"Il bruco (2017)". Foto di Aldo Ettore Quagliozzi

"Il bruco (2017)". Foto di Aldo Ettore Quagliozzi
"Il bruco" (2017). Nikon Coolpix P900. Foto macro. Stato larvale della falena diurna "Macroglossum stellatarum" volgarmente detta "sfinge colibrì".

sabato 6 dicembre 2025

CosedalMondo. 88 “Il ratto d’Europa”.


Nel documento dell’amministrazione Trump denominato “Strategia nazionale”, in realtà un vero e proprio rapporto sullo stato del mondo, l’Unione Europea viene tirata in ballo, oltre che per decretarne la rottamazione, come «uno degli organismi transnazionali che minano la libertà e la sovranità politica». Di conseguenza si annovera, tra le piaghe del vecchio continente, la «perdita delle identità nazionali». Nel caso non si fosse ancora capito, per Trump (esattamente come per Putin) non sono i singoli Stati europei, è l’Unione il nemico da combattere. Nella visione sovranista tutto ciò che sottomette il concetto di Nazione a vincoli più ampi è opera del Maligno. Il solo modo legittimo di trascendere i propri confini è allargarli invadendo altre Nazioni, o rovesciare, in altre parti del mondo, i governi sgraditi. Ma sopra la Nazione, concettualmente, nessuna entità, nessun ordine, nessuna legge può darsi. Non deve esiste arbitro, nel match tra le Nazioni, non l’Onu, non il Tribunale dell’Aia, non l’appellarsi a diritti universali che puzzano di cosmopolitismo (mondialismo, dicono i fascisti). L’identità nazionale è racchiusa nel triangolo Dio Patria Famiglia, e peggio per chi non ci si ritrova. E la guerra - che altro? - rimane la sola forma percepibile di regolamento dei conti. A questo punto è interessante chiedersi se e quando la Chiesa di Roma, rimasta forse la sola istituzione sovranazionale del Pianeta funzionante e influente, entrerà in conflitto con la nuova egemonia sovranista. Chissà se il Papa americano si fa domande e si dà risposte, su questo passaggio così antievangelico della storia umana: nel quale non è più l’umanità intera, la fonte e l’oggetto del diritto. Sono le Nazioni più forti e più ricche. Il resto non esiste, e se esiste va cancellato. (Tratto da “Sopra la nazione niente” di Michele Serra).

Bill Emmott, giornalista, politologo inglese ed ex direttore dell'Economist, ha letto la National Security Strategy di Trump? «Sì. È una dichiarazione di guerra degli Stati Uniti - non militare, ma politica - all'Europa, alla sua sovranità e sicurezza, e pure allo stile di vita europeo. È sconvolgente, rivoluzionaria, scandalosa. È anche una straordinaria dichiarazione di carattere razzista, perché vuole imporre cosa sia davvero "europeo"».

Si aspettava qualcosa del genere da Trump e dal suo vice Vance? «No. Non credevo sarebbero potuti arrivare a tanto».

Perché, secondo lei, Trump e i suoi disprezzano così l'Europa? «Perché vogliono indebolirla, spaccarla, renderla un vassallo dell'America. Sul lungo termine, vogliono distruggere la solidarietà europea e con essa l'Ue. Trump vuole trattare solo con i singoli Paesi, possibilmente guidati da governi con mentalità "Maga": di destra, ma non troppo estrema, perché devono essere collaborativi, scansarsi quando c'è da fare soldi e non diventare una scocciatura, dalla sicurezza del Continente alle normative della Commissione sui giganti hi-tech statunitensi. Vogliono ribaltare completamente l'Europa».

Uno scenario spaventoso? «Assolutamente sì. E pensare che Trump e i suoi ministri accusano costantemente gli Alleati di interferire nella politica americana. Da che pulpito».

Quindi, secondo lei, per Trump l'Europa non è solo un ostacolo commerciale ma un'entità da stravolgere? «È così. Trump e Vance, forse il vero ispiratore di questo documento, la considerano un ostacolo alla loro avanzata ideologica e non vedono l'ora di fame quello che i cinesi chiamerebbero "nazione tributaria". Ovvero un vassallo osservante. Un po' come la Russia tratta l'Ucraina».

Cosa può fare l'Europa? Le relazioni transatlantiche sembrano in tremendo pericolo. «Nei prossimi tre anni dell'amministrazione Trump, si andrà al grande gelo tra i due blocchi, con mutue ostilità e aggressioni. È inevitabile, perché l'Europa deve reagire a tutti i costi: non si può far mettere i piedi in faccia così. Basta illusioni sull'America trumpiana: rendiamoci conto che è questa. Sperando che le cose presto cambino a Washington a livello politico».

E se invece prendesse il potere Vance? «Sarebbe lo scenario peggiore».

Ma i leader dell'Unione europea già oggi non si fidano più degli americani. I media tedeschi hanno riportato le ultime conversazioni tra loro e Zelensky. Per Macron gli Usa "possono tradire”, per Merz "ci stanno prendendo in giro”. «È qualcosa di mai visto prima nelle relazioni transatlantiche. In passato Stati Uniti ed Europa hanno avuto divergenze, vedi la guerra in Iraq. Ma mai si era arrivati a una sfiducia totale tra i due blocchi e a un simile strapiombo, tra l'altro con una guerra in corso in Europa. Terrificante». (Tratto da “Vogliono dividerci e sabotare il nostro stile di vita”, intervista di Antonello Guerrera a Bill Emmott).

“Stiamo tornando all’Ottocento”, intervista di Annalisa Cuzzocrea a Johann Chapoutot – professore di “Storia” presso la Sorbonne di Parigi – pubblicata sul quotidiano “la Repubblica” del 15 di ottobre 2025: (…). Secondo Baricco, che ha poi scritto su questo un'approfondita riflessione, quel che stiamo vivendo è un colpo di coda del secolo che muore. È d'accordo? "Io parlerei piuttosto di rinascita del diciannovesimo secolo, perché ciò che vediamo oggi con l'impulso americano e con l'estrema destra americana tornata al potere è la cancellazione di tutta la struttura dello spazio politico internazionale fondato su regole di diritto – oggi apertamente ignorate – per tornare a un rapporto con lo spazio, e anche con il corpo, che è quello dell'estrattivismo. Si tendono a considerare tutti i corpi e tutti gli spazi come giacimenti di materia e di energia da cui attingere fino all'esaurimento. Questa logica riguarda ovviamente le energie fossili e la devastazione del pianeta, ma anche lo sfruttamento dei corpi nel sistema produttivo, quando questi corpi non siano semplicemente sostituiti da una meccanizzazione estrema e dall'intelligenza artificiale".

Perché lo definisce un ritorno all'800? "Penso alla seconda metà dell'800 e a ciò che Eric Hobsbawm chiamava l'età degli imperialismi: un rapporto "minerario" con il mondo, considerato una grande zona d'estrazione, con una concezione coloniale e capitalistica orientata unicamente al profitto smisurato di un'oligarchia. Credo che Trump ne sia la caricatura. E del resto, se osserviamo i riferimenti storici di queste persone, si cita molto McKinley, il presidente protezionista della fine dell'Ottocento; si cita Theodore Roosevelt, e più in generale il periodo chiamato Gilded Age, come se questa presunta esplosione di innovazione – la corsa verso Marte, l'intelligenza artificiale – fosse in realtà animata da un immaginario di ritorno alla violenza predatrice, al razzismo biologico che trionfava allora come scienza, al darwinismo sociale".

Oltre a Trump, la misura del mondo nuovo è Gaza e quel che è successo attorno a questa tragedia. Baricco vede nei giovani l'avanguardia di una nuova consapevolezza. Gaza è diventata la loro causa perché mostra tutto ciò che non vogliono più essere: carne da cannone nelle mani di politici irresponsabili "Lo spettacolo a cui assistiamo – con il ritorno della guerra in Europa, con l'attentato terroristico del 7 ottobre e, dall'8 ottobre, con il massacro insensato che colpisce Gaza – rappresenta un'immagine di violenza parossistica, frenetica, che le giovani generazioni sperimentano forse non in modo così estremo, ma costante, latente, nella loro esperienza di un'economia che li considera un semplice fattore di produzione, un puro «capitale umano». Dove però prevale il capitale, e di umano resta ben poco. Quindi, al di là dell'orrore per tanta violenza, tutto ciò appare ai giovani anche come metafora estrema di un'epoca neoliberale che ha apertamente promosso la concorrenza generalizzata, l'egoismo individuale, la distruzione delle comunità, dei servizi pubblici, delle solidarietà. E tutto ciò ha prodotto infelicità sociale, materiale e anche psichica".

Michele Serra sostiene che il Novecento è stato un Giano bifronte: nella sua seconda metà conteneva una promessa di pace, di multilateralismo, di superamento dei conflitti senza l'uso della forza. E anche questo nuovo tempo sembra doppio, con gli algoritmi che, invece di liberarci, riproducono meccanismi di dominio. "Tutta la storia di Internet è una storia legata alla violenza e al dominio. Nasce come una rete interna al ministero della guerra degli Stati Uniti, pensata per garantire la sopravvivenza del territorio americano in caso di attacco nucleare, mantenendo la comunicazione attraverso una rete decentralizzata di server. Questa origine già dice molto sul suo destino. Certo, c'è stata un'utopia libertaria, quasi anarchica, di appropriazione cittadina della rete e dei social media. Ma oggi assistiamo alla riappropriazione capitalista e oligarchica di quelle stesse capacità di digitalizzazione. L'utopia libertaria è diventata un'utopia "libertariana", fondata su una fiducia smisurata nella libertà senza regole, che ha portato a una situazione di monopolio concentrato in quattro o cinque imprese globali e all'emergere di aziende di sorveglianza che aspirano a estrarre e sfruttare i dati per alimentare un controllo politico autoritario, persino fascista, e allo stesso tempo per orientare il consumo".

Cosa si può fare contro tutto questo? "Esiste una vecchia idea, quella del contratto sociale: la legge, la norma, la regolazione pubblica. E vediamo che gli europei cominciano a rendersene conto, nonostante siamo diventati una colonia digitale degli Stati Uniti, poiché tutte le nostre infrastrutture di comunicazione e d'informazione dipendono da attori privati che non sono certo filantropi. Bisogna dunque regolamentare per legge, a livello europeo e statale. Mentre a livello individuale serve un uso più sobrio, più consapevole, che tenda alla riduzione – se non allo spegnimento – di dispositivi che oggi sono diventati strumenti di estrazione di dati personali a fini commerciali e autoritari".

N.d.r. I primi due testi sopra riportati sono stati pubblicati sul quotidiano “la Repubblica” di oggi, sabato 6 di dicembre 2025.

Nessun commento:

Posta un commento