"Il bruco (2017)". Foto di Aldo Ettore Quagliozzi

"Il bruco (2017)". Foto di Aldo Ettore Quagliozzi
"Il bruco" (2017). Nikon Coolpix P900. Foto macro. Stato larvale della falena diurna "Macroglossum stellatarum" volgarmente detta "sfinge colibrì".

sabato 27 aprile 2024

Lamemoriadeigiornipassati. 73 Tomaso Montanari: «È Gesù stesso ad essere indicato come una pietra d'inciampo per chi non crede».

Sopra. Gunter Demnig: "Pietra d'inciampo per Ugo Cambi" (2024), Piazza del Carmine, Firenze.

Tra le opere d'oggi più capaci di segnare il nostro spazio e il nostro tempo di ogni giorno, ci sono le Pietre d'inciampo dell'artista berlinese Gunter Demnig: piccoli cubi da conficcare nel manto stradale, che recano sulla faccia che rimane esposta sul lastrico una targa d'ottone con i nomi, le date di nascita, deportazione e assassinio delle vittime del nazi-fascismo. Il nome di questo monumento diffuso (forse il più diffuso in assoluto: oltre 71.000 pietre in tutta Europa!) richiama una pagina del Vangelo, in cui è Gesù stesso ad essere indicato come una pietra d'inciampo per chi non crede: allo stesso modo, queste pietre costringono viaggiatori distratti o peggio revisionisti, o francamente fascisti, a fare i conti con la realtà della storia. Di fronte a casa mia, nello scorso gennaio, ne sono state collocate alcune, e in particolare quella (…) dedicata a Ugo Cambi, nato nel 1901, arrestato l'11 luglio 1944, deportato a Dachau e Buchenwald e assassinato il 4 aprile 1945 a Bad Gandersheim. Cambi fu arrestato dalla Gestapo proprio a casa sua: e fu arrestato perché era antifascista. Ogni volta che ci passo sopra, almeno due volte al giorno, quella Pietra mi trasporta a quel giorno del luglio di ottant'anni fa. Piazza del Carmine sarà stata rovente anche allora, e immagino con un brivido le voci, le grida disperate, il rumore dei tacchi dei nazisti: gli eventi, e specialmente quelli così traumatici, abitano per sempre lo spazio in cui sono avvenuti. E poi penso a Ugo Cambi, che non era un intellettuale: era un meccanico, che abitava quello che all'epoca era un quartiere popolare e operaio. Ugo morì il 4 aprile 1945: quando la sua Firenze era già stata liberata da otto mesi, e poco prima che tutta l'Italia liquidasse il fascismo, il 25 di quel mese fatale. Fu ucciso nel modo più vigliacco: quando le SS decisero di sgomberare il campo di concentramento, perché gli americani stavano per arrivare, organizzarono una "marcia della morte" dei prigionieri. E quelli così stanchi o malati da non poter marciare furono portati su una collinetta: e trucidati subito. Tra loro Ugo. Che fu assassinato non perché ebreo o rom o omosessuale, ma come "Politisch": come criminale politico. Cioè come uomo libero che si opponeva al fascismo italiano, e al suo gemello tedesco, il nazismo. In questo 25 aprile 2024, ricordiamoci quanto dobbiamo a Ugo. E a tutte e a tutti quelli che sono morti per aver detto "no" ai fascismi, e ai fascisti. Oggi in Italia gli eredi diretti di quei fascisti sono tornati al potere: e si rifiutano di dirsi antifascisti. Fanno bene: almeno in questo fanno bene. Perché Ugo Cambi e tutti gli altri come lui non meritano anche un simile oltraggio. (Da “Una pietra per Ugo Cambi” di Tomaso Montanari pubblicato sul settimanale “il Venerdì di Repubblica” del 19 di aprile 2024).

“Tira una brutta aria e l’opposizione non fa abbastanza”, intervista di Silvia Truzzi a Moni Ovadia pubblicata su “il Fatto Quotidiano” del 25 di aprile 2024: (…): “A prescindere da come sarebbe finita la guerra, se i nazisti avessero sfondato sul fronte orientale, avrebbero trovato tutte le risorse di cui avevano bisogno e non sarebbe sopravvissuto un solo ebreo”.

L’Ucraina è ancora invasa: non ha paura che le ridiano del filo-putiniano? “Sono un uomo libero! Mi guidano il mio cervello e la mia coscienza, una cosa che ho imparato dal Concilio Vaticano II. E poi ho un debito personale con loro: sono nato in Bulgaria, nel 1946. I miei genitori, ebrei, si salvarono perché, come Danimarca e Albania, la Bulgaria aveva protetto gli ebrei del suo Paese: non lasciarono che i 48 mila ebrei dell’interno fossero deportati. I tedeschi decisero di soprassedere sulla deportazione perché ci fu una sollevazione, però l’ambasciatore tedesco a Sofia telegrafò a Berlino: “Aspettiamo tempi migliori”. Li volevano sterminare tutti. I miei genitori sarebbero morti, non sarei mai nato”.

Che cosa pensa della censura del monologo di Antonio Scurati da parte della Rai? “Scurati è un intellettuale che ha scritto libri importanti su Mussolini, siamo in prossimità del 25 Aprile: se è stato invitato a fare un monologo in una trasmissione, glielo fai fare perché in democrazia funziona così. L’Italia è già da un pezzo una democratura. Tutte le forme censorie e repressive sono stupide, sono il parto di omuncoli che non hanno il senso del proprio lavoro”.

(…). Di feste della Liberazione ne ha viste tante: come le sembra la vigilia di questa? “C’è una brutta aria e la responsabilità è tutta del Pd. A furia di fare i piacioni, di accettare le sarabande revisioniste nel salotto di Bruno Vespa, di accettare gli insulti rivolti ai partigiani da parte delle destre, siamo arrivati qui. La destra è quello che è, lo sappiamo. Ma non c’è un partito che faccia opposizione, salvo un po’ i 5Stelle. Nel ’94, il primo 25 Aprile della Seconda Repubblica, ricordo Milano invasa da cinquecentomila persone. Il titolo di Repubblica era “Non provateci”, all’indirizzo del nascente governo Berlusconi. È lui che ha sdoganato le destre: per riconquistare l’egemonia culturale vogliono demolire l’antifascismo, perché l’antifascismo è uno dei pilastri dell’egemonia della sinistra”.

Hanno giurato sulla Costituzione antifascista… “Questo è un cortocircuito, perché la Costituzione è tutta imperniata su valori che sono l’antitesi del fascismo. Basta leggere l’articolo 3. In Francia i gollisti erano antifascisti, in Inghilterra i conservatori hanno portato al potere il più antifascista di tutti, Churchill. In Italia sentiamo ancora dire che Mussolini ha fatto cose buone. Sto portando in giro uno spettacolo, Il duce delinquente, con Aldo Cazzullo – certo non un rivoluzionario comunista – che ha scritto un testo impeccabile: non finisce con il 25 Aprile, prosegue con la stagione delle stragi di matrice neofascista. Il problema nostro è che a furia di dirlo, l’antifascismo è diventato sinonimo di comunismo. E allora hanno gioco facile presso una popolazione che è ancora poco informata su chi era il Duce e sui suoi numerosi crimini”.

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