"Il bruco (2017)". Foto di Aldo Ettore Quagliozzi

"Il bruco (2017)". Foto di Aldo Ettore Quagliozzi
"Il bruco" (2017). Nikon Coolpix P900. Foto macro. Stato larvale della falena diurna "Macroglossum stellatarum" volgarmente detta "sfinge colibrì".

martedì 16 settembre 2025

Lastoriasiamonoi. 99 Tomaso Montanari: «Alle navi dei folli è affidata l'ultima speranza di diventare saggi. Prima che sia troppo tardi».

                         Sopra. "La nave dei folli" (1494) di Hyeronimus Bosch.

Una nave piena di pazzi. Alla deriva, in tutti i sensi: la nave letteralmente, i pazzi esistenzialmente.  Bosch la immagina come un posto in cui tutto si prende alla lettera: l'albero della nave è proprio un albero, e l'amore per la vita si traduce in una crapula continua che pare non tener conto di morale, convenzioni, morte e giudizio. Michel Foucault seppe leggere il doppio senso di questo tema e di questa iconografia, così diffusi nel Rinascimento europeo: "la follia e il folle diventano personaggi importanti nella loro ambiguità: minaccia e derisione, vertiginosa irragionevolezza del mondo, e meschino ridicolo degli uomini", aggiungendo che ogni tanto persone con evidente disagio psichico venivano caricate su vascelli senza marinai, e spinti in mare. Ma dov'erano, dunque, i veri pazzi? Quelli sulle navi, o chi li assassinava rimanendo a terra? Nella tradizione cristiana, i folli di Cristo sono coloro che prendono alla lettera l'idea che la Croce sia stoltezza per il mondo, e non si fanno problemi a vivere "da pazzi": su colonne, nel deserto o cantando la povertà e la morte come sorelle. E Jacopone da Todi seppe mettere in versi l'ebbrezza dello "empazzir per lo bel Messia". Se oggi guardiamo Bosch, ricordando tutto questo, è impossibile non pensare alla Global Sumud Flottila, la flotta pacifica e civile che naviga verso Gaza in nome del diritto e dell'umanità. «Pazzi!»  - dicono i savi: come potranno alcune migliaia di pacifisti fermare uno Stato criminale lanciato in un genocidio grazie ad uno degli eserciti meglio addestrati al mondo? Navi dei folli, una intera flotta di folli. Infatti l'immagine mediatica dei nuovi folli per Gaza non è troppo lontana da quella di Bosch: gentaglia irresponsabile che getta la propria vita per nulla, e rischia di creare pure problemi ai savi che prendono il mondo per com'è sempre stato. Ma Bosch sapeva che ai suoi quadri si sarebbe potuto guardare anche in un altro modo, quello appunto di Foucault: il modo di chi si chiede costantemente se i pazzi non siano quelli a cui il mondo piace così. Quelli che squartano, uccidono per fame, fanno esplodere donne e bambini. E quelli che li giustificano, violentando leggi e costituzioni. Pochi anni dopo Bosch, Montaigne constatò che «la più sottile follia è fatta dalla più sottile saggezza». Forse proprio alle navi dei folli è affidata l'ultima speranza di diventare saggi. Prima che sia troppo tardi. (Tratto da “La saggezza dei folli” di Tomaso Montanari pubblicato sul settimanale “il Venerdì di Repubblica” del 12 di settembre 2025).

“Israele: retate-bluff e zero prove: 3 terroristi su 4 sono normali civili”, reportage di Yuval Abraham pubblicato sul giornale europeo online “Mediapart” e riportato su “il Fatto Quotidiano” di ieri, lunedì 15 di settembre 2025: Solo un quarto dei palestinesi fatti prigionieri dalle forze israeliane a Gaza sono stati identificati dall'esercito come combattenti. Stando ad un'indagine portata avanti dalla rivista israelo-palestinese +972, dal giornale in lingua ebraica Local Calle dal quotidiano britannico The Guardian, pubblicata il 4 settembre, i civili costituiscono la stragrande maggioranza dei "combattenti illegali" detenuti nelle prigioni israeliane dal 7 ottobre. L'inchiesta si è basata sull'analisi di un database classificato gestito dalla Direzione dell'intelligence militare israeliana (Aman), che i giornalisti hanno potuto consultare, nonché dalle statistiche ufficiali delle prigioni israeliane e dalle testimonianze di ex detenuti palestinesi e di soldati israeliani. I dati sulla detenzione citati da Israele a maggio, su richiesta dell'Alta Corte di giustizia, indicavano che un totale di 6.000 palestinesi sono stati arrestati a Gaza durante i primi 19 mesi di guerra e detenuti in base alla legge sui "combattenti illegali" - un dispositivo legale che permette a Israele di imprigionare persone a tempo indeterminato, senza accusa né processo, se ci sono "ragionevoli motivi" di ritenere che abbiano partecipato o siano membri di un gruppo impegnato in "attività ostili contro lo Stato di Israele". Per Israele tutti i detenuti palestinesi a Gaza sono "terroristi". Il Servizio carcerario israeliano (IPS) ha affermato, senza fornire prove, che quasi tutti i "combattenti illegali "sono membri di Hamas o della Jihad islamica palestinese (JIP). Tuttavia, i dati ottenuti dal database Aman, hanno mostrato che Israele ha arrestato solo 1.450 individui appartenenti ai rami militari di Hamas o del JIP: il che significa che tre quarti delle 6.000 persone detenute non appartengono a nessuno dei due. Nel corso della guerra, in parte a causa del grave sovraffollamento delle prigioni, Israele ha rilasciato più di 2.500 detenuti registrati come "combattenti illegali". Altri 1.050 sono stati rilasciati nell'ambito di scambi di prigionieri concordati tra Israele e Hamas. Secondo le associazioni per i diritti umani, la percentuale di combattenti tra gli arrestati a Gaza è in realtà ancora più bassa di quella che emerge dai dati diffusi. Nel dicembre 2023, quando sono state pubblicate le foto di decine di palestinesi spogliati e incatenati, alti ufficiali hanno ammesso a Haaretz che "1'85-90%" di loro non era di Hamas. I palestinesi rilasciati dalle prigioni dell'IPS durante la guerra hanno denunciato maltrattamenti e torture. Decine di persone sono morte. La legge sui combattenti illegali del 2002 permette a Israele di detenere persone in tempo di guerra senza doverle riconoscere come prigionieri di guerra, come previsto dalle convenzioni di Ginevra e di negare loro l'accesso a un avvocato per 75 giorni. I tribunali israeliani estendono la detenzione quasi automaticamente, basandosi su "prove segrete". Oggi, secondo l'Ong israeliana HaMoked, Israele trattiene in detenzione preventiva (SIP) circa 2.660 palestinesi arrestati dopo il 7 ottobre come "combattenti illegali", il numero più alto mai registrato durante la guerra. La legge, spiega Jessica Montell, direttrice di HaMoked, ha facilitato la "sparizione forzata di centinaia, migliaia, di persone". Un ufficiale dell'esercito israeliano che ha effettuato arresti di massa nel campo profughi di Klian Younis ha dichiarato che la missione della sua unità era di "svuotare" il campo: "Tutti venivano trasferiti in lunghi convogli, con la testa infilata in una busta, verso la costa, ad Al-Mawasi, in quello che chiamavamo centro di ispezione: Ogni notte caricavano un camion con centinaia di uomini, bendati, legati, ammassati l'uno sull'altro, che partiva per Israele. Nessuna distinzione veniva fatta tra un terrorista e un normale impiegato di Khan Younis. Gli arresti, anche di minori, sono stati effettuati in modo arbitrario", ha affermato. Ahmad Muhammad, 30 anni, parrucchiere del campo profughi di Khan Younis, racconta di essere stato costretto a salire su uno di questi convogli con la moglie e i tre figli il 7 gennaio 2024. Al posto di blocco, lui e altri uomini sono stati separati dagli altri: "Siamo stati selezionati a caso. I soldati ci hanno insultato, umiliato, finché non è arrivato un camion e ci hanno buttati dentro". Alla prigione del Negev, Ahmad è stato interrogato sugli attacchi del 7 ottobre. Anche se non sapeva nulla, è stato detenuto per un anno e ancora oggi non sa perché: "È stato difficile in prigione: malattie, freddo, torture, umiliazioni". È stato rilasciato a gennaio nell'ambito dell'accordo di cessate il fuoco tra Israele e Hamas, insieme a circa 2.000 altri "combattenti illegali" palestinesi. Un soldato che ha prestato servizio nel famigerato centro di detenzione di Sde Teiman ha riferito che esisteva un "complesso geriatrico" che accoglieva anziani e feriti, alcuni in sedia a rotelle, arrivati dagli ospedali di Gaza. Un altro soldato ha raccontato che l'esercito ha arrestato un uomo di 70 anni all'ospedale Al-Shifa "arrivato legato a una barella. Era dia-betico, con una gamba in cancrena e non era in grado di camminare. Non rappresentava un pericolo per nessuno. L'uomo è stato trasferito a Sde Tei-man". Israele ha anche arrestato centinaia di medici: più di 100 operatori sanitari medico di Gaza sono in prigione come "combattenti illegali", secondo l'Ong israeliana Physicians for Human Rights (PHRI). In un rapporto della Ong, pubblicato a febbraio, una ventina di medici descrivono abusi e torture. Un chirurgo dell'ospedale Nasser di Khan Younis ha raccontato che i soldati "si sedevano su di loro e li colpivano con il calcio del fucile". "Ci premevano le teste nella terra, ancora e ancora, ci picchiavano con i manganelli e ci hanno sottoposto a scariche elettriche", ha raccontato il primario di chirurgia dell'ospedale indonesiano di Gaza. Il dottor Adnan al-Bursh, primario del reparto di ortopedia dell'ospedale Al-Shifa, arrestato nel dicembre 2023, è morto in carcere l'anno scorso. Secondo la sua famiglia, è stato torturato a morte [...]. C'è poi il caso di Fahamiya al-Khalidi, 82 anni, malata di Alzheimer, arrestata in una scuola del quartiere Zeitoun di Gaza il 9 dicembre 2023, detenuta ad Anatot, poi a Damon, nel nord di Israele, per sei settimane come "combattente illegale". Un medico militare ad Anatot era stato chiamato per curarla: "È caduta e si è ferita sul filo spinato. Le abbiamo ricucito la mano durante la notte", ha detto il medico, mostrando foto che lo confermano. Fahamiya era una delle quaranta donne che il medico ricorda di aver visto ad Anatot nei suoi due mesi di permanenza nell'istituto penitenziario: “Una donna ha avuto un aborto spontaneo e sanguinava abbondantemente. Ad un'altra è stato tolto il bimbo che allattava". Abeer Ghaban, 40 anni, era già detenuta nel carcere di Damon quando Fahamiya al-Khalidì è arrivata. Ha raccontato che l'anziana sembrava terrorizzata e che aveva il viso e le mani erano gonfie. Abeer Ghaban si è presa cura di lei per settimane: "Le abbiamo dato da mangiare, cambiato i vestiti. Era su una sedia a rotelle". Abeer Ghaban era stata arrestata ad un posto di blocco a Gaza nel dicembre 2023 e separata dai suoi tre figli, di io, 9 e 7 anni. Durante l'interrogatorio ha scoperto che l'esercito aveva scambiato suo marito, agricoltore, per un miliziano di Hamas omonimo. Un soldato ha ammesso l'errore dopo aver confrontato le foto, ma lei è stata tenuta in prigione lo stesso. Le due donne sono state rilasciale 'insieme nel gennaio 2024, senza alcuna spiegazione. "Israele viola il diritto internazionale, che garantisce i diritti fondamentali e autorizza la detenzione di civili solo se rappresentano una minaccia imperativa per la sicurezza - ha osservato Michael Sfard, uno dei principali avvocati israeliani per i diritti umani-. Le condizioni di detenzione dei palestinesi di Gaza in Israele sono, senza alcun dubbio, contrarie alle disposizioni della quarta convenzione di Ginevra". Hassan Jabareen, direttore dell'associazione palestinese per i diritti umani Adalah, con sede a Haifa, è d'accordo: "La legge sui combattenti illegali mira a facilitare la detenzione di massa dei civili e le sparizioni forzate, legalizzando di fatto il rapimento dei palestinesi di Gaza".

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