"Il bruco (2017)". Foto di Aldo Ettore Quagliozzi

"Il bruco (2017)". Foto di Aldo Ettore Quagliozzi
"Il bruco" (2017). Nikon Coolpix P900. Foto macro. Stato larvale della falena diurna "Macroglossum stellatarum" volgarmente detta "sfinge colibrì".

martedì 23 settembre 2025

CosedalMondo. 60 Putin: «La biotecnologia si sta sviluppando continuamente, gli organi umani possono essere trapiantati incessantemente. Più a lungo si vive, più si diventa giovani, e si può persino raggiungere l'immortalità». E Xi: «Alcuni prevedono che in questo secolo gli esseri umani potranno vivere fino a 150 anni».


Stefano Benni creò nel 1992 l'Egoarca Mussolardi, «l'uomo più ricco e fetente di Gladonia» nonché villain de La Compagnia dei Celestini: la parola egocrazia, che oggi usiamo spesso a proposito degli uomini politici con inclinazioni alla tirannia come Donald Trump, era ancora lontana. Diversi anni dopo, nel 2009, in Pane e tempesta Benni prefigurò un altro scenario, e scrisse: «Nei sogni della notte i cattivi chiedono perdono e i buoni uccidono». Parole che tornano in mente dopo aver letto in rete e fuori la lunga e inquietante discussione che si è sviluppata dopo la morte del suprematista Charles Kirk e si orienta, quasi fatalmente, a giustificare il suo assassino, come era già avvenuto per Luigi Mangione, che a dicembre dello scorso anno sparò a Brian Thompson, amministratore delegato di United Health Group. Purtroppo, le reazioni viscerali sono esattamente quel che rafforza gli Egoarchi di oggi, che ogni giorno di più appaiono indifferenti alle sorti dei loro inferiori, inclusi quelli che li servono e magari muoiono al momento giusto. In un articolo (…) di Naomi Klein e Astra Taylor per The Guardian sul fascismo della fine dei tempi, si spiega molto bene che i Trump (ma anche i Putin, ma anche i Netanyahu) portano avanti scientemente una visione apocalittica e survivalista del futuro, dove il mondo crolla e pochi eletti sopravvivono e prosperano in arche e città recintate, su Marte o a New York. Il mondo, insomma, come grande bunker dove le strade e le università e i luoghi di lavoro sono pattugliati quotidianamente e dove spariscono nemici, migranti, oppositori e gazawi. No future, insomma, ma in modo assai diverso da come immaginavano i punk nel secolo scorso: no future per la gran parte del mondo significa futuro assicurato per i grandi ricchi. Ne è la riprova il fuori onda che qualche giorno fa ha colto la breve conversazione fra il presidente russo Vladimir Putin e il presidente cinese Xi Jinping, laddove il primo dice al secondo: «La biotecnologia si sta sviluppando continuamente, gli organi umani possono essere trapiantati incessantemente. Più a lungo si vive, più si diventa giovani, e si può persino raggiungere l'immortalità». E Xi: «Alcuni prevedono che in questo secolo gli esseri umani potranno vivere fino a 150 anni». A ben vedere, gli Egoarchi dei nostri tempi hanno un illustre predecessore italiano: Silvio Berlusconi, che si imbottiva di «provitamine, antiossidanti, immunostimolanti, enzimi, amminoacidi, e soprattutto minerali, magnesio e selenio attivato», ricetta del suo medico Umberto Scapagnini, che dichiarava serafico: «Berlusconi è tecnicamente quasi immortale». A noi, donne e uomini di una certa normalità, sembra follia: ma per sventura nostra non lo è, perché la corsa a provocare il diluvio universale per gli altri corre parallelamente all'antico sogno della pietra filosofale, o del Graal, o di Shan Gri La, dove non si muore mai. (…). …prendiamone consapevolezza e raccontiamolo, e magari riappropriamoci di quanto Benni scriveva sempre in Pane e tempesta: «Sarebbe bello durare quanto i racconti che abbiamo ascoltato e che raccontiamo. Ma loro dureranno più di noi. E anche se il vento ci soffia contro, abbiamo sempre mangiato pane e tempesta, e passeremo anche questa». (Tratto da “Gli Egoarchi immortali nei loro bunker” di Loredana Lipperini pubblicato sul settimanale “L’Espresso” del 19 di settembre 2025).

QualeAmericaDomani?”. “Vogliono lasciarci bambini”, testo della filosofa Susan Neiman – direttrice dell’”Einstein Forum” di Potsdam, già docente di Filosofia a Yale e presso l’”Università di Tel Aviv” n.d.r. – pubblicato sul settimanale “L’Espresso” del 19 di settembre 2025: In che modo una società democratica moderna può mirare alla nostra infantilizzazione? Pensate a cosa significhi prendersi cura di un neonato: per quanto estenuante possa essere, non è difficile concettualmente. Una neonata che ha appena scoperto di poter agire sul mondo, coordinando mano e occhio per afferrare un oggetto, può afferrare quello sbagliato: gli occhiali del padre, gli orecchini della madre, il coltello lasciato sul tavolo. Ma quanto è facile distrarla! Basta metterle davanti qualcos'altro - di solito è sufficiente un mazzo di chiavi - e la neonata si distrae, dimenticando all'istante ciò che poco prima aveva catturato la sua attenzione. Man mano che cresce, distrarla diventa più difficile, ma il principio resta identico. Hai spinto il passeggino con tua figlia di tre anni tra le corsie del supermercato, spiegandole che il cibo non può essere mangiato prima di essere pagato, che è meglio scegliere alcune cose rispetto ad altre, che le confezioni in cui sono avvolte spesso nascondono più di quanto mostrino, facendo nel complesso del tuo meglio per introdurla alla complessa rete di interazioni sociali necessarie per procurarsi nutrimento in una città del XXI secolo. Alla fine arrivi alla coda per la cassa, dove lei posa lo sguardo su confezioni luccicanti di cibo spazzatura - intere file, in effetti, collocate esattamente all'altezza degli occhi di un bimbo nel passeggino, la cui capacità di rimandare la gratificazione è già stata messa a dura prova nella mezz'ora precedente. (Lo psicologo industriale che ha progettato questo stratagemma meriterebbe un posto speciale all'inferno). E adesso, come distrarre tua figlia? Con i bambini di tre anni funzionano cose diverse in giorni diversi: talora un secco "no" e il promemoria che sta per andare al parco giochi; talaltra una banana e la ripetizione della lezione che le cose vanno pagate prima di essere consumate; nelle giornate peggiori, potresti montare tu stesso un piccolo capriccio, oppure cedere e comprare le caramelle. Ciò che conta è che la distrazione appare necessaria a tutti, tranne ai genitori più autoritari, i quali non hanno remore a picchiare un bambino che insista per avere qualcosa che non vogliono concedergli. Distrarre gli adulti dagli oggetti del desiderio è leggermente più complicato, ma qualunque difficoltà vi sia è compensata dal fatto che le cose con cui possiamo essere distratti sono pressoché infinite - anzi, a partire dall'invenzione del cyberspazio, letteralmente infinite. Per la cronaca, i miei figli dicono che non posso davvero comprendere la natura abissale della cultura contemporanea, dato che non uso i social media. Probabilmente hanno ragione e, sebbene conosca molti adulti che fanno parte del miliardo di iscritti a Facebook, e altri che mi esortano ad apprezzare la natura un po' haiku di Twitter, non ho intenzione di unirmi a loro, neppure con l'obiettivo di comprendere il nono cerchio dell'inferno del XXI secolo. (Qualche anno fa mi sono effettivamente iscritta a Twitter per leggere alcune delle menzogne che venivano scritte su di me, però nell'occasione giurai che non avrei mai risposto, e ho mantenuto la promessa). Lasciatemi però raccontare qualcosa che ha distratto milioni di persone in agosto, anche se non usavano i social media. Anzitutto, lasciatemi dire cosa stava accadendo nella settimana iniziata il 28 luglio, quando una controversia su una pubblicità di blue jeans sbarcò sui media mainstream, fino a coinvolgere la Casa Bianca. 1. Trump licenzia la Direttrice del Bureau of Labor Statistics perché non gli piacciono i dati sull'occupazione forniti dall'ufficio. 2. Il Senato nomina Jeanine Pirro (diventata famosa come accesa sostenitrice di Trump in un reality show televisivo con il nome di "Judge Jeanine" su Fox News) Procuratrice generale per Washington, DC. 3. Si apprende che Harvard ha ceduto al ricatto di Trump e versa 500 milioni al governo. 4. L'amministrazione Trump sottopone il giudice brasiliano Alexandre de Moraes a sanzioni normalmente riservate alle violazioni dei diritti umani, in ragione delle sue sentenze contro Bolsonaro, sodale di Trump. 5. Il procuratore generale degli Stati Uniti, Pam Bondi, annuncia un'indagine volta a colpire Barack Obama. 6. Trump annuncia piani per aggiungere una sala da ballo da 200 milioni di dollari e ottomila metri quadri nell'Ala Est della Casa Bianca, più grande della Casa Bianca stessa. 7. Conferenza delle Nazioni Unite su una soluzione a due Stati, seguita da impegni di Francia, Malta, Regno Unito, Canada e Australia a riconoscere lo Stato palestinese. 8. Il ministro delle Finanze israeliano Bezalel Smotrich annuncia piani per insediamenti ebraici a Gaza. 9. Una nuova ondata di dispacci da Gaza segnala che la popolazione è prossima a morire di fame. Ora, è vero che il metodo della seconda amministrazione Trump è stato, per usare le parole di Steve Bannon, «inondare di merda tutta l'area»: compiere così tante azioni oltraggiose a settimana, e spesso al giorno, che la gente non ha il tempo di rendersene conto, figuriamoci di opporvisi. Ma in quella specifica settimana, i notiziari americani - e alla fine anche alcuni internazionali - furono dominati da una pubblicità con protagonista l'attrice Sydney Sweeney, una giovane bionda che sembra incarnare perfettamente lo stile di Mar-a-Lago. (Avete visto tutti Melania e Ivanka Trump; adesso le donne repubblicane cercano di imitarle). La pubblicità mostrava Sweeney in jeans attillati e con la camicia abbottonata a metà, mentre ammiccava seduttivamente al pubblico onde invitarlo a comprare i pantaloni, su una didascalia che recitava "Sydney Sweeney has great jeans" e giocava sul fatto che jeans e genes (geni), in inglese, si pronunciano allo stesso modo. Alcuni woke, che si considerano di sinistra, indissero un'indignata propaganda, sostenendo che la pubblicità promuovesse l'eugenetica, una pseudoscienza nata alla fine del XIX secolo per cercare di modificare il patrimonio genetico della popolazione umana attraverso vari espedienti. Poiché i nazisti e altri razzisti vi erano favorevoli, l'eugenetica divenne nota come movimento razzista, sebbene alcuni degli indignati potrebbero restare spiazzati scoprendo che, fra i suoi primi fautori, ci fu William Edward Burghardt Du Bois. Ma l'ignoranza può essere beata, e i woke dichiararono che la pubblicità, l'attrice e l'azienda di abbigliamento erano tutti suprematisti bianchi o, persino, nazisti. Trump intervenne in seguito, quando emerse che la Sweeney era registrata come elettrice repubblicana, e scrisse: «Se è repubblicana, mi piace la sua pubblicità!». Se avete tempo da perdere, potete tuttora seguire la controversia online. Mentre milioni di persone lo facevano, nel mondo reale si compivano veri passi avanti verso l'instaurazione di un fascismo a pieno titolo, come ho illustrato nei nove esempi appena citati - e potrebbero non essere nemmeno tutti quelli a cui avremmo dovuto prestare attenzione. Devo confessarlo: quando, qualche settimana dopo, volli scrivere del conflitto in un saggio sui woke, non riuscivo io stessa a ricordare tutte le cose che erano accadute - con tutto che passo ore ogni giorno a compulsare varie fonti di informazione. Alcune di quelle ore le avevo trascorse anch'io a guardare e a leggere roba su Sydney Sweeney. Altre cose mi distraggono a sufficienza anche senza notiziari, o ciò che passa per tale. Il mio computer aveva cominciato a vacillare - come è programmato per fare, poco dopo la scadenza della garanzia - e alla fine ne ho ordinato uno nuovo. Tuttavia, in nome del miglioramento erano state aggiunte nuove funzioni e modificate altre, così che andassero disimparate azioni che avevo imparato a compiere senza rifletterci. Se si sommassero tutte le ore che passiamo su quelli che vengono allegramente chiamati upgrade - capire come impostare la nuova sveglia, grigliare con il nuovo forno, archiviare i messaggi sul nuovo smartphone, salvare le foto sulla nuova macchina fotografica - non sarebbero forse abbastanza da produrre cibo sufficiente a sfamare i bambini denutriti del mondo, o magari a trovare una cura per il cancro? Considerata tutta la schiera di forze contrarie, non c'è da stupirsi che Kant ritenesse il crescere più una questione di coraggio che di conoscenza: tutte le informazioni del mondo non possono sostituire il fegato necessario a usare il proprio giudizio. E il giudizio si può apprendere - principalmente attraverso l'esperienza di osservare altri che lo usano bene - ma non può essere insegnato. Il giudizio è importante perché a nessuna delle domande che ci smuovono davvero può essere trovata risposta seguendo una regola. Il coraggio non è richiesto solo per imparare a fidarsi del proprio giudizio anziché di quello dello Stato, del vicino di casa o della nostra star del cinema preferita. Soprattutto, il coraggio è necessario per convivere con la frattura che attraverserà le nostre vite, per quanto buone possano essere: gli ideali della ragione ci dicono come il mondo dovrebbe essere; l'esperienza ci dice che raramente lo è. Crescere richiede dunque di affrontare il divario tra le due cose - senza rinunciare a nessuna.

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