Tratto da “Individuo
contro cittadino” di Mark Lilla – politologo e docente presso la Columbia
University -, pubblicato sul quotidiano la Repubblica del 9 di gennaio 2019: (…). Gli
effetti della globalizzazione economica hanno destabilizzato i governi in ogni
parte del mondo e si è allargato il divario tra un’élite ricca e istruita (da
leggere l’interessante reportage di Carola Mamberto e Lorenza Pieri – “In classe con i padroni del mondo” - riportato
sul settimanale L’Espresso del 13 di gennaio 2019 n.d.r.) e una sottoclasse crescente e
insoddisfatta, priva di speranza.L’immigrazione incontrollata l’ha solo resa
più rancorosa. Il neoliberalismo sociale ha inoltre prodotto un effetto
psicologico ed ha indebolito i vincoli sociali. I giovani rimandano il
matrimonio oppure scelgono di vivere da soli. Continuano ad aumentare i casi di
depressione e suicidio. Questo non accade perché mancano denaro e opportunità
ma perché stiamo diventando ciò che Michel Houellebecq ha chiamato nei suoi
spaventosi romanzi le “particelle elementari”. Le società democratiche si
stanno sfaldando. Governi incapaci eli controllare gli effetti dell’economia
globale o l’immigrazione illegale appaiono deboli e inadeguati. Questo porta
gli elettori a cambiare in continuazione leader e partiti che promettono di
riuscire a controllare queste forze, ma non ne sono capaci. Come dimostrano le
elezioni negli Stati Uniti, il mio Paese è diviso tra due tribù che provano una
profonda diffidenza l’una verso l’altra. Da un lato esiste un’élite
cosmopolita, liberale e istruita che mette l’enfasi sulle questioni di identità
personale, disprezza la religione e vuole accogliere gli immigrati, legali o
illegali che siano, in una società più multiculturale. Questa élite domina le
nostre istituzioni culturali: le università, i media e Hollywood. La tribù dl
destra, invece, unisce i meno istruiti, più religiosi. bianchi e maschi.
Provano disprezzo per le élite culturali, questa tribù afferma la propria
Politica dell’identità per competere con gli altri gruppi. I populisti hanno
saputo convincerli che erano loro il vero “popolo” americano, non le élite, e
il loro Paese gli era stato rubato. Questa destra americana attualmente
controlla ogni livello di governo. E alla guida c’è un indemoniato e abile
demagogo che accumula potere mettendo gli americani gli uni contro gli altri.
Cosa si può fare? Nel lungo termine dovremo riscoprire le virtù della
cittadinanza. Le nostre società sono molto diverse oggi. Conduciamo una vita
privata più individualistica rispetto al passato. Tuttavia i nostri destini
sono uniti: esiste un bene comune che deve essere tutelato nell’interesse di
tutti.
E se vogliamo chiedere alle persone di tutelarlo, dobbiamo fare affidamento non su un desiderio, ma piuttosto su un dato sociale: qualunque siano le nostre differenze o la nostra tribù, ciò che condividiamo è la cittadinanza. Siamo tutti nati o naturalizzati cittadini e meritiamo di essere trattati equamente, tenendo a mente che essere cittadino non significa solo avere dei diritti, ma anche dei doveri, l’uno nei confronti dell’altro e nei confronti delle post repubbliche. Mantenere un senso civico è molto difficile. È per questo che, fin dal mondo antico, le democrazie hanno sofferto dl entropia: l’unica cosa che davvero le mantiene unite la cittadinanza. Se quel vincolo ha basi imperfette o si è indebolito la struttura si sfalda. Una situazione simile è visibile nell’Europa dell’est. In seguito alla caduta del muro nel 1989, furono create istituzioni democratiche, ma quello che i fondatori di quelle istituzioni non potevano creare era un senso di cittadinanza che richiede l’avvicendarsi di diverse generazioni. Oggi vediamo invece la Polonia e l’Ungheria che abbracciano e celebrano quella che il presidente ungherese Viktor Orban definisce “democrazia illiberale”. In quei Paesi e in Italia, Austria e Francia ci sono forze politiche che stanno stabilendo ciò che sembra essere un nuovo Fronte Popolare, questa volta sotto forma di destra radicale. Difficile non avere l’impressione che questo sia un film già visto. Le democrazie senza democratici non durano. Si decompongono. trasformandosi in oligarchie, teocrazie, nazionalismi etnici, sistemi autoritari oppure in un miscuglio di tutti questi elementi. Non esagero quando dico che i segnali di ognuna di queste patologie sono visibili nell’attuale vita democratica americana. E mi rattrista pensare che l’Italia potrebbe ben presto soffrire della nostra stessa malattia.
E se vogliamo chiedere alle persone di tutelarlo, dobbiamo fare affidamento non su un desiderio, ma piuttosto su un dato sociale: qualunque siano le nostre differenze o la nostra tribù, ciò che condividiamo è la cittadinanza. Siamo tutti nati o naturalizzati cittadini e meritiamo di essere trattati equamente, tenendo a mente che essere cittadino non significa solo avere dei diritti, ma anche dei doveri, l’uno nei confronti dell’altro e nei confronti delle post repubbliche. Mantenere un senso civico è molto difficile. È per questo che, fin dal mondo antico, le democrazie hanno sofferto dl entropia: l’unica cosa che davvero le mantiene unite la cittadinanza. Se quel vincolo ha basi imperfette o si è indebolito la struttura si sfalda. Una situazione simile è visibile nell’Europa dell’est. In seguito alla caduta del muro nel 1989, furono create istituzioni democratiche, ma quello che i fondatori di quelle istituzioni non potevano creare era un senso di cittadinanza che richiede l’avvicendarsi di diverse generazioni. Oggi vediamo invece la Polonia e l’Ungheria che abbracciano e celebrano quella che il presidente ungherese Viktor Orban definisce “democrazia illiberale”. In quei Paesi e in Italia, Austria e Francia ci sono forze politiche che stanno stabilendo ciò che sembra essere un nuovo Fronte Popolare, questa volta sotto forma di destra radicale. Difficile non avere l’impressione che questo sia un film già visto. Le democrazie senza democratici non durano. Si decompongono. trasformandosi in oligarchie, teocrazie, nazionalismi etnici, sistemi autoritari oppure in un miscuglio di tutti questi elementi. Non esagero quando dico che i segnali di ognuna di queste patologie sono visibili nell’attuale vita democratica americana. E mi rattrista pensare che l’Italia potrebbe ben presto soffrire della nostra stessa malattia.
Artocolo da leggere ,specialmente la prima a la seconda:capoello e svolgimemento. È la conclusione che non mi convince. Difficile da valutare una situazione storica nuova e cosi complessa che non ha ancora mostrato il vero orientamento se non tante incertezze. Attenzione e prudenza nelle scelte è quello da consigliare con meno egocentrismo.
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