
campagna elettorale non bisogna fare i conti altrimenti regaliamo il Sud ai
Cinque Stelle. Mi ricordo un’altra campagna elettorale. Invitai Bersani. Già è
complicato fare una manifestazione con Bersani. Gli dissi: ‘Bersà stamm a
sentere, non ci presentiamo parlando di crisi, cassintegrati, non deprimiamoli,
sono imprenditori, piuttosto fai queste promesse: abolizione del ticket sanitario
e pagamento immediato dei debiti della Pubblica amministrazione’. Lui mi
rispose: ‘Ma i conti?’. Sapete come finì? Propose di abbassare l’uso del
contante da mille euro a 500. Poi vi meravigliate se l’hanno fatto nuovo nuovo.
Ma vaffanculo Bersà. Mi raccomando, mettiamoci al lavoro e non perdiamo tempo
col dibattito. Mandatemi fax con numeri realistici dei voti per il Sì. Fate il
porta a porta e non pensate ad altro”. Dal “registrato” di Vincenzo De Luca
realizzato in un incontro del governatore della Campania con 300 amministratori
locali avvenuto a Napoli il 15 di novembre, “registrato” riportato in “Referendum, De Luca a 300 sindaci: Fate
votare Sì. Renzi manda fiumi di soldi. Che vi piaccia o no me ne fotto” di
Fabrizio D’Esposito su “il Fatto Quotidiano” del 18 di novembre.
Da “I panni
sporchi della politica” di Antonio Esposito - Presidente della II Sezione
Penale della Cassazione -, pubblicato su “il Fatto Quotidiano” del primo di
aprile dell’anno 2015: (…). …si è affermato che non si può
stabilire un nesso tra avviso di garanzia e dimissioni in un Paese in cui la
presunzione di innocenza è un principio costituzionale, altrimenti i pm
decidono sul potere esecutivo. La questione necessita di alcune precisazioni.
Innanzitutto, deve osservarsi che l’etica pubblica non può ridursi al diritto
penale – con esclusione della responsabilità politica – sia perché la verifica
penale tende essenzialmente a ottenere l’applicazione di una sanzione e non ha
certo la pretesa di operare una selezione politica, sia perché, comunque, tale
verifica, causa il macchinoso sistema processuale, è sempre tardiva in quanto
la sentenza definitiva arriva a distanza di anni, spesso con una declaratoria
di prescrizione, quasi sempre “spacciata” per una sentenza di assoluzione. In
secondo luogo, bisogna partire dalla considerazione che è la politica, in prima
persona, che deve ribaltare metodi, uomini, abitudini e regole partendo dalla
selezione dei candidati a ogni livello. (…). …il principio della distinzione
tra responsabilità politica e responsabilità penale era stato già approvato –
ma è rimasto, purtroppo, inapplicato – dalla Commissione Parlamentare Antimafia
nel 1993 che, con una larga e inedita maggioranza, (De, Pds, Lega, Rc, Pri, Psi,
Psdi, Verdi, Rete), stabiliva che il Parlamento ed i partiti, sulla base di
fatti accertati che non necessariamente costituiscono reato, potessero
comminare delle precise sanzioni politiche, “consistenti nella stigmatizzazione
dell’operato e, nei casi più gravi, nell’allontanamento del responsabile dalle
funzioni esercitate”. L’applicazione rigorosa e imparziale di questo principio,
che rappresenta l'esatto opposto del cosiddetto “giustizialismo”, potrebbe
risolvere il conflittuale rapporto tra politica e magistratura, giacché
eviterebbe di rimandare e subordinare ogni valutazione politica all'esito delle
decisioni penali. Se l’autorità politica procedesse autonomamente a valutare il
comportamento dell’uomo pubblico nei sensi indicati dalla Commissione non vi
sarebbe alcuna delega di fatto ai giudici, che potrebbero così lavorare con
maggiore serenità e indipendenza. In sostanza, le eventuali dimissioni di
coloro che ricoprono incarichi politici, non dovrebbero dipendere dalla
circostanza che abbiano ricevuto un avviso di garanzia, ma dalla valutazione
sulla inaffidabilità di quell'uomo politico che, quantomeno, ha dimostrato
ripetutamente di non saper scegliere i propri collaboratori, ovvero di aver
stretto amicizie rivelatesi pericolose. Come chiarisce la Commissione, “se la
persona di fiducia di un uomo politico compie atti di grave scorrettezza o di
rilevanza penale, l’uomo politico non risponde dei fatti commessi dalla persona
di fiducia, ma risponde per aver dato prova di non saper scegliere o di non aver
accertato o di aver tollerato comportamenti scorretti”. (…). …spetta
esclusivamente alla magistratura stabilire se il suo comportamento abbia o meno
una rilevanza penale, ma è compito della politica valutare, senza
strumentalizzazioni di parte e nell'interesse generale, se il personaggio in
questione sia adeguato o meno a svolgere le funzioni politiche cui è preposto.
È evidente che questa fondamentale distinzione, presuppone la massima libertà
di cronaca e di critica, poiché, come ha affermato la Commissione “il
presupposto per muovere una contestazione di responsabilità politica è la
conoscibilità di fatti o di vicende che a quella contestazione possono dar
luogo; se non si conosce, non si è in grado di esercitare alcun controllo”. La
piena libertà di informazione e di opinione è, quindi, indispensabile per
individuare, censurare e sottoporre a controllo democratico tutti quei
comportamenti che configurino delle responsabilità politiche e morali,
indipendentemente dall’accertamento di eventuali responsabilità penale che
spetta esclusivamente alla magistratura.
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