"Il bruco (2017)". Foto di Aldo Ettore Quagliozzi

"Il bruco (2017)". Foto di Aldo Ettore Quagliozzi
"Il bruco" (2017). Nikon Coolpix P900. Foto macro. Stato larvale della falena diurna "Macroglossum stellatarum" volgarmente detta "sfinge colibrì".

domenica 14 aprile 2024

Uominiedio. 47 Michele Serra: Quanto alla vita ultraterrena, sono del partito di Giancarlo Pajetta: «Abbiamo mandato diverse delegazioni dall’altra parte. Ma non sono mai tornate».

 
Ha scritto il lettore G. alla “posta” di Michele Serra – “Non era lo spirito santo a scegliere il Papa?” – pubblicata sul settimanale “il Venerdì di Repubblica” del 12 di aprile 2024: Caro Serra, apprendo con stupore che Bergoglio, nell’ultimo Conclave, per contrastare la candidatura di qualche esponente della Curia Romana ha fatto confluire un pacchetto di voti su Ratzinger. Stupore perché mi avevano sempre assicurato che a determinare l’elezione del Papa fosse lo Spirito Santo. Così ha risposto Michele Serra: Caro G., bisognerebbe chiederlo a Bergoglio, quali rapporti intercorrono tra lo Spirito Santo e i pacchetti di voti. Credo che potrebbe darci una risposta spiritosa. Quanto a me, ho sempre pensato che lo Spirito Santo assomigli molto al concetto orientale di “illuminazione”. È la fiammella pentecostale che nelle pitture antiche gravita sopra le teste dei santi. È la luce della sapienza e dell’umiltà. Basta avere vissuto con un poco di interesse per gli altri per sapere che quella fiammella non guizza sopra il Conclave più di quanto le capiti di farlo altrove. Ci sono illuminati ignoranti, illuminati poveri e perfino illuminati atei. Illuminati intermittenti e illuminati permanenti (pochissimi, questi ultimi). La situazione mondiale ci permette di capire che sono comunque in minoranza, altrimenti non avremmo tanti bulli, tanti prepotenti e tanti fanatici che guidano le Nazioni. Lo Spirito Santo è all’opposizione ovunque, per evidente rarefazione. L’elezione di Bergoglio, in questo senso, è da considerarsi senz’altro un miracolo, purtroppo solo temporaneo.

“Con Francesco” di Massimo Giannini sullo stesso numero editoriale del settimanale “il Venerdì di Repubblica”: (…). Scandalo! Dunque a scegliere il Vicario di Cristo non è lo Spirito Santo, ma sono i banali traffici tra le porpore? Con la stessa semplicità, il Papa ha annunciato che per i suoi funerali non vuole il rituale catafalco, ma una bara qualsiasi come tutti i poveri cristi. Orrore! Così non viene meno la suggestione del sacro, l’ostensione del corpo regale, l’atmosfera cerimoniale, le canne d’organo, l’odore d’incenso e via salmodiando? Ora, lo confesso: non ho il dono della fede. Sono del partito di Woody Allen: non credo in Dio, anche se ho stima di lui. Viceversa, ho poca stima nella Chiesa come istituzione vaticana, residuo del potere temporale perduto ma riflesso in un potere spirituale che si pretende ancora infallibile e inflessibile, punitivo e protervo. Ma se ne parlo (…) è solo perché trovo quasi eroico lo sforzo di Francesco per la pace nel tempo della “Terza guerra mondiale a pezzi” e per riportare la Chiesa a una dimensione più umana e cristiana. La via la indica lui stesso nell’autobiografia (Life, HarperCollins). Leggetela. Vale la pena anche per noi miscredenti. Vi do giusto qualche frammento sparso. «Francesco sta distruggendo il Papato? Cosa posso dire? La mia vocazione è quella sacerdotale: prima di tutto sono un prete, sono un pastore. E i pastori devono stare in mezzo alle persone, parlare con loro, dialogare, ascoltarle, sorreggerle, vegliare su di esse… Gesù non stava al di sopra del popolo, era parte del popolo... Quella del Vaticano è l’ultima monarchia assoluta d’Europa... Continuo a coltivare un sogno per il futuro: che la nostra sia una Chiesa mite, umile e servitrice, tenera, vicina e compassionevole… Dobbiamo superare il clericalismo, quell’atteggiamento di superiorità morale e di distanza nei confronti dei fedeli, che è diventato una peste… Immagino una Chiesa madre, che abbracci e accolga tutti, anche chi si sente sbagliato e chi in passato è stato giudicato da noi». Dite quello che volete, ma questo è Francesco, che parla come il poverello di Assisi. E non mi pare affatto male. Quanto alla vita ultraterrena, soprassiedo. In questo caso sono del partito di Giancarlo Pajetta: «Abbiamo mandato diverse delegazioni dall’altra parte. Ma non sono mai tornate».

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