Tratto da “Perché
la sinistra è in declino in tutto l'Occidente” di Umberto Galimberti,
pubblicato sul settimanale “D” del 2 di dicembre dell’anno 2017: L'egemonia
del mercato ha alterato il teatro delle rivendicazioni. Condannando gli ideali
a diventare sogni obsoleti. (…). La globalizzazione ha subordinato la politica
all'economia, che ha eretto il mercato a misura di tutte le cose. Anche l'arte,
giusto per fare un esempio, diventa arte quando entra nel mercato, altrimenti
resta una pura e semplice espressione biografica. Noi occidentali abbiamo
esportato il mercato in tutto il mondo e, insieme con il mercato, abbiamo
tentato di esportare anche la democrazia e i diritti umani. Sacrificandoli
subito entrambi, non appena ci rendiamo conto che potrebbero confliggere con
gli interessi del mercato stesso. Dopo aver eretto il denaro a generatore
simbolico di tutti i valori, il mercato ha creato una cultura più confacente
alla destra che alla sinistra, come dimostra la vittoria di Trump in America e
l'avanzata delle forze reazionarie in Europa. La sinistra ha cercato di porre
un freno con uno strumento vecchio, o per lo meno invecchiato, come la
contrapposizione di classe che, nonostante gli scioperi e le rivendicazioni,
non ha prodotto alcun effetto significativo per i ceti meno abbienti. La
ragione è ben illustrata da Hegel, secondo il quale la lotta di classe è
possibile, e può essere anche vittoriosa, quando c'è un conflitto tra due
volontà. Nel linguaggio di Hegel, la volontà del servo e la volontà del
signore. Così è stato, per esempio, nel Sessantotto, quando la volontà del
signore era metaforicamente rappresentata da Gianni Agnelli e la volontà del
servo dalla classe operaia. Oggi, sia la volontà del servo, sia quella del
signore sono sulla stessa linea e hanno come controparte il mercato con la sua
ferrea razionalità, che prevede unicamente il raggiungimento del massimo dei
profitti con l'impiego minimo dei mezzi. Come ci si può opporre al mercato? Il
mercato è nessuno. Anche se il filosofo Romano Madera fa notare che già Omero segnalava
che Nessuno è sempre il nome di qualcuno. Ma dove si trova questo qualcuno e
come si può condizionarlo? Il risultato è che ormai il mercato e la razionalità
che lo governa sono vissuti dall'inconscio collettivo come leggi di natura. Sempre
per ragioni di mercato, abbiamo ridotto la terra a semplice materia prima da
sfruttare fino all'usura. Ma, essendo questo problema troppo grande rispetto
agli orizzonti ristretti in cui abitualmente si muove la politica, la sinistra
non se ne è mai veramente occupata. Anche se poi oggi è costretta a farsi
carico delle sue conseguenze, come nel caso dei migranti economici che giungono
da noi per fame anche a seguito, se non soprattutto, della desertificazione
crescente delle loro terre. Infine, a differenza della destra il cui collante è
costituito, soprattutto in Italia, dagli interessi e dai privilegi da
difendere, la sinistra, nelle sue espressioni migliori, ha degli ideali. E
sugli ideali ci si divide, ci si contrappone con una passione che spesso
acceca, preferendo la testimonianza alla responsabilità, che chiede al politico
di governare. E di sapere che il governo non è mai l'attuazione di un ideale
puro, bensì la continua mediazione fra ideali che accettano di rinunciare in
parte alla loro purezza per trovare il consenso necessario a costruire una
maggioranza. La destra, divisa su tutte le proposte ideali, ci riesce. La
sinistra no. Ma l'ideale che non diventa mai reale finisce con l'evaporare
nell'inconsistenza di un sogno. Che al risveglio svanisce.
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