"Il bruco (2017)". Foto di Aldo Ettore Quagliozzi

"Il bruco (2017)". Foto di Aldo Ettore Quagliozzi
"Il bruco" (2017). Nikon Coolpix P900. Foto macro. Stato larvale della falena diurna "Macroglossum stellatarum" volgarmente detta "sfinge colibrì".

martedì 30 ottobre 2012

Storiedallitalia. 26 Viva l’Italia.



Sono andato a vedere il film Viva l’Italia di Massimiliano Bruno. Nel buio della sala le cose che mi hanno spiazzato di più sono state le risate spropositate, grasse della gente presente. C’era da aspettarselo. Osservavo, ancor prima dell’inizio della proiezione, l’affluire degli spettatori. Intere famiglie con al seguito la figliolanza, anche la più giovine. Come se si andasse ad una festicciola per infanti, nel corso della quale gli adulti, i cosiddetti “grandi”, non mancano di abbuffarsi delle leccornie distribuite. Mi chiedevo: ma perché ridono? Ma perché hanno portato anche i bambini appresso? Ridevano tutti, i cosiddetti “grandi” ed i loro pargoli, per il linguaggio sboccato e per le situazioni equivoche che il film ha presentato in abbondanza nelle sue scene iniziali. Si capiva che il regista calcava forte la mano per realizzare un ripugnante affresco del bel paese, di fronte al quale non sarebbe rimasto che vergognarsene oltre ogni misura. L’immaturità del pubblico aveva modo di manifestarsi nelle grasse risate che hanno accompagnato quel florilegio di scempiaggini ed ottusità. Devo pur dire che scorrendo le immagini sullo schermo quelle grasse, insensate risate hanno perso di smalto, sono andate scemando, per ritrovarsi, al riaccendersi delle luci in sala, tutti muti, sbalorditi, come ubriachi, dinnanzi alla protervia del potere, dinnanzi alle nostre povere storie di cittadini. Devo pur dire che il regista ha saputo suonare bene gli accordi della opera Sua. Ma mi chiedo: cosa ne sarà rimasto ai bambini fatti affluire come ad una festa per infanti? Solamente la eco delle loro risate e di quelle dei loro immaturi genitori. È che il bel paese si gigioneggia su questa immaturità che tutto consente. Ho voluto raccontare questi fatti dopo aver letto l’”Amaca” di oggi di Michele Serra sul quotidiano La Repubblica. Scrive Miche Serra a proposito dei risultati elettorali della regione Sicilia: La maggioranza dei siciliani non è andata a votare, ma sarà ugualmente governata. Da un governo di altri, eletto da altri. Se il proposito di chi non vota è tirare una bordata alla politica, depotenziarla, dequalificarla, il risultato è (sempre) l’esatto contrario: nei suoi nuovi confini, più ristretti, la politica può ugualmente sommare i voti che le restano dentro il cerchio magico del cento per cento. Chi è andato a votare, per quanto minoranza, pesa come una totalità. E chi non ha votato, per quanto maggioranza assoluta, pesa meno della più insignificante delle listerelle del nostro comicissimo paese (per fare solo tre nomi Popolo dei Forconi, Piazza Pulita e Sturzo Presidente). Di peggio, nel bilancio di chi non vota, si può aggiungere questo: che grazie all’astensione di massa, per vincere e per governare bastano meno voti, sempre meno voti. Lo stesso numero di voti che non erano sufficienti, pochi anni fa, per arrivare secondi o terzi, oggi bastano per vincere. Ovviamente chi non va a votare ha le sue rispettabili ragioni, e il diritto di non farlo. Ma perde il diritto di lamentarsi per quanto accadrà, e acquisisce il dovere di tacere e subire, perché ha taciuto e subito nel giorno delle elezioni. Poiché ho pensato che tantissimi di quegli spettatori che hanno riso assieme ai loro pargoli non sono affatto migliori dell’onorevole Spagnolo del film, spregiudicato quanto basta, che riesce a dire la verità suo malgrado solo a seguito di un colpo apoplettico che lo ha colpito durante un incontro d’amore clandestino, lui grande protettore della sacralità della famiglia. Saranno questi spettatori sprovveduti gli elettori che un giorno in massa decideranno di non votare? Rendendo così tutti i (dis)onorevoli Spagnolo sempre più arroganti e sicuri d’essere degli intoccabili. Il risultato politico della Sicilia traspare nella sua assurdità: la minoranza (47%) degli isolani che è andata a votare ha determinato una situazione politica caratterizzata dalle molteplici, diffuse debolezze, dalle quali debolezze si invocherà, con grande mugugnare dei tanti, di invertire il corso delle cose. 13.5, 12.8, 10.8, 9.6, giù giù verso numeri sempre più irrilevanti, sono i numeri delle maggiori forze politiche della Sicilia. 25.4, 46.6, 9.4, 7.0 sono i numeri precedenti (elezioni politiche dell’anno 2008) di quelle stesse forze politiche siciliane. Chi ha vinto? Tutti. Chi ha perso? Nessuno. Questi fatti accadono nell’indifferenza generale. Avrà vinto, o crederà di aver vinto, quel prototipo di elettore che ho avuto la ventura d’incontrare al buio della multisala nella quale si proiettava Viva l’Italia? Qualche leader ha parlato di un risultato storico. Lo sarà proprio? Affermava Gesualdo Bufalino: Vi è una Sicilia «babba», cioè mite, fino a sembrare stupida; una Sicilia «sperta», cioè furba. Vi è una Sicilia pigra, una frenetica... Tante Sicilie, perché? Soffre, la Sicilia, di un eccesso d’identità, né so se sia un bene o sia un male. Direi tantissime “patrie”. I soliti bene informati affermano che la Sicilia è il “laboratorio” politico del bel paese, che in quell’angolo di Mediterraneo si sperimentano da sempre le “novità” politiche del bel paese. C’è da rabbrividirne! Alla fine una grande, grassa risata ci sommergerà tutti. Ha scritto Michele Serra in quello straordinario Suo libro che è “Cerimonie” – (2002) Feltrinelli Editore, pagg. 136, € 12.50 -: (…). Questo paese pullula da sempre di spiriti liberi che praticano nella più facile indisciplina le loro personali secessioni da questo e quel potere, che modificano statuti e convenzioni solo nello scenario platonico del loro “carattere”. Di questi caratteristi è pieno ogni bar e ogni rione d’Italia, dove da sempre nessuno è disposto a “farsi fregare” da una qualsiasi costruzione normativa o culturale o ideale, e pare vile e debole acconciarsi a un qualche ordine. (…). Il ritratto degli astenuti, nuovi salvatori d’Italia.

2 commenti:

  1. Ricevo e posto:

    I temi all’ordine dei giorni della settimana post elettorale sono rigidamente codificati quasi quanto quelli della settimana santa:
    - Affluenza astensionismo
    - Proiezioni
    - Toto consiglieri
    - Valutazioni
    - Toto alleanze
    - Valutazioni
    - Toto assessori
    - Valutazioni
    - Per chiudere con i riti dell’insediamento e dell’investitura.
    Egregio Prof il suo post di oggi in tempi di fisiologico astensionismo sarebbe stato già refertato come giunto fuori tempo massimo. Non me ne abbia glielo facciamo passare solo in relazione alla straordinarietà della circostanza. Per il futuro tuttavia voglia considerare queste percentuali di astensionisti come consolidato e si attenga al protocollo. L'Eletto

    Possiamo anche perdere. Ma non perderci. Grazie sempre. Fam La Torre

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Carissimo Federico, è quel tuo "voglia considerare queste percentuali di astensionisti come consolidato" che mi fa tanta paura. Quasi quasi mi viene da giustificare il Bersani che ha definito storica la "non affermazione" del suo partito, che è divenuto un partito-nano, nella competizione elettorale, partendo quello stesso partito almeno da un 26% di preferenze (politiche 2008). Ma tant'è. Poiché a questo punto, mi par d'intendere, anche il Bersani & C. danno per irrimediabilmente perduta la metà e più dell'elettorato, quale democrazia si configurerebbe in simili condizioni? Spero tanto che al Bersani non facciano proprio piacere quelle "percentuali di astensionisti come consolidato". Sarebbe la fine della politica - anzi della Politica - e la definitiva vittoria dell'"antipolitica" per come il Paese l'ha conosciuta e la sta vivendo in tutti questi anni. Come un tempo soleva dirsi, fraterni saluti a tutti Voi e grazie per il cortese riscontro. aldoettorequagliozzi

      Elimina