"Il bruco (2017)". Foto di Aldo Ettore Quagliozzi

"Il bruco (2017)". Foto di Aldo Ettore Quagliozzi
"Il bruco" (2017). Nikon Coolpix P900. Foto macro. Stato larvale della falena diurna "Macroglossum stellatarum" volgarmente detta "sfinge colibrì".

venerdì 5 aprile 2024

CosedalMondo. 14 Vladimir Vladimirovič Putin: «Nel 2022 gli Usa hanno speso per la difesa 811 miliardi di dollari e la Federazione russa 72 miliardi: la differenza è evidente, più di 10 volte. Il 39% della spesa globale per la difesa è degli Usa, quella russa è il 3,5%. E noi combatteremmo contro la Nato?»


Il 25 marzo, dopo 170 giorni durante i quali Israele ha messo a ferro e a fuoco la Striscia di Gaza provocando sofferenze inenarrabili alla sua sfortunata popolazione, finalmente il Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite ha adottato una Risoluzione (n. 2728) che chiede un immediato cessate il fuoco «per la durata del mese di Ramadan, che porti a un cessate il fuoco duraturo e sostenibile», così come il ritorno in libertà immediato e senza condizioni degli ostaggi e un maggiore accesso degli aiuti umanitari a Gaza. (…). Le risoluzioni del Consiglio di Sicurezza sono immediatamente esecutive e vincolanti per tutti gli Stati, eccetto – evidentemente – Israele, che non accetta alcun vincolo fondato sulle regole del diritto. (…). Il rigetto dell’ordine di cessate il fuoco del Consiglio di Sicurezza ed il rifiuto – nei fatti – di adempiere alle misure dettate dalla Corte Internazionale di Giustizia del 26 gennai, ribadite con l’ordinanza emessa il 28 marzo, pongono lo Stato di Israele in una condizione veramente singolare nell’ordinamento internazionale. Si tratta dello Stato che realizza (e rivendica) la massima ribellione possibile alle regole che governano la vita della Comunità Internazionale, uno Stato fuorilegge, nel senso letterale del termine. Eppure tutta la comunità degli Stati occidentali, si è mobilitata per “punire” la Russia, nell’adempimento di un imperativo indiscutibile, quello che Stoltenberg/Stranamore, ha definito «un mondo fondato sulle regole». Che fine fa quest’imperativo del “mondo fondato sulle regole”, che giustifica la guerra da remoto che stiamo conducendo contro la Russia col sangue degli ucraini, di fronte all’aperta ribellione di Israele alle regole fondanti della Comunità internazionale che interdicono la violenza brutale e il genocidio?  Se Israele non si sente vincolato al rispetto del diritto internazionale, avendo sperimentato almeno 56 anni di violazione delle regole del diritto internazionale, specialmente il diritto umanitario, senza conseguenza alcuna, sono gli altri Stati che devono agire adottando delle misure adeguate, ai sensi del Cap. VII della Carta dell’ONU, per convincere/costringere Netanyahu a rispettare le Risoluzioni del Consiglio di Sicurezza e i provvedimenti della Corte internazionale di Giustizia che ha ordinato a Israele di smettere di uccidere le persone protette e di far soffrire la fame al gruppo etnico palestinese, a rischio di genocidio. L’Unione Europea ha adottato una caterva di sanzioni a danno della Russia per sanzionare la “violazione delle regole”. Ricordiamo sommessamente che in un documento del Parlamento Europeo (29/2/2024) si rinfaccia alla Russia di aver provocato la morte di 520 minori ucraini: il fatto che Israele, in soli cinque mesi di guerra abbia causato la morte di 13.000 minori a Gaza, non ha provocato alcun turbamento nelle bronzee facce dei leader politici italiani ed europei, mentre un silenzio di tomba è caduto di fronte all’aperta ribellione di Israele all’ordine di cessate il fuoco. Si tratta di uno scandalo che non può essere tollerato oltre.  È questo il momento di agire, l’Unione Europea, e tutti i suoi Stati membri devono deliberare delle misure urgenti volte a far valere l’obbligo di fermare i massacri. Il silenzio ci rende complici.
(Tratto da “Il cessate il fuoco è un dovere: l’Ue tratti Israele come Mosca” di Domenico Gallo – magistrato –, pubblicato su “il Fatto Quotidiano” del 3 di aprile 2024).

“L’attacco russo è una grande balla”, testo di Raniero La Valle pubblicato su “il Fatto Quotidiano” del 2 di aprile 2024: Molte cose inquietanti sono successe nel Venerdì Santo di questo 2024. La lettura dei giornali quel giorno ha dispensato a piene mani, in modo irresponsabile e minatorio insieme, previsioni di morti e di disperazioni di massa. Innanzitutto ha risuonato una chiamata alle armi del premier polacco Donald Tusk: secondo lui la guerra non è più, per l’Europa, una cosa del passato, essa è già reale, dura da più di due anni e ogni scenario è possibile; e benché ciò sia “devastante”, soprattutto per i più giovani, dobbiamo abituarci (e abituare anche loro) a “una nuova era prebellica”. Però a questa guerra ancora non siamo pronti, sicché i prossimi due anni saranno decisivi per riarmarci e per investire nella “difesa” almeno il 2% del Pil, se non addirittura, come fa la Polonia, il 4%. Non è chiaro perché dovremmo fare questa guerra; ciò che si dà per scontato (…) sono le “minacce sempre più fosche da Mosca”; per il premier polacco è decisivo il fatto che nel destino dell’Ucraina, di cui non si può nemmeno ipotizzare che perda la guerra, è compreso il destino non della sola Polonia e dell’Ue, ma dell’intero Occidente. In ogni caso ciò che è più importante per la sicurezza europea è il “Triangolo di Weimar” (Polonia, Francia e Germania); a essere chiamata in causa è però anche l’Italia: il leader polacco non ha dubbi sull’Italia ed è stato colpito dalla “passione” con cui Giorgia Meloni “ha difeso le scelte filoucraine nel Parlamento italiano”. Ma, paradossalmente, è proprio il destino dell’Ucraina che è sacrificato, perché mentre si vuole che combatta fino alla fine, le si toglie poi il pane per vivere: Tusk dice di dover difendere i propri contadini e camionisti, che sul confine sono in lotta con quelli ucraini per non farne entrare i prodotti, e chiede al Consiglio Ue e ottiene da Francia, Italia e Austria di negare a Kiev i benefici del libero scambio: le armi passino, ma le dogane restino. Ma perché questa ineluttabilità della guerra? (…). …ci sono prove incontestabili dell’escalation che ci starebbe portando al confronto finale. La prima prova sarebbe il missile caduto in territorio polacco il 15.11.2022 uccidendo due persone. Si credette che fosse russo, ma poi risultò – (…) – che era della contraerea ucraina: e allora dov’è l’escalation? La seconda sarebbe il ritrovamento in Romania, il 6.9.2023, dei rottami di un sospetto drone russo, che secondo il governo avrebbero “seriamente violato” la sovranità di un Paese Nato. Il terzo casus belli sarebbe un razzo russo che il 24.3.2024 avrebbe violato “brevemente” lo spazio aereo della Polonia: “Eravamo pronti a intercettarlo”, si è gloriato il ministro della Difesa polacco. E questi sarebbero precedenti da terza guerra mondiale? Un altro precedente è stato offerto lo stesso giorno da due caccia italiani che hanno intercettato, per conto di Polonia e Nato, due Iliuscin russi che volavano sulle acque internazionali del mar Baltico: ma non avevano “intenzioni ostili”, come hanno riconosciuto le autorità occidentali, sicché a essere ostili si sono dimostrati piuttosto gli aviogetti italiani. Per combattere questa guerra, (…), ci vorranno 300.000 uomini sul fianco est dell’Europa; 100.000 sarebbero già in Polonia, gli altri 200.000 dovrebbero essere schierati entro giugno, compresi gli italiani (così l’Ue potrebbe inaugurare le sue Forze Armate insieme al suo nuovo Parlamento). Queste sono le notizie che ci sono state fornite il Venerdì Santo, quasi a inglobare in un’unica morte quella di Gesù e quella promessa a popoli interi. Secondo il leggiadro frasario fornito dai giornali, potrebbe anche trattarsi non di drammatiche prospettive, ma di “pura propaganda, anzi sterco” da non prendere sul serio. Il portavoce del Consiglio per la sicurezza nazionale Usa, John Kirby ha spiegato: “Mio nonno diceva che i migliori venditori di letame ne hanno sempre un campione in bocca. I funzionari russi sono dei bravi venditori”. La portavoce del ministro degli Esteri russo, Maria Zacharova, gli ha risposto che averlo in bocca non è abitudine dei russi, ma degli americani: “Ora è chiaro perché negli Usa si dice lavarsi la bocca col sapone”. A completare la giornata è venuto infine ciò che Putin ha detto parlando a braccio in un incontro coi piloti dell’aeronautica militare russa nella regione occidentale di Tver, e poiché, come dicevano i latini “audiatur et altera pars”, è bene sapere che cosa ha detto davvero, secondo una trascrizione letterale delle sue parole: “Nel 2022 gli Usa hanno speso per la difesa 811 miliardi di dollari e la Federazione russa 72 miliardi: la differenza è evidente, più di 10 volte. Il 39% della spesa globale per la difesa è degli Usa, quella russa è il 3,5%. E (…) noi combatteremmo contro la Nato? È una sciocchezza. Inoltre cosa stiamo facendo adesso con la nostra operazione militare speciale? Proteggiamo la nostra gente che vive nei nostri territori storici. Se dopo il crollo dell’Unione Sovietica, come proposto dalla Russia, si fossero costruite relazioni di sicurezza completamente nuove in Europa, non sarebbe successo niente di simile a oggi: terremmo semplicemente conto dei nostri interessi nel campo della sicurezza, di cui parliamo anno dopo anno, da decennio a decennio: ma solo completa ignoranza. Sono arrivati direttamente ai nostri confini. Ci stavamo forse muovendo verso i confini dei Paesi del blocco Nato? Non abbiamo toccato nessuno. Si stavano muovendo verso di noi. Abbiamo attraversato l’oceano fino ai confini Usa? No, si stanno avvicinando a noi, e si sono avvicinati. Che cosa stiamo facendo? Proteggiamo solo la nostra gente nei nostri territori storici. Pertanto ciò che dicono sul fatto che attaccheremo l’Europa dopo l’Ucraina è una totale assurdità. Intimidiscono la loro popolazione al solo scopo di estorcerle denaro (…). La loro economia si sta contraendo e il tenore di vita sta calando (…): hanno bisogno di giustificarsi, quindi spaventano la loro popolazione con una possibile minaccia russa (…). La Nato è l’organizzazione del blocco nord-atlantico: dove sta andando ora? Si sta diffondendo nell’Asia del Pacifico, nel Medio Oriente, in altre regioni e sta già entrando in America Latina. E tutto con vari pretesti (…) trascinando i loro satelliti europei. Quelli credono che tutto ciò corrisponda in qualche modo ai loro interessi nazionali. Hanno paura di una Russia grande e forte, anche se lo fanno invano. Noi non abbiamo intenzioni aggressive nei confronti di questi Stati. Non avremmo mai fatto nulla in Ucraina se non ci fosse stato un colpo di Stato e poi le operazioni militari nel Donbass. Hanno iniziato la guerra nel 2014, hanno usato semplicemente l’aviazione, tutti hanno visto questi bombardamenti quando hanno colpito Donetsk, una città pacifica, con missili dal cielo. Ciononostante abbiamo accettato gli accordi di Minsk. Poi si scopre che ci hanno imbrogliati ritardando di otto anni e alla fine ci hanno costretti a passare a un’altra forma di protezione dei nostri interessi e della nostra gente. Pertanto è una totale assurdità la possibilità di un attacco ad altri Paesi, alla Polonia, agli Stati baltici e stanno spaventando pure i cechi. Sciocchezze. Un altro modo per ingannare la propria popolazione ed estorcerle spese aggiuntive. Null’altro. Domanda: i Paesi Nato stanno pianificando di fornire i caccia all’Ucraina: i media stanno discutendo del fatto che gli F-16 saranno utilizzati nella zona dell’operazione militare speciale contro truppe e strutture russe, anche dal territorio dei Paesi della Nato. Ci sarà permesso di colpire questi obiettivi negli aeroporti della Nato? Se consegnano gli F-16, e pare che stiano addestrando i piloti, questo non cambierà la situazione sul campo di battaglia e distruggeremo i loro aerei come ora distruggiamo i loro carri armati, i veicoli corazzati e altre attrezzature compresi i sistemi di razzi a lancio multiplo. Naturalmente se partono da aeroporti di Paesi terzi, diventano per noi un obiettivo legittimo, non importa dove si trovino; e gli F-16 sono anche portatori di armi nucleari, e dovremo tenerne conto anche quando organizzeremo l’opera di combattimento”. Dunque Putin, dal quale dovrebbe venire la guerra in Europa, è il primo a non crederci. Ci crede di più la Polonia. Forse tocca a noi salvarla, non indurla in tentazione, impedire che faccia la fine dell’Ucraina.

Nessun commento:

Posta un commento