Leggete questa “boutade”,
non nel senso di arguta ma nel senso di paradossale, riportata in “Lodo Longo” di Marco Travaglio su “il
Fatto Quotidiano”: “Per me può stare in Parlamento anche un condannato definitivo. Il Parlamento
dev’essere la rappresentazione mediana del popolo che rappresenta: perché
dovrebbe essere migliore?”. Se vi dovesse spingere la curiosità di
scoprire – mica per capire, poiché è impossibile – il significato di “mediana”
nelle scienze statistiche vi propongo una mia personale ricerca condotta su
Wikipedia – solamente con un’abile mossa di “copia-incolla”: In
statistica descrittiva, data una distribuzione X di un carattere quantitativo
oppure qualitativo ordinabile (ovvero le cui modalità possano essere ordinate
in base a qualche criterio), si definisce la mediana (o valore mediano) come il
valore/modalità (o l'insieme di valori/modalità) assunto dalle unità
statistiche che si trovano nel mezzo della distribuzione.- È quanto sia
riuscito a trovare sull’arcano termine. Che mi rimane del tutto
incomprensibile. È che il fine dicitore sicuramente ne ignora il significato
più intrinseco. Voglio comunque alleggerirvi la sensazione di disfatta e di
fastidio che l’arcano termine avrà di sicuro esercitato anche su di voi.
Raccontandovi un fatto realmente accadutomi. Al tempo della mia attività di insegnante. Avevo a quel
tempo una ragazzetta che, come suol dirsi, si beveva le mie parole. Anzi,
attività inconsueta nella scuola dell’oggi, annotava e trascriveva le parole
bevute con una precisione che aveva dello straordinario. In parole poverissime
quella ragazzetta, tra gli undici ed i tredici anni, riusciva a prendere
appunti. Prendere appunti! A scuola! I suoi quadernetti erano pieni di parole
ed espressioni bevute nel corso delle mie lezioni. Questa sua abilità veniva
riconosciuta innanzitutto dai suoi compagni di classe che tenevano in gran
conto i suoi quadernetti con gli appunti. Avvenne però che un suo appunto sulla
“mediana”
geometrica nei triangoli – cosa meno assurda della “mediana” statistica –
divenisse, nel tortuoso tragitto del suo quadernetto tra i banchi della classe,
prima una “meridiana” e poi un “meridionale”, per come ebbi modo di
constatare, nel corso di un controllo, sui quadernetti dei suoi compagni di
classe. È la storia più bella che io possa raccontare sulla “mediana”
anche perché i protagonisti della storia avevano, al tempo, dalla loro parte la
scusante di una giovine, innocentissima età. La “mediana” del nostro ha
vergognosamente ben altri significati. Ce li rivela sempre l’argutissimo Marco
Travaglio: Forse al nostro principe del foro sfugge l’etimologia di “elezione”,
che deriva da “eligere”, cioè selezionare, possibilmente il meglio. Se lo scopo
fosse riprodurre in scala la società, anziché eleggerli, tanto varrebbe
sorteggiare i parlamentari tra le varie categorie, comprese quelle criminali. Ed
è questa una semplicissima lezione di educazione civica. Che la si riserva
solamente ai ragazzetti della mia storia della “mediana” geometrica. Mi
sorge una convinzione fortissima: che sarebbe il caso di rimandare alle lezioni
di educazione civica l’intero corpo d’antipolitica che governa la cosa pubblica
nel bel paese. Continua il graffiante racconto di Marco Travaglio: Anni
fa, a Milano, imperversava una gang di cileni dediti al borseggio sui mezzi
pubblici. Un giorno ne fu arrestato e processato uno. Il giudice gli chiese di
declinare le generalità e gli domandò che lavoro facesse per vivere. Il tizio
rispose: “Rubo i portafogli ai passeggeri degli autobus”. Il giudice replicò
che quello era un reato, non un lavoro. Lui però insisté: “I miei amici mi
hanno convinto a lasciare il Cile e a raggiungerli qui in Italia proprio perché
mi hanno assicurato che avrei potuto guadagnare bene borseggiando la gente,
sennò non sarei venuto”. Ove il brillante notista ci rivela l’identità
del “nostro
principe del foro”: Non sappiamo se il suo difensore fosse il professor Longo,
ma se lo sarebbe meritato. Perché i due, a loro insaputa si capisce, ragionano
esattamente allo stesso modo: rubare è un lavoro come un altro e i ladri han
diritto di eleggere i loro bravi rappresentanti in Parlamento come qualunque
altra categoria (…). Trattasi in effetti del sen. avv. Piero Longo,
difensore dell’uomo di Arcore. Colto nella impreparazione più completa nella
pur semplice disciplina dell’educazione civica. Che ne saprà mai della “mediana”
nella statistica descrittiva? E della “mediana” nei triangoli? Avrebbe
continuato a scriverla, nei suoi appunti, nel modo giusto o l’avrebbe
trasformata in “meridiana” o addirittura in “meridionale”’? A questo
punto è bene pensare che tutto sia possibile in questo mondo storto. Conclude
Marco Travaglio la Sua fatica: (…). Per combattere l’astensionismo
dilagante è poi consigliabile dare adeguata rappresentanza a categorie
criminali colpevolmente neglette nell’attuale panorama parlamentare: se le
Camere pullulano di esperti in corruzione, concussione, truffa, peculato, frode
fiscale, falso in bilancio e mafie varie, non si vede perché trascurare i
legittimi interessi di ricettatori, ladri di bestiame, rapinatori di banche (da
non confondere con i banchieri), profanatori di tombe o bracconieri. E chi
sono, figli di un dio minore? Fra l’altro, diversificando le tipologie penali,
aumenterebbe di gran lunga le probabilità di una rapida approvazione della
legge anticorruzione. La “legge anticorruzione”, ovvero la
fatica di Sisifo. Che, per come ce la descrive il grande Omero - "E
poi Sisifo vidi, che spasmi orrendi pativa che con entrambe le mani spingeva un
immane macigno. Esso, facendo forza con ambe le mani ed i piedi su su fino alla
vetta spingeva il macigno, ma quando già superava la cima, lo cacciava indietro
una forza. Di nuovo al piano così rotolava l’orrendo macigno. Ed ei di nuovo in
su lo spingeva e puntava; e il sudore scorrea pei membri e via gli balzava dal
capo la polvere" – è la fatica di chi vuol compiere impresa lodevole
e degna da ricordarsi. Questo avviene amaramente al tempo del “legno
storto” dell’”antipolitica” che è al potere.
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