Sono andato a vedere il film Viva l’Italia di Massimiliano Bruno.
Nel buio della sala le cose che mi hanno spiazzato di più sono state le risate
spropositate, grasse della gente presente. C’era da aspettarselo. Osservavo,
ancor prima dell’inizio della proiezione, l’affluire degli spettatori. Intere
famiglie con al seguito la figliolanza, anche la più giovine. Come se si
andasse ad una festicciola per infanti, nel corso della quale gli adulti, i
cosiddetti “grandi”, non mancano di abbuffarsi delle leccornie distribuite.
Mi chiedevo: ma perché ridono? Ma perché hanno portato anche i bambini
appresso? Ridevano tutti, i cosiddetti “grandi” ed i loro pargoli, per il
linguaggio sboccato e per le situazioni equivoche che il film ha presentato in
abbondanza nelle sue scene iniziali. Si capiva che il regista calcava forte la
mano per realizzare un ripugnante affresco del bel paese, di fronte al quale
non sarebbe rimasto che vergognarsene oltre ogni misura. L’immaturità del
pubblico aveva modo di manifestarsi nelle grasse risate che hanno accompagnato
quel florilegio di scempiaggini ed ottusità. Devo pur dire che scorrendo le
immagini sullo schermo quelle grasse, insensate risate hanno perso di smalto,
sono andate scemando, per ritrovarsi, al riaccendersi delle luci in sala, tutti
muti, sbalorditi, come ubriachi, dinnanzi alla protervia del potere, dinnanzi
alle nostre povere storie di cittadini. Devo pur dire che il regista ha saputo
suonare bene gli accordi della opera Sua. Ma mi chiedo: cosa ne sarà rimasto ai
bambini fatti affluire come ad una festa per infanti? Solamente la eco delle
loro risate e di quelle dei loro immaturi genitori. È che il bel paese si
gigioneggia su questa immaturità che tutto consente. Ho voluto raccontare questi
fatti dopo aver letto l’”Amaca” di
oggi di Michele Serra sul quotidiano La Repubblica. Scrive Miche Serra a
proposito dei risultati elettorali della regione Sicilia: La maggioranza dei siciliani non
è andata a votare, ma sarà ugualmente governata. Da un governo di altri, eletto
da altri. Se il proposito di chi non vota è tirare una bordata alla politica,
depotenziarla, dequalificarla, il risultato è (sempre) l’esatto contrario: nei
suoi nuovi confini, più ristretti, la politica può ugualmente sommare i voti
che le restano dentro il cerchio magico del cento per cento. Chi è andato a
votare, per quanto minoranza, pesa come una totalità. E chi non ha votato, per
quanto maggioranza assoluta, pesa meno della più insignificante delle
listerelle del nostro comicissimo paese (per fare solo tre nomi Popolo dei
Forconi, Piazza Pulita e Sturzo Presidente). Di peggio, nel bilancio di chi non
vota, si può aggiungere questo: che grazie all’astensione di massa, per vincere
e per governare bastano meno voti, sempre meno voti. Lo stesso numero di voti
che non erano sufficienti, pochi anni fa, per arrivare secondi o terzi, oggi
bastano per vincere. Ovviamente chi non va a votare ha le sue rispettabili
ragioni, e il diritto di non farlo. Ma perde il diritto di lamentarsi per
quanto accadrà, e acquisisce il dovere di tacere e subire, perché ha taciuto e
subito nel giorno delle elezioni. Poiché ho pensato che tantissimi di
quegli spettatori che hanno riso assieme ai loro pargoli non sono affatto
migliori dell’onorevole Spagnolo del film, spregiudicato quanto basta, che
riesce a dire la verità suo malgrado solo a seguito di un colpo apoplettico che
lo ha colpito durante un incontro d’amore clandestino, lui grande protettore
della sacralità della famiglia. Saranno questi spettatori sprovveduti gli
elettori che un giorno in massa decideranno di non votare? Rendendo così tutti i
(dis)onorevoli Spagnolo sempre più arroganti e sicuri d’essere degli
intoccabili. Il risultato politico della Sicilia traspare nella sua assurdità:
la minoranza (47%) degli isolani che è andata a votare ha determinato una
situazione politica caratterizzata dalle molteplici, diffuse debolezze, dalle
quali debolezze si invocherà, con grande mugugnare dei tanti, di invertire il
corso delle cose. 13.5, 12.8, 10.8, 9.6,
giù giù verso numeri sempre più irrilevanti, sono i numeri delle maggiori forze
politiche della Sicilia. 25.4, 46.6, 9.4,
7.0
sono i numeri precedenti (elezioni politiche dell’anno 2008) di quelle stesse
forze politiche siciliane. Chi ha vinto? Tutti. Chi ha perso? Nessuno. Questi
fatti accadono nell’indifferenza generale. Avrà vinto, o crederà di aver vinto,
quel prototipo di elettore che ho avuto la ventura d’incontrare al buio della
multisala nella quale si proiettava Viva l’Italia? Qualche leader ha parlato di
un risultato storico. Lo sarà proprio? Affermava Gesualdo Bufalino: Vi è
una Sicilia «babba», cioè mite, fino a sembrare stupida; una Sicilia «sperta»,
cioè furba. Vi è una Sicilia pigra, una frenetica... Tante Sicilie, perché? Soffre,
la Sicilia, di un eccesso d’identità, né so se sia un bene o sia un male. Direi
tantissime “patrie”. I soliti bene informati affermano che la Sicilia è il
“laboratorio”
politico del bel paese, che in quell’angolo di Mediterraneo si sperimentano da
sempre le “novità” politiche del bel paese. C’è da rabbrividirne! Alla
fine una grande, grassa risata ci sommergerà tutti. Ha scritto Michele Serra in
quello straordinario Suo libro che è “Cerimonie”
– (2002) Feltrinelli Editore, pagg. 136, € 12.50 -: (…). Questo paese pullula da
sempre di spiriti liberi che praticano nella più facile indisciplina le loro
personali secessioni da questo e quel potere, che modificano statuti e
convenzioni solo nello scenario platonico del loro “carattere”. Di questi
caratteristi è pieno ogni bar e ogni rione d’Italia, dove da sempre nessuno è
disposto a “farsi fregare” da una qualsiasi costruzione normativa o culturale o
ideale, e pare vile e debole acconciarsi a un qualche ordine. (…). Il
ritratto degli astenuti, nuovi salvatori d’Italia.
Ricevo e posto:
RispondiEliminaI temi all’ordine dei giorni della settimana post elettorale sono rigidamente codificati quasi quanto quelli della settimana santa:
- Affluenza astensionismo
- Proiezioni
- Toto consiglieri
- Valutazioni
- Toto alleanze
- Valutazioni
- Toto assessori
- Valutazioni
- Per chiudere con i riti dell’insediamento e dell’investitura.
Egregio Prof il suo post di oggi in tempi di fisiologico astensionismo sarebbe stato già refertato come giunto fuori tempo massimo. Non me ne abbia glielo facciamo passare solo in relazione alla straordinarietà della circostanza. Per il futuro tuttavia voglia considerare queste percentuali di astensionisti come consolidato e si attenga al protocollo. L'Eletto
Possiamo anche perdere. Ma non perderci. Grazie sempre. Fam La Torre
Carissimo Federico, è quel tuo "voglia considerare queste percentuali di astensionisti come consolidato" che mi fa tanta paura. Quasi quasi mi viene da giustificare il Bersani che ha definito storica la "non affermazione" del suo partito, che è divenuto un partito-nano, nella competizione elettorale, partendo quello stesso partito almeno da un 26% di preferenze (politiche 2008). Ma tant'è. Poiché a questo punto, mi par d'intendere, anche il Bersani & C. danno per irrimediabilmente perduta la metà e più dell'elettorato, quale democrazia si configurerebbe in simili condizioni? Spero tanto che al Bersani non facciano proprio piacere quelle "percentuali di astensionisti come consolidato". Sarebbe la fine della politica - anzi della Politica - e la definitiva vittoria dell'"antipolitica" per come il Paese l'ha conosciuta e la sta vivendo in tutti questi anni. Come un tempo soleva dirsi, fraterni saluti a tutti Voi e grazie per il cortese riscontro. aldoettorequagliozzi
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