"Il bruco (2017)". Foto di Aldo Ettore Quagliozzi

"Il bruco (2017)". Foto di Aldo Ettore Quagliozzi
"Il bruco" (2017). Nikon Coolpix P900. Foto macro. Stato larvale della falena diurna "Macroglossum stellatarum" volgarmente detta "sfinge colibrì".

domenica 30 novembre 2025

CosedalMondo. 85 Ennio Morricone: «"La Musica è già tutta scritta, quella eseguita e quella ancora da eseguire. Si tratta solo di comporre e di ricomporre: ma la musica è già lì. È la Musica che sceglie le sue creature, i suoi compositori"».


- Di notte, - sentenziava un Vecchio Proverbio, - tutti i gatti sono bigi.

- E io son nero, - disse un gatto nero attraversando la strada.

- È impossibile: i Vecchi Proverbi hanno sempre ragione.

- Ma io sono nero lo stesso, - ripeté il gatto.

Per la sorpresa e per l'amarezza il Vecchio Proverbio cadde dal tetto e si ruppe una gamba.

Un altro Vecchio Proverbio andò a vedere una partita di calcio, prese da parte un giocatore e gli sussurrò nell'orecchio: - Chi fa da sé fa per tre!

Il calciatore si provò a giocare al pallone da solo, ma era una noia da morire e non poteva vincere mai, perciò fece ritorno in squadra. Il Vecchio Proverbio, per il disappunto, si ammalò e dovettero levargli le tonsille.

Una volta tre Vecchi Proverbi si incontrarono e avevano appena aperto bocca che cominciarono a litigare:

- Chi bene incomincia è a metà dell'opera, - disse il primo.

- Niente affatto, - disse il secondo, - la virtù sta nel mezzo.

- Gravissimo errore, - esclamò il terzo, - il dolce è in fondo.

Si presero per i capelli e sono ancora là che se le dànno.

Poi c'è la storia di quel Vecchio Proverbio che aveva voglia di una pera, e si mise sotto l'albero, e intanto pensava: «Quando la pera è matura casca da sé».

Ma la pera cascò soltanto quando fu marcia fradicia, e si spiaccicò sulla zucca del Vecchio Proverbio, che per il dispiacere diede le dimissioni. (“Vecchi proverbi” di Gianni Rodari, tratto da “Il gatto viaggiatore e altre storie” edito da “l’Unità/Editori Riuniti” – 1990 -).

StiliDiVita”. “Generazione shitstorm”: (…). Nell'adolescenza ho sentito spesso padri della mia generazione porsi il seguente scorrettissimo dilemma: "Peggio un figlio frocio o comunista/fascista?". Della figlia o non si parlava o l'alternativa sarebbe stata immaginabile. Siamo stati per molto tempo ammorbati dal detto: "A vent'anni incendiario, a quaranta pompiere" e dalla convinzione che il cuore giovane dovesse spingere alla rivoluzione, la ragione matura alla conservazione. La sola grande differenza è che per schierarsi contro i genitori a seconda dei decenni bisognava essere di sinistra, poi di destra e oggi ancora di sinistra. E l'ulteriore novità è che se un tempo le contrapposizioni restavano in famiglia, oggi si regolano in pubblico sui social. Prendete il senatore Jay Block, dello Stato del New Mexico. A settembre ha fatto un viaggio "diplomatico" in Israele (non è ben chiaro il legame di interessi tra Albuquerque e Tel Aviv), ha assistito a un discorso di Netanyahu, si è convinto (da lì era improbabile il contrario) che non ci sia stato alcun genocidio a Gaza. Anzi, che la replica al massacro del 7 ottobre fosse stata condotta evitando vittime civili. Queste affermazioni sono state confutate, derise e accusate di essere retribuite da Israele in un video su TikTok che ha avuto 2 milioni di visualizzazioni e una scia infinita di commenti, tutti contro il senatore. A postarlo è stata sua figlia Maddie, 28 anni, attivista a sostegno dei diritti dei palestinesi. Uno si chiede: non poteva, non dico dirglielo di persona (lei si è trasferita a New York), ma fargli una telefonata? Parlarne, invece di tirargli addosso una shitstorm? Non aveva diritto anche il padre di pensarla diversamente? Preferiresti che scappasse con un altro uomo o che fosse pazzo di Trump? Nell'epoca pre-digitale era più facile per i padri influenzare il pensiero della prole (e magari delle mogli). Bastava detenere il telecomando e scegliere a quale giornale abbonarsi. L'alternativa si incontrava, forse, a scuola. Ma ora, che ne sanno di che cosa i figli guardano al computer, chiusi nelle loro camere o ancor più di quel che passa sugli schermi dei cellulari? Certo, la contrapposizione è ancora il principale criterio di motivazione. La scorsa estate sulle pagine del Guardian un insegnante della California di nome Sam Delaune ha raccontato che, come molti della sua generazione, è diventato democratico per reazione al padre reaganiano. E ora, per contrappasso, gli è toccato un figlio di estrema destra che stravede per Trump. Che fare? L'educatore confessa di averla inizialmente presa male, lanciando lontano il cappellino rosso e chiedendo al ragazzo se fosse impazzito, poi di aver capito che questo lo avrebbe convinto ancor di più e avrebbe bloccato ogni dialogo. In un racconto di Harper Lee da poco pubblicato è contenuta una verità: "Per una serena convivenza familiare, se non sei d'accordo con quello che senti, ficcati la lingua tra i denti e mordila forte". E stai lontano dai social.

StiliDiVita”. 2 “Complice il silenzio”: Davvero il silenzio è una magica virtù? E, innanzitutto, il silenzio esiste fuori dalla morte, dalla patologia afasica, dalla poesia e dalla retorica? (…). …Piovani racconta: "Sono tornato in un hotel della scogliera amalfitana dove, anni fa, dalle finestre la sera entrava in camera il suono delle onde marine sulla battigia. Oggi in quella stessa stanza si sente la musica di una vicina discoteca". A un certo punto, però, Piovani allarga il campo e convoca Roberto Benigni che, nel finale di Voce della Luna (1990) di Federico Fellini, dice: "Il silenzio sta diventando sempre più raro e prezioso. Eppure, io credo che se ci fosse un po' più di silenzio, se tutti facessimo un po' di silenzio, forse qualcosa potremmo capire". Sì, lo so, può diventare anche una sublime poesia l'elogio del silenzio. Leggo in un ispirato libretto di Mario Brunello (Silenzio, il Mulino 2014), gran virtuoso di violoncello, anche del piccolo a quattro corde, la frase che lo riassume: "più penso al silenzio e più la musica mi parla". E c'è il silenzio tra una nota e l'altra, misurabile ma non percepibile. (…). …è sicuramente derisoria quella famosa composizione di John Cage, 4'33" di silenzio. Pochi ricordano che Cage aveva sfidato Mike Bongiorno e tutti gli italiani partecipando nel 1959 come concorrente, grazie a un trucco di Luciano Berio e di Umberto Eco, ai quiz di Lascia o raddoppia. Mike Bongiorno, al quale Cage aveva detto di venire da Stony Point Town, New York, gli augurò di restare in Italia, ma di portarsi via, per favore, la sua musica. Aveva infatti eseguito, durante le cinque apparizioni nel popolarissimo show, alcune sue composizioni, tra le quali Water walk, cioè la riproduzione di una camminata sulle acque tramite una vasca da bagno, un bollitore, un frullatore, un petardo, un inaffiatoio, una bottiglia di seltz, due apparecchi radio. "L'uno dopo l'altro - aveva scritto Adorno, che era morto prima che John Cage nascesse - gli strumenti tacciono. Resta solo la viola e le è permesso di spegnersi ma non di morire. Deve suonare per sempre; solo noi non la sentiamo più". Secondo Ennio Morricone "la Musica è già tutta scritta, quella eseguita e quella ancora da eseguire. Si tratta solo di comporre e di ricomporre: ma la musica è già lì. È la Musica che sceglie le sue creature, i suoi compositori". Bellissima immagine, anche se il silenzio della musica non è la musica del silenzio. (…). E c'è pure un silenzio passivo con la sua violenza, per contagio, per paura, come ne Il giorno della civetta: "Perché - domandò il panellaro, meravigliato e curioso - hanno sparato?". In fondo, l'arte di tacere, di pensare che "la migliore parola è quella non detta" veste di complicità la regola della setta segreta dei Beati Paoli: "Per entrare devi pronunziare la parola segreta. Ma qual è la parola segreta? E quello portò l'indice alle labbra nel segno del silenzio: la parola segreta era il silenzio". A Catania, ai tempi di Vitaliano Brancati, c'era un signore che a pagamento faceva pernacchie. Entrava in una sala piena di chiasso, poi imponeva il silenzio con un imperioso ssst!, e pronunciava il nome della vittima un attimo prima di esibirsi nella sua musica. Il silenzio era il suo complice.

N.d.r. I testi sopra riportati sono a firma, rispettivamente, di Gabriele Romagnoli e di Francesco Merlo e sono stati pubblicati sul periodico "U" del quotidiano "la Repubblica" del 27 di novembre 2025.

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